Uno dei vigili che faceva parte del ”sistema” allestito da alcuni ‘caschi bianchi’ del Comune di Giugliano (Napoli) per coprire in cambio di soldi gli abusi edilizi, si era invaghito di una donna piacente che aveva realizzato una copertura non autorizzata sul terrazzo del suo appartamento. E al posto della ”mazzetta” avrebbe chiesto una prestazione sessuale minacciandola, in caso di rifiuto, di perseguitarla a lungo. La donna non ha ceduto e si e’ presentata al commissariato di polizia di Giugliano denunciando la vicenda. E cosi’ dopo circa tre anni di indagini, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli, in manette sono finiti 23 vigili urbani, 3 tecnici comunali, 11 imprenditori edili e due tecnici privati. Mesi e mesi intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pedinamenti condotti dai poliziotti del commissariato di Giugliano hanno fatto emergere uno spaccato davvero inquietante. I vigili, secondo le accuse degli investigatori, per chiudere un occhio sugli abusi edilizi commessi sul vastissimo territorio della terza citta’ della Campania – oltre 92 chilometri quadrati e circa 110mila abitanti – avevano un vero e proprio tariffario: dai 500 ai 2500 euro che finivano in un ”calderone”, da spartirsi successivamente. Tra i 23 vigili arrestati anche quattro ufficiali e diversi sovrintendenti. Avrebbero ritardato i sequestri, chiuso un occhio omettendo di denunciare gli abusi. Abusi commessi per la maggior parte lungo la fascia costiera. Beneficiari alcuni piccoli imprenditori che, in una nota, il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore, definisce il vero collante tra vigili e tecnici. Insomma, un sistema ‘endemico e generalizzato’, aggiungono ancora gli investigatori, di corruzioni e collusioni. Per gli arrestati le accuse formulate vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, dalla concussione alla falsita’ materiale ed ideologica, dalla rivelazione di segreti di ufficio alle violazioni urbanistiche. Reati che, in alcuni casi, sarebbero stati commessi con l’aggravante di aver favorito il clan della zona, quello dei Mallardo, piu’ noto come il clan dei ”Carlantonio”, dal nome del capostipite. Le misure cautelari sono state eseguite all’alba da centinaia di agenti che hanno effettuato numerose perquisizioni. Sempre per il procuratore Lepore quanto emerso sarebbe solo la punta dell’iceberg.
ansa
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