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lunedì, Maggio 6, 2024
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RIFIUTI DAL NORD, SIGILLI ALLE CAVE ABUSIVE: 16 INDAGATI

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Smaltivano rifiuti tossici dal veneto e dalla Lombardia nelle cave abusive del Giuglianese. Inquisiste tre ditte di Qualiano, Acerra e Varcaturo






GIUGLIANO – I rifiuti tossici del Nord finivano nelle cave abusive del Giuglianese. Il traffico illecito attraversava l’Italia tutta. I camion sputa- veleni partivano dal Veneto, dalla Lombardia. Raggiravano controlli, truccavano le bolle di accompagnamento. Fino a ieri. Il nuovo business dei rifiuti è infatti incappato nell’operazione dei carabinieri del comando di Tutela Ambientale. I militari del reparto operativo centrale hanno sequestrato numerose aree per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti, oltre a diverse cave dove venivano sversati i materiali fuorilegge.

Sedici le persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti.


LE INDAGINI – Le indagini – coordinate dal pm Ribera della Procura presso il Tribunale di Napoli – hanno evidenziato l’attività di importanti aziende campane operanti nel settore dei rifiuti che partecipavano all’organizzazione dell’illecito traffico in qualità di intermediari. Tra i produttori dei rifiuti e gli smaltitori finali operava cioè una fitta organizzazione di mediatori che si occupava di “legalizzare” i rifiuti in impianti autorizzati. Nessuno dei materiali tossici (si parla di fanghi di concerie, solventi ecc…) veniva in realtà trattato legalmente: erano le cave abusive disseminate sul territorio la destinazione finale dei veleni.
Per il procuratore della Repubblica di Napoli, Agostino Cordova, ”e’ stata interrotta l’attivita’ di una vasta organizzazione, operante in tutta la penisola, e dedita alla gestione illecita di migliaia di tonnellate di rifiuti”.


LE PERQUISIZIONI – I militari hanno messo a setaccio l’intero hinterland. Numerose le perquisizioni nei locali delle società coinvolte. In particolare, la Procura di Napoli fa il nome delle aziende “Pellini srl” (operante ad Acerra), la “Pozzolana Flegrea” di Varcaturo e la “Igemar sas” di Qualiano. I carabinieri hanno anche effettuato perquisizioni presso le abitazioni di alcuni indagati alla ricerca di prove.

IL SISTEMA – Dal Nord partono i camion delle ecomafie. Sulla carta i rifiuti risultano essere innocui, nei fatti sono altamente nocivi. Il meccanismo attuato é quello solito, del cosiddetto giro bolla e delle false fatturazioni. Ma dietro ogni giro bolla esiste una fattura in tutto o in parte falsa riferite a lavorazioni mai avvenute. Dal Veneto o dalla Lombardia, i rifiuti arrivano a Giugliano. Il fiume non metaforico di veleni si disperde allora in un rivolo di bolle di accompagnamento e ricevute false. L’unica certezza resta la destinazione: il pattume selvaggio va a finire nelle cave prive di autorizzazioni o, peggio ancora, nel ciclo del calcestruzzo.

LA IGEMAR
– E’ nel cemento che si annidano i sospetti maggiori. Là potrebbero essere finiti i rifiuti speciali trattati da una delle aziende coinvolte nell’inchiesta, la Igemar di Qualiano. Fu “Cronache di Napoli” lo scorso 23 marzo a segnalare per prima il rischio. Il subcommissario all’emergenza campana dei rifiuti, Giulio Facchi, spiegò “l’inganno” messo a punto dalla ditta. “Ho scoperto che la Igemar riceve rifiuti dalla società Nuova Esa del Veneto – disse Facchi a margine di un convegno su bonifiche e discariche organizzato a Giugliano – che è una delle società italiane che produce il rifiuto peggiore, in quanto tratta e macina fusti contenenti morti di verniciatura, solventi ed altro materiale tossico”. Insomma: sulla carta i rifiuti importati da fuori Regione risultavano essere calcinacci, in realtà erano nocivi. “Il mercato degli inerti – aggiunse poi il subcommissario – è uno dei più poveri nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti. Il trattamento di questi materiali è assai costoso e poco redditizio: gli scarti edilizi sono infatti voluminosi e il trasporto risulta particolarmente caro. Se una ditta di Qualiano importa inerti addirittura dal Veneto, è chiaro che qualcosa non va”.

