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domenica, Giugno 16, 2024
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Racket sul libro paga per sette anni: due arresti

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SANT’ANTIMO. IMPRENDITORE ERA STATO COSTRETTO A SBORSARE OGNI MESE MEZZO MILIONE DI LIRE



SANT’ANTIMO – Il racket come un mutuo. Per sette anni, ogni fine mese, un imprenditore di Sant’Antimo ha pagato senza fiatare il pizzo agli uomini del clan Ranucci-Puca che, puntuali come le rate di un mutuo, passavano per incassare la somma di mezzo milione di lire. Dopo tanti anni e nonostante la paura della vittima che fino all’ultimo non ha voluto collaborare con i carabinieri, l’incredibile e mortificante storia dell’imprenditore taglieggiato si è conclusa ieri mattima, quando sono scattate le manette per Antonio Cesaro, 51 anni, e Filippo Ronga, 27 anni, entrambi pluripregiudicati, ritenuti dagli inquirenti affiliati alla cosca di Sant’Antimo.
Ai due, i militari del nucleo operativo del gruppo dei carabinieri di Castelcisterna, hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per associazione di stampo mafioso, finalizzata alle estorsioni, firmata da Amalia Taddeo, gip del Tribunale di Napoli, su rischiesta del pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per lo stesso reato, anche Giuseppe Puca, 49 anni, uno dei pezzi da novanta del clan, latitante da anni e primula rossa imprendibile.
Soddisfatti i carabinieri del gruppo di Castelcisterna, che hanno lavorato ad una indagine resa difficile dagli ostacoli ambientali di Sant’Antimo, una delle ultime roccaforti della camorra, dalla scarsa volontà della vittima a collaborare e anche dal fatto che in questa vicenda non c’erano le dichiarazioni del pentito di turno.
La vicenda che ha visto coinvolto l’imprenditore, sulla cui identità gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo, è iniziata sette anni fa, durante la fase più cruenta dello scontro tra il clan Verde e quello dei Ranucci-Puca, che hanno combattuto una vera e propria guerra per il predominio delle attività illecite a Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano. E per pagarsi la guerra i due clan in lotta imposero il racket su tutte le attività commerciali e artigianali della zona. E lo scontro tra i due clan avveniva anche con le stesse vittime del racket costrette a pagare contemporaneamente i due clan per evitare pericolose ritorsioni. Gli investigatori, però in tutti questi anni hanno tenuto sotto controllo le aziende e gli inmprenditori più a rischio di estorsione, facendo delle indagini a campione.
E proprio monitorando l’imprenditore taglieggiato per tanti anni, i carabinieri hanno avuto la certezza di essere finiti sulla pista giusta. Grazie alle nuove tecnologie per l’intercettazione ambientale e alle registrazioni delle conversazioni telefoniche dei pregiudicati, gli investigatori, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno raccolto una serie di prove che il gip ha ritenuto valide per l’arresto di Antonio Cesaro e Filippo Ronga, quest’ultimo fratello di Stefano, latitante da due anni e ricercato per l’omicidio di un elettrauto a cui aveva tentato di rapinare l’auto nei pressi delle Colonne di Giugliano.
Secondo i militari, la scoperta di questa vicenda è in realtà la punta di un immenso iceberg. In queste zone, praticamente pagano tutti la tangente, il cui importo mensile è sceso da quando il clan Verde ha imposto una sorta di pace armata tra i gruppi in lotta.




MARCO DI CATERINO – Il Mattino 5 marzo 2003

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