. «Con le nuove norme sulle intercettazioni telefoniche non potrò mai più girare un film come questo». L’ennesimo atto d’accusa contro la legge recentemente varata dal governo Berlusconi, questa volta viene dal regista Andrea D’Ambrosio. Il suo «Biùtiful cauntri» ha appena vinto il Nastro d’oro a Taormina quale miglior documentario dell’anno. L’ennesimo premio per una pellicola choc sull’ecomafia in Campania che utilizza come testimonianza dello scempio ambientale anche conversazioni telefoniche intercettate a trafficanti di rifiuti tossici. «È grave che da questo momento in poi non si possa più parlare di ecomafie, visto che l’inquinamento del territorio è considerato un reato minore equindi soggetto alle restrizioni della nuova legge sulle intercettazioni telefoniche», incalza il regista Andrea D’Ambrosio dal parterre del cinema Italia ad Acerra dove ha presentato il film-inchiesta. Al dibattito, organizzato dall’associazione Eidos, l’altra sera hanno partecipato anche il sindaco di Acerra Marletta e l’oncologo Marfella. In sala anche i pastori Cannavacciuolo e Gerlando, protagonisti nella vita e nel film del dramma diossina vissuto ad Acerra che ha portato all’abbattimento dei loro greggi. «Abbiamo ascoltato decine di intercettazioni telefoniche drammatiche che riguardavano anche il commissariato per l’emergenza rifiuti e la sua gestione fallimentare e che ora non potremo più utilizzare», denuncia ancora il regista, 33 anni, di Pontecagnano, pluripremiato insieme alla montatrice Esmeralda Calabria ed al giornalista di Legambiente Peppe De Ruggero. Alle immagini della devastazione dei territori fertilissimi di Acerra, ma anche di Qualiano, Villaricca e Giugliano ha assistito in religioso silenzio una platea gremita. Terre di nessuno controllate dalla camorra napoletana e quella dei Casalesi impegnate in prima fila nello smaltimento abusivo di rifiuti tossici. Ma anche contenitori di rifiuti legali, come a Cava Riconta, dove le drammatiche immagini della discarica regionale stracola di percolato fanno da preludio alla successiva chiusura e alle recenti inchieste della magistratura sull’operato del commissariato di governo. «Abbiamo girato il film un anno fa per cinque settimane, poi è partita l’inchiesta della Procura, qui l’inquinamento non è stato provocato dai rifiuti tossici, ma dall’incuria di chi doveva garantire la salute dei cittadini e dell’ambiente», denuncia Andrea D’Ambrosio. Poi le immagini si spostano su Acerra e sulle pecore che muoiono a causa dell’alta contaminazione da diossina. «Discariche stracolme di rifiuti tossici come Calabricito, stabilimenti killer come la Montefibre, ma anche ecomostri come l’inceneritore costruito male. È un delitto metterlo in funzione», sbotta il giovane regista. «Sono contrario agli impianti bruciarifiuti, ma sento di aver maggior fiducia se a costruirlo è il sindaco di Salerno e non una società, come la Fibe, finita sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato. Acerra fa bene a ribellarsi», conclude D’Ambrosio.
ENRICO FERRIGNO – IL MATTINO 18/06/2008
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