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Giugliano: bimbo annegato in piscina, donati gli organi.

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La notizia che tutti temevano è arrivata nella mattinata di ieri: per Alessandro Caruso, il bimbo di due anni e mezzo caduto lunedì nella piscina di casa a Varcaturo, non c’è stato più nulla da fare. I medici dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli hanno monitorato per l’intera nottata la situazione clinica, ma non c’è stato alcun sintomo di miglioramento. Appena dichiarata la morte cerebrale, i genitori, Mena e Ciro Caruso, hanno dato l’autorizzazione all’espianto degli organi. «Alex è un angelo, adesso solo il Signore ci deve dare la forza – ha detto in lacrime l’ex calciatore del Napoli al fratello Pino –. È un dolore immenso, enorme, atroce». Parole pronunciate con un filo di voce, prima di tornare nella «Villa Caruso», l’abitazione in via Torre Scafati, una traversa di via Ripuaria a Varcaturo, nelle campagne di Giugliano, dove Ciro abita insieme alla moglie Mena e all’altro bambino, Manuele di 9 anni. L’ex difensore del Napoli si è stretto nel dolore, circondato dall’affetto dei fratelli Pino e Antonio, della sorella Assunta e degli amici di sempre: Biagio Izzo, l’attore che aveva messo su insieme a Ciro Caruso le scuole calcio «Fc Caruso e Izzo» in giro per la Campania, gli ex compagni di squadra Pino Taglialatela, Alessandro Sbrizzo e Antonio Bocchetti. «Mio fratello è stato sempre un signore in campo e fuori e questo lo sanno bene tutti quelli che l’hanno conosciuto – racconta Pino Caruso, anche lui calciatore –. Appena hanno saputo la terribile notizia mi hanno chiamato Marco Materazzi, Ciro Ferrara, la famiglia di Cannavaro e centinaia di persone. Adesso mio fratello dovrà ricominciare, dopo questa ennesima batosta che la vita gli ha riservato». Pino ha gli occhi gonfi di lacrime e il volto stanco di chi ha trascorso tre giorni ininterrottamente fuori la Rianimazione dell’ospedale di Pozzuoli, in attesa di piccoli, impercettibili segni di miglioramento, per un miracolo che non c’è stato. «Alex l’ho visto per l’ultima volta sabato, in occasione della festa di fine anno della scuola calcio di mio fratello – continua Pino Caruso –. Ho dato ad Alex un bacio sulla guancia». E poi, lunedì, la caduta nella piscina, il principio di annegamento e Ciro che si tuffa e porta a galla suo figlio. La corsa in auto verso il Saut, il centro di primo soccorso poco distante da casa. «Il bimbo è arrivato da noi che era già in asistolia, con un arresto cardiaco in atto che durava da un bel po’ – spiega il dottore Emanuele Zanni, responsabile del Saut di Giugliano-Varcaturo –. Abbiamo rianimato il bimbo, lo abbiamo intubato e trasportato in ambulanza all’ospedale di Pozzuoli». Lì i medici hanno fatto quello che potevano: ieri mattina gli esami hanno indicato l’assenza di attività cerebrale e i genitori hanno acconsentito all’espianto, autorizzato anche dal magistrato. Adesso Alex non c’è più, ma altri bimbi potranno avere un futuro grazie alle cornee, al cuore, al fegato e ai reni di Alex e grazie alla grande generosità di papà Ciro e mamma Mena.

NELLO MAZZONE
Il Mattino il 03/07/08

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I compagni: prova atroce ma supererà anche questa

