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La Cassazione: il Lago d’Averno è pubblico

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Il regno di Caronte è dello Stato. A diciasette anni dalla vendita del lago d’Averno, la Corte di Cassazione a sezioni riunite, conferma le precedenti sentenze del Tribunale regionale delle Acque: il ricorso degli eredi della famiglia proprietaria del bacino dal 1750, secondo i magistrati della Suprema Corte, presieduti da Vincenzo Carbone, è infondato: il lago è pubblico. E nelle motivazioni da poco depositate è scritto che la risposta è nel codice civile, all’articolo 822: «I laghi debbono senz’altro considerarsi pubblici». È questa, probabilmente, la parola fine a una vicenda iniziata nella primavera del 1991 e che ha messo al centro della contesa il lago d’Averno, lo specchio d’acqua più suggestivo dei Campi Flegrei. Un lago avvolto dalla leggenda, sulla scorta delle suggestioni dell’epopea omerica e virgiliana, del mito dell’entrata agli Inferi e della tradizione della Sibilla. Un lago vulcanico che gli antenati dei vecchi proprietari, la famiglia Pollio, nel 1750 ebbero in consegna dai Borbone con un lascito regio. Il 2 giugno 1991 diventa pubblico l’atto di compravendita fra i sei eredi e la società Country Club per due miliardi di lire. Il caso viene sollevato dal Mattino. E scattano raccolte di firme, movimenti di opinione, denunce a tutela del lago perduto. Poche settimane dopo, il ministero per i Beni culturali annuncia l’esercizio del diritto di prelazione e la richiesta urgente al Tesoro dei due miliardi necessari. «Il lago d’Averno non si tocca», aveva gridato intanto il ministro della Marina mercantile di allora Ferdinando Facchiano firmando il decreto che vincolava la zona. Il 4 febbraio del 1993, davanti al tribunale di Napoli gli eredi Pollio citavano il ministero per i beni culturali che avendo esercitato la prelazione, non avevano però versato il corrispettivo della vendita. Il ministero, a questo punto, eccepiva di non essere tenuto a nessun pagamento per «essere nullo il trasferimento», perché il lago, pur non essendo incluso nell’elenco delle acque pubbliche, faceva parte del demanio idrico. Nel marzo del 1995 il tribunale di Napoli si dichiara incompetente. E il 27 ottobre di quello stesso anno la vicenda approda al Tribunale regionale delle Acque. Ci vogliono cinque anni per la sentenza che dà ragione al ministero: il lago è demaniale. Gli eredi fanno appello, al Tribunale superiore delle Acque pubbliche che con sentenza del 29 novembre del 2005, rigettava ulteriormente le richieste. Gennaro Cardillo, l’amministratore del Country Club, è sereno. «Io continuo a dire che noi siamo i legittimi proprietari del lago d’Averno – dice – A nostro favore c’è una sentenza del Consiglio di Stato di tre anni fa». E ricorda: «In questi anni abbiamo salvato l’Averno dal degrado, ripulito la foce ostruita, salvaguardato le sue acque. Io sono convinto che la vicenda non è affatto conclusa».


PINO TARORMINA – IL MATTINO 25 MAGGIO 2008

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