La sua storia ricorda fin troppo da vicino quella del personaggio di Toni Servillo nel film Gomorra. Un imprenditore che provvede a smaltire veleni d’ogni genere sul territorio campano, tra frutta e ortaggi. Così, passando drammaticamente dalla finzione cinematografica alla realtà, ecco che s’arriva a Gaetano Vassallo, il quale, altro che cinema, ha ricevuto e sversato per vent’anni rifiuti tossici, non sapendo però dove quelle scorie fossero prelevate. Un’attività, secondo gli inquirenti, andata avanti 20 anni nell’interesse dei clan casalese dei Bidognetti. È lui, Vassallo, il collaboratore di giustizia che ha fatto luce sul micidiale affare delle sostanze nocive vomitate nei campi della Campania.
ORO TOSSICO. Vassallo ha raccontato tutto ai giudici, accusando anche i suoi 10 fratelli, indagati per disastro ambientale aggravato dal favoreggiamento mafioso, e colpiti da una operazione di maxisequestro coordinata dal pool di magistrati creato ad hoc dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda). Rifiuti solidi urbani e rifiuti tossici e speciali provenienti anche da industrie non campane sono stati sversati a partire dalla fine degli anni Ottanta. Agli atti però, si apprende da fonti giudiziarie qualificate, non risulta una confessione in tal senso. Vassallo ha infatti detto di avere sempre «ricevuto e sversato i rifiuti», ma avrebbe anche precisato di non essere mai stato lui a prelevarli, e di non poter dire con certezza chi ci fosse dietro. È certo che i rifiuti provenissero anche da altre regioni italiane, e che venivano depositati in siti completamente abusivi, spuntati al centro di territori agricoli «intensamente coltivati»; o anche in cave autorizzate, sature, «prive dei presidi ambientali minimi».
IL MAXISEQUESTRO. Così, grazie anche alle rivelazioni di Vassallo, 11 imprenditori secondo i giudici legati alla camorra sono finiti sotto inchiesta e i loro beni sono stati oggetto stamane, mercoledì 11, di un maxisequestro eseguito da polizia e Guardia di finanza. Operazione che ha visti impegnati oltre cento uomini. Ed ecco il risultato del blitz: numerose ville, 45 appartamenti, negozi, alberghi, terreni e quote societarie: tutto sotto sequestro, per un valore complessivo di oltre 40 milioni di euro. l’azioen delle forze dell’ordine ha colpito, s’e detto, 11 imprenditori – tutti indagati (nessun arresto) – ritenuti legati al clan dei Casalesi. L’accusa è tosta: concorso in associazione mafiosa e disastro ambientale aggravato. L’attività investigativa è stata coordinata dalla Dda.
LE ACCUSE E proprio l’attività illegale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e tossici figura tra le accuse più pesanti per gli 11 imprenditori, che ora dovranno rispondere anche di disastro ambientale, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, smaltendo i rifiuti clandestini, gli indagati hanno provocato una «significativa alterazione» dell’ambiente circostante, «assoggettando le comunità locali agli interessi dei Casalesi» e creando un monopolio d’impresa attraverso l’offerta del servizio a di prezzi ultracompetitivi, oro per i boss e musica per le orecchie degli imprenditori obbligati a smaltirele tonnellate di rifiuti prodotti dalle proprie aziende.
Alessandro Chetta
Corriere del Mezzogiorno.it il 11/06/08