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domenica, Giugno 30, 2024
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Studente muore per difendere il motorino

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SAN SEBASTIANO AL VESUVIO – Paolino ha tentato l’ultimo, disperato, colpo di gas, per salvare il suo Piaggio Liberty di cui andava fiero. Un’accelerata, per correre verso la salvezza da quei due sull’Honda chiocciola che li tallonavano, sorpresi dall’inaspettata reazione. Paolino, con il cuore in gola per l’ansia e la paura, dava di gas, mentre Andrea, seduto alle sue spalle, lo stringeva terrorizzato. Una distrazione, un brusco movimento del capo per guardare dove fossero gli inseguitori, e la corsa per la salvezza si è trasformata in un tragico abbraccio con la morte. Nell’indifferenza dei due cinici aggressori, che si allontanavano a mani vuote.
Paolino ha urtato con la ruota anteriore sul marciapiede, perdendo il controllo del suo motorino. Un nuovo botto contro il primo albero a lato della strada. Il resto l’ha fatto l’assenza totale di caschi di protezione. Paolino ha urtato il capo sul marciapiede, vicino l’albero. Andrea ha attutito il colpo attraverso il corpo dell’amico, fracassandosi il naso e ferendosi in viso. Il trasporto di Paolo Avella all’ospedale Loreto Mare è stato inutile. Il ragazzo è morto poco dopo le tredici. Il suo amico, Andrea C., è ricoverato all’ospedale «Apicella» di Pollena, con una prognosi di dieci giorni.
La morte ha colpito un adolescente, ma la fatalità stavolta è stata provocata. Lo sottolineano i volti commossi e le lacrime delle decine di ragazzi che, dal primo pomeriggio, si affollano come in pellegrinaggio, in quel dannato punto di via Matteotti. Uno arriva con una grande foto della classe di Paolo e Andrea e su un foglio bianco, adagiato vicino l’immagine a colori, scrive: «A Paolino, gli amici del bar». Poggia tutto sotto quell’albero maledetto, affiancandoci un mazzo di rose rosse e gladioli bianchi. I ragazzi del bar Centrale di San Sebastiano sono la comitiva di Paolino. Ricordano che «da tempo non si vive più, vengono da fuori per fare rapine, abbiamo anche un po’ di paura». Da fuori. In molti a San Sebastiano sussurrano che disperati ed emarginati, soprattutto nel fine settimana, arrivano dal «Lotto zero» di via Longo a Ponticelli. Rapinatori di poco più di venti anni, disperati di periferia in cerca di un bottino. Meglio se strappato ai più deboli, come quei due ragazzini. Racconta uno studente del liceo scientifico «Salvatore Di Giacomo», frequentato anche da Paolo e Andrea: «Nell’ultimo mese, alcuni di noi sono stati malmenati e hanno dovuto cedere i loro motorini».
Paolino sorride, in mezzo alla sua classe, nella foto poggiata sotto l’albero diventato la sua tomba. Un fratellino di dieci anni. La passione per il calcio, il tifo per il Napoli, gli amici di scuola e del bar Centrale, le battute sulle ragazzine da conquistare. Paolino avrebbe compiuto diciotto anni solo sabato prossimo. Non sapeva, non lo saprà mai, che i suoi amici gli stavano preparando una festa a sorpresa in una discoteca fittata apposta. Con loro, facce pulite, il gruppo del bar, andava a ballare di sabato a Napoli, mangiava qualche gelato magari comprato da «Maxim», proprio in via Matteotti. O da «Angela», al centro di San Sebastiano. Paolino era fiero del suo motorino, l’aveva spuntata, superando l’opposizione di mamma Rosaria che non avrebbe voluto compraglielo. L’aveva spuntata, impegnandosi nello studio, dopo lo stop per la bocciatura in prima liceo di tre anni prima. Frequentava il terzo scientifico. Era della terza D, la classe che sorride nella foto sotto l’albero. Con lui, in classe, c’era anche Andrea. Dopo le lezioni, Paolino, che abitava a Pollena Trocchia, voleva accompagnare a casa Andrea, che invece abita a San Sebastiano. Pochi metri dal liceo verso via Matteotti. Supera la gelateria, il benzinaio dell’Agip aperto. Si affiancano i due, poco più grandi di loro. C’è da immaginarsi cosa possono aver detto: minacce, magari condite con parolacce per ottenere il motorino. Erano a volto scoperto, racconta Andrea, ancora sotto shock in ospedale. La folle corsa di qualche secondo. L’irrazionale voglia di ribellarsi ad un sopruso, con l’unica arma in suo possesso in quel momento: la fuga. In quel tratto, dove Paolino ha trovato la morte, molti residenti raccontano di aver dovuto assistere a tanti incidenti. C’è una piccola curva, un vialetto che finisce in via Longo. «Non ci hanno speronati – dice Andrea – Paolino si è distratto e siamo caduti con violenza». Non c’è mai rassegnazione per la morte. Specie se la fatalità è parto di una violenza tentata. Ma per i carabinieri la ricerca dei rapinatori è disperata. In mano finora hanno poco.



