«Ma che venen a fa’ ca, chill ‘e Roma?», brontolano incazzatissimi, in dialetto stretto, i clienti del bar «Veneziano», proprio a fianco il negozio di barbiere dove sei anni fa un garzone di 15 anni spedì all’altro mondo il collega di 19 per avergli rubato un paio di sigarette dal pacchetto. Che vengono a fare qui quelli di Roma, ti ripetono davanti a un caffé, mentre Massimo D’Alema parla di Mezzogiorno e rifiuti nella vicina biblioteca comunale. E non ci vuole un indovino per capire che il Pd a Giugliano, terza città della Campania con centomila e passa abitanti, dovrà sudarsela parecchio per riconfermare il sindaco uscente, l’architetto Francesco Tagliatatela che nel 2003 spiazzò un centrodestra disorganizzato radunando, al primo turno, il 58,92% dei consensi. Ma quella era un’altra storia: a tirare la volata al giovane candidato c’era tutto il centrosinistra, otto partiti che si sono poi fatti la guerra durante l’intera legislatura. E che ora presentano il conto. Alle elezioni corrono nove aspiranti sindaco e un esercito di cinquecentoventi candidati al consiglio comunale. Dovranno spiegare cosa intendono fare della città che nel piano regolatore della camorra è stata destinata allo smaltimento abusivo dei rifiuti. E che ancora oggi ospita decine di discariche più o meno legali. Masseria del Pozzo, Tre Ponti Parete, Resit 1 e 2, cava Giuliani, Settecainate, Taverna del Re. E poi il Cdr, le piattaforme di stoccaggio per le ecoballe, i siti per la frazione organica. Un incubo che si materializza tutte le sere quando, per fermare il veleno che arriva dalle esalazioni tossiche, bisogna mettere gli stracci bagnati alle finestre. O quando le azioni di protesta contro l’ennesima riapertura di una discarica sono così inutili da spingere una donna, madre di due figli, a darsi fuoco davanti alla polizia. Terra sporca, questa. E senza un briciolo di sicurezza. Dove puoi finire ammazzato mentre vai in cartoleria a comprare i quaderni per le nipoti o mentre sei a casa che prepari la cena. Una tonnara umana che non risparmia nessuno, nemmeno i più giovani. Come quel Giuliano Iacoviello, ucciso a 17 anni per una presunta relazione non gradita dalla famiglia della ragazza. O quel Ferninado Liguori, ammazzato a 22 anni al termine di un folle inseguimento scattato dopo una rissa in discoteca. O quel giovane di Sant’Antimo al quale, esattamente due anni fa, recisero a coltellate i tendini di un braccio perché era «forestiero» e aveva «osato» incrociare gli sguardi arrabbiati di un gruppetto di guappi appostati fuori ad una sala giochi. Il «forestiero» si è salvato, forse per l’intercessione del santo patrono, quel San Giuliano che manco lui, da queste parti, riesce a stare tranquillo: chiedere a monsignor Michele Pugliese della chiesa di Santa Sofia al quale, nel 2005, dopo aver rubato quadri, lapidi e incensori, hanno portato via anche la teca con la reliquia del martire.
Giugliano non è una città ma un serpente informe che parte dal centro storico e arriva fino al litorale domitio dove conta con le frazioni di Varcaturo, Licola e Lago Patria. Novantaquattro chilometri quadrati, il secondo comune della regione per estensione territoriale dopo Napoli, una vocazione per l’agricoltura che gli è valsa l’appellativo di «città della mela annurca». E una valanga di appuntamenti mancati. Come quello del tribunale metropolitano, istituito nel ’99 e mai realizzato: tutto fermo dopo la crisi del governo che pure si era impegnato, col ministro Mastella, a sbloccare l’iter burocratico. Il risultato? La cittadella della giustizia di Giugliano esiste solo sulla carta, mentre quella di Tivoli (istituita nove anni fa con lo stesso provvedimento) funziona già da un pezzo. Tanto che si sta pensando di spostare il tribunale in un altro posto meno sciagurato di questo.
Tribunale a parte, in città si aspettano una valanga di finanziamenti: quelli europei per il recupero urbanistico, quelli per gli alloggi destinati agli sfollati che andranno via dall’area vesuviana e quelli per il piano bonifiche che il consiglio regionale ha licenziato solo pochi giorni fa. Un fiume di soldi che fa gola a molti, a partire dalla criminalità organizzata che qui si chiama Mallardo: un clan potente e ben strutturato che spara poco ma fa parecchi affari, anche nelle zone limitrofe.
Una città quasi surreale, Giugliano, e che nove aspiranti sindaco si candidano ad amministrare. Il Pd, che si presenta da solo dopo una disputa tra i vertici regionali e quelli locali che all’uscente Taglialatela avrebbero preferito un manager Asl vicino a De Mita, punta su giovani e periferie. Con un camper che, sull’esempio di Veltroni, gira da alcune settimane tra i quartieri più isolati. E scommette su Giovanni Russo, 28 anni, editore di una tv cittadina. Corrono da soli anche gli uomini di Di Pietro, con Giuliano Palma, che al sindaco uscente hanno dato filo da torcere per cinque anni. Alla guida della Sinistra Arcobaleno c’è il giornalista Antonio Poziello, già responsabile Enti locali per Rifondazione, che ha offerto la candidatura a un singolare personaggio da trent’anni impegnato nel volontariato dalla parte dei ragazzi di strada: si tratta di Tammaro Iavarone, più conosciuto con il nomignolo ‘Tammariello, che ha deciso di utilizzare manifesti di cartone con le scritte a penna per la sua campagna elettorale. Una scelta di sobrietà, dice.
Chi non è intenzionato a lasciare il comune in mano alla sinistra è il consigliere regionale Giovanni Pianese, avvocato, ex Udc, che si presenta col Popolo delle Libertà e altre nove liste a lui collegate con 225 aspiranti consiglieri. Per molti è lui l’uomo della stabilità: due volte primo cittadino di Giugliano e due volte consigliere regionale, Pianese vanta una vita in politica ed è anche il sindaco sotto il cui mandato è stato approvato il piano regolatore, targato 1984. Pianese sfida in casa il parlamentare Antonio Russo, ex uomo di Berlusconi e che ora si presenta con l’Udc e una lista civica dove pure ci sono parecchi giovani. In campo anche la Democrazia cristiana con Roberto Soriente e tre aspiranti sindaco alla guida di altrettante liste civiche: Domenico Tagliatatela (Giugliano per la vita), Santantonio Massarelli (Il Gallo) e Nunzio Raimondo (L’altra Giugliano). Anche per loro le priorità sono l’ambiente e la sicurezza. Senza dimenticare il litorale, che è un altro buco nero di questo paesone da centomila abitanti.
Ugo Ferrero
Il Corriere del Mezzogiorno