Si potessero trovare le parole. Quelle per accompagnare l’abbraccio a Ciro e alla sua famiglia. Quanti conoscono Caruso, i compagni di squadra, gli allenatori, sanno che ne ha passate e superate tante. E sanno che in qualche modo dovrà superare anche questa prova, la più severa della vita, la più atroce. Ieri avrebbe dovuto sostenere gli esami orali per il suo diploma da privatista in un istituto tecnico: una tappa del suo nuovo percorso professionale, con la scuola calcio assieme a Biagio Izzo e il lavoro di talent-scout al fianco del suo procuratore Beppe Galli. Le parole non ci sono, o sono tutte sbagliate, ma gli amici cercano di trovarle vestite di occhi lucidi e pacche sulle spalle e mani strette. Ciro Ferrara, il suo ex capitano, che nel 2005 aveva invitato Caruso alla sua festa d’addio al calcio, raggiungerà presto l’amico da Torino: «Io Ciro l’ho visto crescere, sono stato con lui nei momenti più difficili della sua vita: questa tragedia mi sconvolge ma non posso fare altro che restare vicino, vicinissimo alla sua famiglia in questo momento». Caruso e quella sua cattiva stella che ha interrotto con gli infortuni una carriera promettente sono un binomio a cui gli amici sono abituati. «Ma purtroppo – dice l’ex direttore Luigi Pavarese – contro questo ragazzo, che aveva esordito assieme a Fabio Cannavaro, il destino si è accanito. Conosco Ciro da quando aveva dieci anni. So solo che lui e la moglie devono trovare la forza di andare avanti per il loro bambino. Alex li guarderà da lassù, li aiuterà a farcela». Caruso e la sua fede, Caruso che ha pregato per il suo piccolino. Caruso che da credente sa che è scritto: nessuno, per quanto si dia da fare, può aggiungere una sola ora alla propria vita. E ha detto sì alla donazione degli organi per aiutare a migliorare altre esistenze. «Da persone di così grande sensibilità e di così grande amore non ci si poteva aspettare niente di diverso», dice Gigi De Canio, suo allenatore a Carpi, a Pescara e a Napoli. Caruso e la sua generosità che attira l’affetto di tutti quelli che hanno a che fare con lui. «Sono stato a casa sua proprio oggi – racconta l’ex portiere del Napoli Pino Taglialatela – lo strazio è troppo grande per poterlo descrivere. Ciro e Mena devono andare avanti, devono pensare all’altro figlio. Con lui abbiamo superato tante disavventure. E anche se non basta una vita per riprendersi da un dolore così grande, io anche stavolta gli resterò vicino». Non lo ha lasciato un attimo l’amico Biagio Izzo: «Che posso dire, Ciro per me è un fratello: è come se io stesso avessi perso mio figlio».

LAURA CESARANO

Il Mattino il 03/07/08



In convento notte di preghiera per Alex

«Abbiamo pregato tutta la notte insieme a Pino e alla sua fidanzata. Si può dire che i fratelli Caruso sono cresciuti con noi, perché da sempre hanno frequentato il nostro convento e hanno partecipato alla messa domenicale». Suor Natalina ha da poco compiuto gli 80 anni e trattiene a stento le lacrime per la morte del piccolo Alessandro. Nel convento delle «Suore piccole missionarie eucaristiche Suore corsaro» di via Ilioneo, quartiere Bagnoli, la triste notizia è arrivata a ora di pranzo. «Suor Angelica è stata come una seconda mamma per Ciro – racconta Natalina –. L’ha visto crescere, dare i primi calci a un pallone e, poi, l’ha seguito in ogni momento triste della sua vita. È stata sempre al fianco di Ciro e della sua splendida famiglia, con i genitori che ogni domenica vengono alla prima messa della mattina. È un grande dolore per noi». Ma un intero quartiere è pronto ad abbracciare la famiglia Caruso e a salutare per l’ultima volta il piccolo Alex. Dopo l’espianto degli organi, il bimbo sarà trasferito al Secondo policlinico e resterà a disposizione dell’autorità giudiziaria per 48 ore, come da prassi. I familiari non hanno ancora comunicato se i funerali si faranno in forma pubblica o strettamente privata nel convento delle «Suore piccole missionarie eucaristiche». A dare l’ultimo saluto ad Alex ci saranno molti ex compagni di squadra di Ciro Caruso, ma anche le centinaia di calciatori in erba che si allenavano con i tecnici della scuola calcio «Fc Caruso e Izzo». «Ciro è una persona stupenda, dimostrando la sua generosità e il suo altruismo anche nella disgrazia personale, acconsentendo all’espianto degli organi di Alex – dice Modesto Girali, direttore sportivo della scuola calcio – Tutti noi gli siamo vicini». n. m.

Il Mattino il 03/07/08

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