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domenica, Maggio 12, 2024
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GIUGLIANO, PARTITA DA DIMENTICARE: BOTTE E INSULTI AL POSTO DEL PALLONE

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Dovevamo scrivere dell’ennesima sconfitta esterna del Giugliano, della prima vittoria nell’isola verde dell’Ischia, che mancava dal lontano 29 aprile; dovevamo disquisire sulla classifica che si fa sempre più pericolosa per i tigrotti e più tranquilla per la squadra di mister Impagliazzo. Ed invece non si analizzerà nulla di tutto questo. Il risultato del campo, in questi casi, è meno che marginale di fronte a quello che è successo al triplice fischio finale di Ischia – Giugliano. Scene inaudite, inaccettabili, vergognose. Che non appartengono allo sport, e che sono la fotografia esatta dei mali che oggi lo stanno consumando, quali la prepotenza, la superbia, l’ignoranza, la scostumatezza e la maleducazione di chi dovrebbe essere da esempio per gli altri, e che invece non lo è affatto, dimostrando ancora una volta che in questo mondo di privilegiati, c’è gente che occupa una posizione di cui non è degna, sia per la propria modestia culturale, sia per la propria incapacità di autocontrollo. È accaduto che venti e più persone tra calciatori, dirigenti, addetti ai lavori e semplici ausiliari di entrambe le squadre, poco dopo il goal vittoria dell’ischitano Saurino, segnato all’ottantasettesimo minuto di gara, se le sono prima promesse e poi date di santa ragione, passando in pochi istanti dalle parole ai fatti. Prima insulti e invettive, e poi giù pugni, schiaffi, calci e botte da orbi. Il tutto in una maxirissa degna del Far West americano, che solo le forze dell’ordine, accorse prontamente dai vicini commissariati, hanno potuto sedare. Sembrava di assistere ad un film sulla follia umana, ed invece era il dopo partita del derby napoletano tra due nobili decadute. Tanti collusi, alcuni il giorno dopo ancora con i segni della ferocia sul viso e sul corpo, e uno più degli altri che ha rischiato di passare alla storia come l’ultima vittima del calcio italiano, di quello che dovrebbe essere solo sport e che invece somiglia sempre più ad una guerra: si tratta del patron ischitano Bazzoli, colpito duro prima al viso con un pugno da un giuglianese, con tanto di occhiali spezzati sul naso e un fiume di sangue fuoriuscito dalle narici, e poi picchiato a terra; conciato così male che l’hanno dovuto portare all’ospedale per accertamenti e medicazioni. Giudicate voi se questa non è follia. E per fortuna che i circa milleduecento spettatori, compreso la trentina proveniente da Giugliano, è rimasta ferma a guardare attonita, altrimenti ci sarebbe potuto scappare il morto. Che per fortuna non c‘è stato, ma solo perché il fato così ha voluto. Una cosa è certa, chi ha colpito Bazzoli, e gli inquirenti presto lo scopriranno, se la vedrà brutta, sia per la giustizia sportiva che per quella civile. Ma qua non si vuole condannare il singolo elemento, che più degli altri ha usato la propria forza, bensì tutto il sistema calcio che oramai è alla frutta. Non solo il feritore di Bazzoli ha passato il limite, non solo il Giugliano e l’Ischia dovranno essere colpite, e lo saranno sicuramente, ma tutto il calcio, soprattutto quello minore, si deve interrogare se vale ancora la pena. L’allenatore del Giugliano, uno che nel grande calcio ci è stato e pure ben,e e che si chiama Marco De Simone, si è sentito tanto mortificato e avvilito per tutto quello a cui è stato costretto ad assistere, da non cercare scusanti o mezze misure: <>. Parole sagge, non di pura retorica, ma davvero sentite e che fanno onore a De Simone. Ora si attende la scure del giudice sportivo, e molti già tremano. I calciatori-teppisti, dato i tempi che corrono, rischiano una lunghissima squalifica, e una multa tanto salata che potrebbe assorbire l’intero stipendio di un anno. Tutte sanzioni puramente calcistiche, e sono sempre troppo poco per chi invece nel calcio non merita di esserci affatto.

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