GIGI DI FIORE



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http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20030406/NAZIONALE/CAMPANIA/SORA.htm





LO ZIO DELLA VITTIMA



«San Sebastiano è diventata invivibile, nelle ultime settimane altri ragazzi sono stati malmenati perchè si sono opposti al furto del motorino, ieri è toccato a mio nipote». Nel palazzo di tre piani in via Fusco a Pollena Trocchia dove abitava Paolo Avella, oltre che gli zii e la nonna materna, il silenzio viene ogni tanto rotto dal pianto disperato dei parenti del ragazzo. «I genitori di Paolo – dice lo zio del ragazzo morto – lasciateli stare. Non riusciamo ancora a comprendere quanto è accaduto. Non si può finire così. Ora non bisogna, però, nascondere la testa nella sabbia. Se solo avessi visto quei delinquenti con i miei occhi…».
Un gesto di stizza percorre il volto dell’uomo. Che poi riprende: «Paolo era un ragazzo tranquillo, mai impulsivo, sempre pacato. Probabilmente ha tentato di scappare per istinto. Aveva preso da poco il patentino per poter guidare la moto. Il padre, ogni tanto, gli permetteva di prendere lo scooter per andare a scuola». Nel cortile retrostante il palazzo un continuo andirivieni di parenti ed amici. I genitori di Paolo, Alfredo Avella, 50 anni, avvocato del Comune di Napoli, e Rosaria, insegnante materna nella scuola di via Vigna a Pollena, sono distrutti dal dolore. «L’hanno saputo dall’ospedale. Li hanno chiamati dicendo che Paolo era in rianimazione, ma quando sono giunti il ragazzo era già morto. Non l’hanno neppure potuto vedere. Nella sala mortuaria sono entrati altri familiari. Visto che la dinamica dell’incidente è chiara speriamo almeno che non eseguano l’autopsia, sarebbe un altro strazio».

GIUSEPPE DI SOMMA




IL PADRE DELL’AMICO



«Andrea continua a chiedermi come sta Paolo. Gli ho solo detto che l’hanno trasferito al Loreto Mare». Nella stanza numero uno del reparto di chirurgia dell’ospedale Apicella, facce meste e volti impauriti. Il papà del 16enne rimasto ferito nella rapina-incidente parla a monosillabi. «Andrea non sa ancora che l’amico è morto, è ancora sotto choc». Inutile chiedere di scambiare due parole col ragazzo. «Mio figlio non può parlare, ha avuto un trauma cranico, non ha la lucidità sufficiente». Medici e infermieri continuano a entrare ed uscire dalla stanza. Poco prima Andrea ha dovuto ricostruire con i carabinieri la dinamica dei fatti, ma se chiediamo al padre se il ragazzo ha visto coloro che hanno tentato di rubare il motorino a Paolo, lui abbassa lo sguardo e dice: «Non li ha visti».
Gli occhi dell’uomo, distinto e gentile che preferisce restare nell’anonimato, sono colmi di dolore, ma sono anche gli occhi di un uomo impaurito. Tenta di proteggere il figlio, come farebbe ogni padre. Cerca di restare calmo e risponde con gentilezza, anche se malvolentieri. «Andrea era a scuola con Paolo. A casa tornava quasi sempre a piedi, oggi, però, ha deciso di farsi accompagnare». Il papà del ragazzo, poi, saluta e rientra nella stanza. All’Apicella, nel frattempo, continuano a giungere i parenti del 16enne. Chiedono di poter entrare. Supplicano i vigilantes di farli passare anche se non è l’orario di visita. «Questi bastardi! – impreca, intanto, una donna nel corridoio del reparto di Chirurgia – la devono pagare. San Sebastiano è diventata invivibile, ecco perchè sono andata via».
g.d.s.




