Domenica hanno lasciato passare il Papa. Ieri il Capo dello Stato. Ma domani saranno al Plebiscito. «Possiamo portare finalmente in piazza una vergogna. Non è mica napoletana o campana. È mondiale. Viviamo agli antipodi della civiltà. Una vergogna infinita». I sindaci di Giugliano, Villaricca, Qualiano l´hanno nascosta finora. «Ora basta. Nelle forme più civili, con tutta la dignità di cui la nostra gente è capace, comincia la protesta in ogni sede possibile. Amministrativa, giudiziaria, politica. Abbiamo grande rispetto per il prefetto Alessandro Pansa, lui non c´entra, ha fatto molto finora, siamo sicuri che interverrà». Arrivano dal triangolo dei veleni, 180 mila cittadini che a nord di Napoli convivono con lo scandalo rifiuti. Alcuni sono stremati. Altri se ne vanno. È lenta ma non si ferma la fuga da Lago Patria, la zona investita dall´odore acre della discarica di Villaricca e dal centro di stoccaggio di Giugliano. “Taverna del re”. Dov´erano i frutteti della campagna più fertile, nella masseria delle osterie di epoca borbonica: si accumulano le ecoballe, oltre 4 milioni per almeno cinque milioni di tonnellate, una collina grigia e squadrata che da Giugliano arriva a Villa Literno. Cento ettari di mistero.
«Taverna del re è da chiudere subito», è l´ultimatum del sindaco di Giugliano, il Comune più colpito. Francesco Taglialatela, architetto, diessino fino al 14 ottobre, è stato eletto nell´assemblea nazionale del Pd con la lista “Sinistra per Veltroni” nei Comuni di Giugliano, Villaricca, Quarto. L´emergenza rifiuti non ha ridotto il consenso, e guida con vigore la protesta. «In tutte le sedi. Siamo orientati a costituirci parte civile anche nel processo sui rifiuti, all´udienza del 26 novembre ci saremo». È il processo che vede imputati i dirigenti di Fibe, i tecnici, i docenti universitari che hanno collaborato in questa sfortunata missione, ma anche Antonio Bassolino. Uno strappo politico? «Siamo costretti a difendere i nostri cittadini», spiega Taglialatela. Non è il solo. Anche Raffaele Topo, sindaco di Villaricca, ammette: «È una decisione purtroppo da prendere. Non possiamo fermarci dinanzi a questo macigno che ci soffoca».
Il macigno ha dimensioni gravi. Come queste cifre. Giugliano, Villaricca, Qualiano hanno ingoiato nelle loro discariche almeno quattro milioni di tonnellate di rifiuti. L´ultima in via Ripuaria, antica strada romana oggi distinta da “alberghi aperti 24 ore”, è coperta di percolato. Fu chiusa a fine maggio dopo la tempestosa riunione del 25 aprile con Guido Bertolaso nell´aula consiliare di Villaricca. Mezzo milione di tonnellate che lasciano i segni dell´aria irrespirabile che il grecale spinge fino a Lago Patria. Dove l´edicola accanto al New Bar, il ritrovo degli appuntamenti per immigrati di due continenti, è ricoperta di annunci. Gli italiani che vendono casa. Già la fuga dal cattivo odore, dal viver male, dalla paura. «Abbiamo deciso di monitorare l´aria, con Asl 2, Arpac e i presidi scientifici oltre all´elicottero che gira per scoprire abusi», spiega Taglialatela.
Le cifre sono pesanti. Dieci anni e quattro milioni di tonnellate di rifiuti dopo, il triangolo dei veleni è ancora afflitto dalle tracce di sette discariche (Riconti, Settecainati, Masseria del Pozzo con relativo ampliamento, Schiavi, Resit 1 e 2) oltre “Taverna del re”, il deposito di ecoballe. «Ma quali ecoballe?», si ribella Taglialatela, «è immondizia a malapena tritovagliata, gestita male dai sei Cdr che funzionano sui sette di Fibe. Arriva in pacchi rotti, squarciati. Il prefetto Pansa ha ricevuto la nostra lettera, ci riceverà, ma deve aiutarci. Altrimenti…».
Altrimenti? «Impediremo di portare qui altre ecoballe». Senza violenza, precisa il sindaco, ma pensa già a barriere umane, per circondare il sito di stoccaggio protetto ora dalla polizia privata “La sicurezza”, nel verde ormai grigio di polvere di pescheti e orti, che fanno pensare. Che frutta, che ortaggi arrivano ai mercati?
Si sa però come arrivano le ecoballe. Spesso con camion-civetta. È il lato comico delle disgrazie. Migliaia di involucri di immondizia tritovagliata sono conferiti con tir mascherati. Coperti di teloni che fanno pubblicità a Drive Beer, sorride il testimonial, Giancarlo Fisichella. Involontario ma beffardo appare quel sorriso a chi comincia a riconoscerli, gli Scannia F130 che sbucano uno dopo l´altro in via Provinciale, di là quel che resta di frutteti e orti, di qua il muro grigio di cinta del centro si stoccaggio, con scritte hard in spray, numeri di cellulari, quella dei camionisti è evidentemente una categoria molto ambita, e qui ne passano a centinaia ogni giorno.
Un affare solo per i proprietari terrieri. «Custodire ecoballe rende una fortuna», si sente dire. Sembra che anche questo sia finito nell´indagine dei pm Paolo Sirleo e Pino Noviello, da quando i carabinieri hanno osservato certe cifre e da quando è arrivato Alessandro Pansa al vertice del commissariato. «Che io sappia sono cambiate molte cose. Prima i privati stabilivano il prezzo nell´offerta. Ora il prefetto con procedure più violente decide gli espropri e fissa i costi».
Sospira Taglialatela, nel viaggio da “Taverna del re” all´impianto di Cdr. «Arrivano non solo ecoballe, anche 1.800 tonnellate al giorno da mezza regione, i camion che lasciano percolato lungo le strade nonostante le mie diffide, un odore nauseabondo che ormai non sopportiamo più, e sapete che a volte devo lottare per far smaltire la nostra immondizia? Basta tener pulita piazza del Plebiscito, basta che dia l´idea di normalità il centro di Napoli, ma ora basta, il prefetto ha la nostra stima e comprensione, abbiamo detto sempre sì al Commissariato, ma bisogna dare un senso al termine provvisorio. Provvisorio ci fu detto, e così sia». In forme civilissime ma ferme, giurano i sindaci, il triangolo dei veleni presenta il conto. Discariche legali e clandestine, impianti di Cdr, ecoballe, ma anche altro. La centrale di turbogas dell´Enel. «Andiamo in prefettura solo per dire due parole: ora basta».
ANTONIO CORBO – LA REPUBBLICA (24 ottobre 2007)