Era un cimitero degli orrori. Tombe scoperchiate, cadaveri riesumati, bare ripulite con la pioggia. Il camposanto di Qualiano era soprattutto un business per alcuni dipendenti comunali arrestati ieri all’alba. Un malaffare che andava avanti almeno dal 2003. In manette sono finiti Saverio D’Alterio e Giuseppe Perfetto, rispettivamente custode e interratore del cimitero, e Benedetto Biancaccio, titolare della ditta di pompe funebri «Marta». Sono accusati, tra l’altro, anche di vilipendio di cadavere e violazione di sepolcro. Indagati, invece, un geometra dell’ufficio tecnico e un addetto all’igiene e sanità del Comune. Semplice e redditizio il sistema messo in piedi dalla banda del cimitero, così come sono state veloci le indagini dei carabinieri, coordinati dal capitano della compagnia di Giugliano Alessandro Andrei e dal maresciallo Barrese che comanda la stazione di Qualiano. Perfetto e D’Alterio avevano il monopolio di tutto il cimitero, una struttura di circa 3000 metri quadri che può contenere poco più di 2500 salme. In pratica la gang lucrava sulle estumulazioni. Dopo circa un periodo di due anni il cadavere passava dall’interramento sotto la lapide alla tomba di famiglia. E Perfetto e D’Alterio prendevano i soldi (di qui l’accusa di concussione) per le fosse, cambiando nomi sulle lapidi, e rivendendo anche gli arredi funebri. Un prezzo che andava dai 600 a 1200 euro. E se i corpi appartenevano a extracomunitari, questi venivano estumulati ben prima del processo di mineralizzazione: anzi i cadaveri in questo caso venivano messi all’aria aperta, secondo gli arrestati per mineralizzare più velocemente. Ma le fonti illecite di guadagno non finivano più. Si lucrava su tutto. Ad esempio Biancaccio, secondo l’accusa, avrebbe truffato anche il Comune. Vincitore dell’appalto, avrebbe dovuto aggiustare l’impianto di illuminazione, spesa da 200mila euro mai sostenuta. E poi vendeva privatamente le luminarie ai parenti degli estinti, molte di più di quante ne dichiarasse all’amministrazione. Da contratto non avrebbe potuto intascare più di 13mila euro. La realtà era ben diversa. E così una sera i carabinieri sono andati a contare i lumicini accesi. Erano 2242, contro i circa 200 che la ditta aveva dichiarato al Comune. «C’è da sottolineare l’assoluta mancanza di controlli del Comune. È una storia molto triste, perché a Qualiano era divenuta consuetudine. Tutti erano assuefatti, come fosse una cosa normale. Qualcuno non reagiva perché temeva che la salma del proprio caro potesse essere offesa. Come c’è il garante per la privacy, per i consumatori e anche per i detenuti, così ci vorrebbe qualcuno che vigili sui defunti, che non hanno difesa». Una proposta già accettata dai consiglieri comunal di Napoli Raffaele Ambrosino e Dario Cigliano, di Fi.
SOSPETTI SULLE TOMBE DEGLI IMMIGRATI
Qualiano. Durante il blitz i carabinieri si sono trovati di fronte a scene ripugnanti. Che hanno fatto scattare interrogativi inquietanti e per ora senza risposta. Durante una perquisizione, i militari hanno trovato tre cadaveri nell’ossario comunale, riposti lì in attesa di essere trasferiti in altri cimiteri. Gerald Oppong, ghanese, morto nel 2004, giaceva in una bara messa a terra. V.D.C., italiano, scomparso nel 2000, era invece avvolto in un lenzuolo e sistemato alla meglio in un recipiente. Il terzo corpo apparteneva a un rom, Fafet Azhovic. «Quando la realtà supera la fantasia – sottolinea Maria Cristina Ribera, il pm titolare delle indagini – Sono i corpi che abbiamo scoperto, salme non reclamate più da nessuno. Quando siamo arrivati noi, ci hanno detto che questi corpi dovevano essere portati in altri cimiteri. Come poi è avvenuto. Ma quello che è accaduto prima, nei mesi e anni precedenti, resta un mistero su cui vogliamo far luce». In pratica la Procura approfondirà quest’aspetto, dello smaltimento illecito di cadaveri. Il Giuglianese è un territorio ricco di extracomunitari clandestini, spesso senza parenti e amici. «Sono ipotesi veramente orripilanti – conclude la Ribeira – non vorremmo che quello che abbiamo scoperto nasconda ben altro».
CRISTIANO TARSIA – IL MATTINO 6 DICEMBRE 2007