L’INSEGNANTE DEL LICEO FREQUENTATO DALLA VITTIMA



Marina Faustoferri non ha più lacrime: Paolino, uno dei suoi alunni, è morto praticamente sotto i suoi occhi. Marina insegna scienze al liceo scientifico Salvatore di Giacomo, tra le sue classi c’è anche la terza D. E Andrea e Paolo li conosce bene: «Ragazzi buoni, per niente prepotenti, miti. Quello che è successo – dice – è incredibile. Ho una rabbia dentro che non passa, non riesce a passare».
Le 13.30 di ieri: Marina è in casa, prepara il pranzo. Arriva suo figlio. «È entrato ed è corso da me. Mi ha detto che Paolino aveva avuto un incidente con il motorino, proprio a due passi da casa. Mio marito è corso fuori ed ha visto i ragazzi per terra. Ha cercato di dare i primi soccorsi, poi è arrivata l’ambulanza». Il marito di Marina si chiama Giacomo Di Fiore, è un medico che da anni combatte in prima linea la battaglia per la sicurezza a San Sebastiano. È sconvolto. «Ho capito subito che la situazione era grave – spiega – era chiaro che aveva battuto la nuca sul marciapiede. C’era tanto sangue, sono arrivate subito le ambulanze che hanno portato i ragazzi in ospedale. Poi abbiamo saputo che Paolo non ce l’aveva fatta…».
La casa di Marina e Giacomo ha il portone aperto: entra ed esce tanta gente: vicini, amici, consiglieri comunali, responsabili di comitati cittadini. I telefoni squillano in continuazione, i commenti sono tutti uguali: questa storia deve finire, non si può essere ostaggio dei delinquenti, non si può continuare a vivere nella paura. «Avevamo programmato una riunione – continua Marina Faustoferri – per discutere dell’emergenza criminalità al liceo. I raid si ripetono in continuazione, siamo un bersaglio facile. Bisogna fare qualcosa, San Sebastiano non può continuare ad essere la riserva di caccia di tutti i criminali del circondario». A pochi metri dalla casa, su quel marciapiede maledetto, alcuni amici di Paolo e Andrea piangono e si abbracciano, altri sono pietrificati dalla rabbia…


CARLO TARALLO




In Consiglio la questione criminalità



In via Matteotti, arriva anche un gruppo di consiglieri comunali di San Sebastiano. Come gran parte dei residenti di questo paese vesuviano, un tempo definito «oasi di tranquillità», sono ormai esasperati per l’aumento della criminalità. Una riunione urgente dell’Assemblea comunale è stata chiesta da un gruppo di consiglieri, per discutere proprio dei problemi legati alla sicurezza e delle richieste da presentare agli organi di polizia. Ieri sera, una prima riunione preparatoria nell’aula consiliare, mentre stamattina alcuni sindaci dei paesi vesuviani si incontreranno per discutere sui problemi della sicurezza. Immediata anche la reazione di docenti e studenti del liceo scientifico «Salvatore Di Giacomo», la scuola frequentata dalle vittime della tragica rapina. Domani mattina, dinanzi al liceo, si terrà una manifestazione spontanea, per protestare contro l’aggressione mortale ai due ragazzi.







IL MATTINO – edizione CAMPANIA – 6 aprile 2003

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