IL TRAFFICO –
La cartina del rifiuto criminale vede nei Comuni a nord-ovest di Napoli (in particolare Qualiano, Giugliano e Villaricca) le mete preferite delle migliaia di camion che hanno trasformato l’Italia in un’unica, lunga autostrada della spazzatura. E non è un caso che in questi territori agiscano alcune delle associazioni criminali più potenti della Campania. Perchè è proprio nella discarica abusiva che la malavita ha trovato il nuovo filone d’oro da sfruttare fino all’esaurimento. Le “buche”, così vengono chiamate le cave di estrazione di tufo e pozzolana riutilizzate per smaltire i rifiuti, sono nascoste tra i coltivi di periferia. Vi si arriva attraversando un dedalo impressionate di stradine e viuzze. Ogni tanto se ne scopre qualcuna. Pozzi abusivi dalle pance enormi, a volte di 20 o 30 mila metri. In mano alla camorra.




CRONACHE di NAPOLI 29 marzo 2003






LEGAMBIENTE: UNA RISPOSTA EFFICACE ALLE NOSTRE CONTINUE SEGNALAZIONI






NAPOLI
– “Una risposta efficace alle nostre continue denunce”. Legambiente Campania commenta così la notizia del sequestri di aree di stoccaggio di rifiuti e cave abusive nel Giuglianese. “Da sempre – spiega l’associazione ambientalista – nei rapporti annuali sull’ecomafia, denunciavamo con chiarezza come il triangolo Villaricca –Giugliano -Qualiano continuava ad essere il crocevia dei traffici illeciti dei rifiuti. A questo punto siamo pronti a costituirci parte civile nel procedimento giudiziario contro i responsabili di questo attentato all’ambiente”.


“Per la prima volta l’art. 53bis del Decreto Ronchi organizzazione di traffico illecito di rifiuti- commenta Legambiente- viene applicato dalla Procura di Napoli. Un atto di importanza notevole, un duro colpo per gli ecomafiosi, veri e propri ladri di futuro, ma soprattutto la conferma che nel reticolo illegale dei traffici di rifiuti, la Campania rappresenta il centro strategico di transito o smaltimento. Non ci sono più dubbi- aggiunge Legambiente- anche questa indagine è la tragica dimostrazione che l’ecomafia non solo ci deruba del territorio e sottrae vitalità all’economia legale, ma priva i cittadini anche della salute”.

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Le rotte dei traffici illeciti – denuncia l’associazione- restano prevalentemente quelle Nord-Sud; le regioni coinvolte in inchieste per smaltimenti illeciti sono al momento 12: Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Marche, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, fanghi conciari, polveri di abbattimento fumi (derivanti spesso da industrie siderurgiche), trasformatori con oli contaminati da Pcb (i famigerati policlorobifenili), reflui liquidi contaminati, come quelli al mercurio dell’Enichem di Priolo, ma anche rifiuti e terre provenienti da attività di bonifica.

E proprio nei giorni scorsi, Legambiente aveva presentato il rapporto “Rifiuti Spa” nel quale si denunciava la dimensione del business illegale del pattume in Italia: oltre undici milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti. Cifre che, in soldoni, procurerebbero alla criminalità organizzata circa 3 miliardi di euro l’anno. Si tratta di rifiuti tossici e nocivi, prodotti da industrie di vario genere, dei quali si intuisce la provenienza ma si ignora, spesso, la destinazione finale. Dove vadano a finire, quando non vengono scoperti, si può solo immaginare.
Dall’aprile 2001 ad oggi, ossia dall’entrata in vigore dell’art. 53bis del Decreto Ronchi- spiega l’associazione ambientalista – sono state emesse per organizzazione di traffico illecito di rifiuti ben 49 ordinanze di custodia cautelare con 177 persone denunciate e 36 società coinvolte in 12 regioni.

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