Si riaccendono i riflettori sul parcheggio interrato in via Aniello Falcone, all’altezza del civico 249 (viale privato Diaz). Dopo l’ultima voragine di marzo al Vomero torna la preoccupazione tra i cittadini.
I favorevoli al parcheggio
Dopo anni di stop, i lavori sono ripresi nel settembre 2023, riportando al centro del dibattito cittadino un progetto che ha sempre diviso opinione pubblica e istituzioni.
Da un lato, i favorevoli vedono nella realizzazione dei 118 box auto su tre piani una risposta concreta alla cronica carenza di parcheggi in uno dei quartieri più trafficati di Napoli. Secondo i sostenitori, l’intervento contribuirebbe a ridurre la sosta selvaggia lungo le strade panoramiche della collina, migliorando la viabilità e valorizzando un’area da tempo in stato di abbandono. “Secondo me è un’ottima idea perchè questa strada che di notte è vissuta dalla movida napoletana, la movida quella buona, ha il problema del parcheggio. Io non ci avevo nemmeno fatto caso ai lavori, ma per me è una mano santa“, si sfoga così un passante e frequentatore della zona. Anche i custodi de Le Arcate, terrazza adiacente al futuro parcheggio, manifestano fiducia nel nuovo progetto: “da quando hanno cominciato i lavori non ci sono mai stati problemi. C’è sicurezza totale, al 100%“.
Il timore dopo le voragini
Dall’altro lato, i contrari puntano il dito contro l’impatto ambientale e i rischi legati alla stabilità del sottosuolo. Le preoccupazioni aumentano alla luce delle recenti voragini che hanno interessato il quartiere, come quella apertasi a marzo in via Alessandro Scarlatti. C’è chi teme che gli scavi profondi possano compromettere ulteriormente la sicurezza idrogeologica della zona, già classificata a rischio in parte dell’area interessata. Inoltre si contesta l’assenza di vincoli di pertinenza per i box, che alimenterebbe la speculazione edilizia. Il consigliere comunale Catello Maresca ha presentato un’interrogazione urgente, chiedendo al Comune chiarimenti sugli atti in vigore, sui controlli effettuati e sulla trasparenza delle società coinvolte. La questione, annosa e complessa, risale alla delibera comunale del 2007 approvata sotto la giunta Iervolino e in passato è già stata oggetto di sentenze e stop da parte della Soprintendenza e del TAR. “All’epoca una sentenza del TAR aveva respinto il ricorso presentato della società immobiliare Belvedere s.p.a. per l’annullamento del decreto della Sovrintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Napoli“, ricorda l’ingegnere e presidente del Comitato Valori collinari Gennaro Capodanno.
In attesa delle risposte istituzionali, la città resta divisa. La priorità, ora più che mai, resta la sicurezza: in un quartiere già fragile dal punto di vista geologico, ogni opera pubblica deve essere preceduta da verifiche rigorose per garantire l’incolumità di residenti e lavoratori.