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Ucciso mentre e’ al bar agguato per gelosia

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Nel bar era entrato con un amico. Un caffè all’accompagnatore, un amaro per lui. Giuseppe Divano, 37 anni compiuti a giugno, una serie di precedenti di polizia per armi e rapina nel suo passato, non ha avuto il tempo nemmeno di prendere il bicchiere: il suo aguzzino si è materializzato nel locale, pistola in pugno, e ha fatto fuoco almeno sei volte. Per Divano nessuna possibilità di scampo; l’amico, invece, è fuggito e di lui s’è persa ogni traccia. L’omicidio numero 99 del 2007 si è consumato una manciata di minuti dopo le 15, in corso Campano, nel «caffè Campano». Un delitto plateale, al di fuori degli schemi classici delle esecuzioni messe a segno nel giuglianese dalla criminalità organizzata, commesso nella zona d’influenza di un pezzo da novanta, il latitante Giuseppe Dell’Aquila. Tante le piste per un movente; si profila anche quella passionale. I carabinieri della compagnia di Giugliano, con il capitano Alessandro Andrei, e il comandante di stazione Vincenzo Tosti, che stanno cercando particolari sul killer, nella totale omertà del barman e del titolare del bar, non smentiscono la possibile pista passionale, anche se non ne tralasciano altre, compresa quella camorristica. Ufficialmente, secondo i fascicoli giudiziari, Giuseppe Divano non risulta essere affiliato al crimine organizzato che a Giugliano significa clan Mallardo. Sulla dinamica non sembrano esservi grosse zone d’ombra: all’ingresso del killer nel bar – aveva soltanto un paio di occhiali scure – Giuseppe Divano, conosciuto come «Peppe ’o niro», era di spalle. Chi ha avuto modo di osservare bene l’assassino è stato il suo amico. E ha visto, tanto è vero che è scappato un attimo prima degli spari: sei colpi di calibro nove, quasi tutti sul lato destro, il più vicino all’entrata del bar. Era effettivamente un amico o era l’esca per l’appuntamento -trappola? Al momento non ci sono elementi per smentire o confermare. Sul luogo del delitto è giunta il pm Milena Cortigiano. Il particolare che non sia intervenuto anche un magistrato dell’antimafia conferma la tesi che il movente va ricercato in altra direzione. Gli inquirenti, infatti, stanno scavando nella vita della vittima, per cercare conferme a voci che si sono rincorse e sulle quali c’è qualche riscontro. In passato Giuseppe Divano avrebbe avuto una relazione con una donna, una parrucchiera che lavorava in casa della madre, sposata con un uomo «di rispetto», e con un figlio. Ai propositi di fuga dei due sarebbero intervenute le rispettive famiglie, facendo desistere Divano e la sua amica. Tutto sembrava terminato, ma solo in apparenza: nessun effetto deterrente avrebbero avuto le minacce, per nulla velate, del marito della donna. Ipotesi investigativa che i carabinieri starebbero sviluppando.



MAURIZIO CERINO – IL MATTINO 3 NOVEMBRE 07

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