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sabato, Maggio 4, 2024
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Stangata per il clan Sorianiello, per il gruppo della ’99’ quattro secoli di carcere

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Quasi quattro secoli di carcere. Una vera e propria mazzata per il clan Sorianiello, gruppo attivo nella zona 99 di via Catone del Rione Traiano e duramente colpito dal maxi blitz dello scorso settembre. A stabilirlo questo pomeriggio il gup Gabriella Logozzo che ha inflitto circa 370 anni di carcere a 26 imputati, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli (pm Sepe e Prisco) si è vista così riconoscere il reato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, il possesso delle armi da parte del clan, usate per la vigilanza armata delle piazze di spaccio e per le stese. Le pene più severe sono toccate ai vertici del clan come Alfredo Sorianiello e suo cognato Giuseppe Mazzaccaro, il famigerato ‘Peppe della novantanove’. Condanne anche per i due ‘colonnelli’ Raffaele Caprio e Carmine Fenderico (anche per loro 20 anni) anche se si sono visti riconoscere la continuazione per l’omicidio di Desmond Oviamwonyi e del tentato omicidio di Morris Joe Iadhosa, avvenuti a Castel Volturno il 10 settembre 2020. Fenderico era difeso dagli avvocati Claudio Davino e Domenico Dello Iacono che hanno cosi ottenuto la continuazione. Stesso riconoscimento a vent’anni anche per un altro pezzo da novanta del clan, Simone Cimarelli, che ha rimediato 19 anni e sette mesi (difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Nicola Pomponio). È andata di lusso anche al ‘rampollo’ Simone Sorianiello: il figlio del capoclan ha infatti incassato 20 anni però in continuazione con un’altra condanna per traffico di droga dove aveva preso 11 anni e un’altra per rapina dove aveva rimediato 5 anni e quattro mesi. In pratica è stata pienamente accolta la scelta del suo legale, l’avvocato Leopoldo Perone, che aveva optato per la richiesta del vincolo di continuazione. Quindi a fronte di un’iniziale richiesta del pubblico ministero a vent’anni Sorianiello junior ne sconterà soltanto cinque.

 

Le altre condanne per i Sorianiello

Tra le altre condanne spiccano i20 anni per Antonio Di Napoli, 14 anni per Emanuele Bevilacqua, 16 anni Nicola Caruso, 14 anni e due mesi per Silvio De Rosa, 12 e 14 anni per Angelo e Paolo Sansò, 11 anni e sette mesi per un altro colonnello come Antonio Marra, vent’anni per Antonio Ranieri, 13 anni e 4 mesi per Marco Mosella, 12 anni e sei mesi Pasquale Forte, due anni per Emanuele Pisa, 14 anni e sei mesi per il ras Alfredo Sorrentino detto ‘Buttafuori’ (che però rischiava 21 anni di carcere, era difeso dall’avvocato Bruno Carafa), 14 anni per Salvatore Vivenzio e 20 anni per Gennaro Volpe. Nel collegio difensivo gli avvocati Domenico Dello Iacono, Luca Mottola, Claudio Davino, Salvatore Impraddice e Giovanni Esposito Fariello. Gli imputati rispondevano a vario titolo rispondere di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga, tutti aggravati dalla finalità camorristica.

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L’organizzazione dei Sorianiello

Il clan deve essere organizzato come un reggimento. Dove ognuno fa quello che ordina il capo. Un reggimento che deve garantire la sicurezza, la pace e la pulizia del quartiere per ottenere in cambio l’omertà degli altri abitanti. È questa la ‘lezione di camorra’ tenuta dal boss Alfredo Sorianiello ai suoi: vere e proprie direttive con tanto di rimproveri ai ras che orbitano nella ‘99’, la roccaforte del clan ubicata in via Catone al Rione Traiano. È forse questo uno dei passaggi più significativi contenuti nell’ordinanza firmata dal gip Leda Rossetti che lo scorso settembre decapitò il gruppo divenuto negli ultimi anni il vero e proprio ago della bilancia della camorra flegrea. La ‘lezione’ di Sorianiello senior viene ‘impartita’ ai sodali a casa del figlio Simone dopo un summit avuto dagli uomini del clan con i membri di un altro gruppo giunto armato nel rione. Il boss è adirato e non le manda a dire ai suoi:”Cercate di fare un po’ di punti per la 99. Cercate di fare gli uomini, un po’ bucchinari. Sembrate quattro scemi tutti qui in mezzo. Se viene all’improvviso qualcuno succede un casino”. Al boss non è andato giù quanto successo il giorno prima e non lesina critiche agli altri affiliati come Alfonso SorrentinoAngelo Sansò e al suo stesso figlio Simone, accusato di essere troppo ‘morbido’.

La rabbia del boss Sorianiello e la stesa sotto casa di Simone

La rabbia del capo della 99 non si placa: “Ieri sembravate i fratelli del cazzo, quelli arrivano armati, con le pistole addosso voi che fate? Sembravate quattro scemi!”. Secondo il boss manca una linea guida, reggenza venuta a mancare con l’arresto del cognato Giuseppe Mazzaccaro:” Non c’è organizzazione, fino a quando c’era Peppino questa cosa ci stava e invece adesso voi che state facendo? Zero, zero, zero. Bisogna tenere il quartiere pulito, far sentire sicuri i vicini”. Al centro delle critiche del boss finisce anche il figlio:”Qui è come un reggimento. Se il capo si sveglia alle quattro gli altri fanno lo stesso. Stammi a sentire è così. Chi sbagliamo, sbagliamo noi!”. Le parole di Alfredo Sorianiello circa la debolezza del gruppo sembrano trovare conferma nella stesa compiuta qualche giorno dopo sotto l’abitazione di Simone Sorianiello con la rabbia del giovane ras ripresa dalle cimici piazzate dai carabinieri:”Vi devo uccidere  a tutti quanti, vi devo schiattare la testa!”.

 

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