Si nascondeva nelle campagne di Lago Patria la Casalnuovo di Giugliano, finita ieri sotto sequestro nel corso dei controlli congiunti di carabinieri e vigili urbani. Quarantasei unità immobiliari: 30 appartamenti e 16 ville, per un valore di oltre 30 milioni di euro. In via Rannola è risultata abusiva anche la realizzazione delle infrastrutture: fogne con scarichi diretti in mare, strada di accesso, rete elettrica e impianti illuminazione pubblica senza concessioni. Tutte le abitazioni sono state realizzate nel giro di poche settimane senza licenza, ma con tutti i conforts, per ospitare centinaia di persone entro la fine dell’estate. Undici le case già abitate: sei appartamenti di una palazzina e cinque case con giardino. Insomma, quello sequestrato ieri è un villaggio spuntato nel verde del litorale, in una delle poche aree risparmiate dagli scarichi illegali di rifiuti, ma che, oltre alla colata di cemento, registra comunque il suo impatto negativo sull’ambiente. Dai controlli delle forze dell’ordine, infatti, è stato rilevato anche un problema di inquinamento: l’impianto fognario scarica direttamente in mare attraverso un piccolo alveo naturale. Un fiumiciattolo che nel giro di pochi mesi sarebbe diventato una cloaca a cielo aperto. Così oltre al nuovo carico abitativo, sul litorale di Giugliano stava per arrivare anche l’ennesimo scempio ambientale. Abusive le costruzioni, quindi, e anche le infrastrutture. La lottizzazione abusiva nell’ex viottolo di campagna, a ridosso di via Madonna del Pantano, infatti, ha richiesto la realizzazione di una strada di accesso, lunga duecento metri e larga sette. Ai lati piccole palazzine e ville di grosse abitazioni con giardino. La maggior parte già complete e pronte per essere abitate, alcune con i cantieri ancora aperti. All’arrivo delle forze dell’ordine non c’erano operai al lavoro. Pronto all’allacciamento anche l’impianto di illuminazione, mentre l’assenza della condotta idrica è stata risolta con la costruzione di pozzi. Le abitazioni sono state realizzate su un terreno di proprietà di due fratelli di Qualiano, Antonio e Tammaro Pennacchio, entrambi denunciati all’autorità giudiziaria. Sono in corso accertamenti per individuare i proprietari delle altre porzioni di terreno. Degli undici lotti del grosso appezzamento di oltre duecentomila metri quadrati, infatti, i due imprenditori di Qualiano ne hanno venduti nove. Gli altri due li hanno utilizzati per realizzare due palazzine, di cui una già pronta e con sei appartamenti dati in fitto. I lotti sono stati venduti a privati e dai primi rilievi non sembra il caso di una speculazione edilizia messa in campo da un unico costruttore senza scrupoli: molte delle ville già completate sono abitate dagli stessi proprietari. L’operazione di sequestro è stata condotta dai carabinieri, guidati dal comandante della stazione di Varcaturo, Michele Membrino, sotto la direzione del tenente Massimiliano Russo della Compagnia di Giugliano, e dal comandante della polizia municipale, Michele Pezzullo. Dopo il blitz che ha portato all’arresto di 39 persone, tra vigili, dipendenti del Comune e imprenditori è il primo colpo grosso inferto all’abusivismo edilizio. Una delle palazzine con sei appartamenti era già stata abitata da inquilini, risultati sprovvisti di contratti di locazione. «Operazioni come questa – dice il sindaco Giovanni Pianese – riscattano l’immagine della nostra città: Giugliano non è solo collusione e malaffare. Il corpo dei vigili urbani, anche in misura ridotta, si sta dando da fare per ripristinare la legalità sul nostro territorio».
TONIA LIMATOLA
Caccia ai tesori degli speculatori
Giugliano. Due mesi fa l’arresto di 23 vigili urbani della sezione antiabusivismo e di tre tecnici comunali. Giovedì il sequestro di 500 milioni. Il provvedimento di maxisequestro emesso dalla Direzione distrettuale antimafia non riguarda però nessuno dei vigili accusati di associazione a delinquere, corruzione e concussione. Il tesoro da 500 milioni di euro nel mirino della sezione Anticrimine della Procura è esclusivamente degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta. I provvedimenti più duri sono a carico di Francesco Fontana, Armando Nobis, Alfredo De Vito, Bernardo Falco, Raffaele Granata e Domenico Pelliccia, lo stesso coinvolto nella vicenda del quartiere abusivo di Casalnuovo. Pelliccia fu scarcerato in sede di Riesame per aver ammesso le responsabilità, con lui altri nove indagati, quattro dei quali agli arresti domiciliari per ragioni di salute. Secondo l’Antimafia, gli imprenditori reinvestivano in beni immobili e non solo i proventi del patto scellerato con i vigili e con i tre geometri dell’ufficio tecnico comunale. Il sequestro preventivo infatti riguarda 90 appezzamenti di terreno e 151 fabbricati, tra ville appartamenti e box, distribuiti tra Napoli, Caserta, ma anche in altre regioni come Marche, Lazio, e Toscana. Sotto chiave patrimoni aziendali, quote di 20 società immobiliari, auto e un’imbarcazione. Beni, secondo l’accusa, frutto di proventi illeciti, gli stessi del calderone al quale attingevano vigili e funzionari comunali che tacevano sulle costruzioni abusive. L’ultimo provvedimento è arrivato all’indomani della scadenza di custodia cautelare per gli arrestati e la pubblicazione della data dell’udienza preliminare del processo. Comincia infatti lunedì la prima fase processuale davanti al giudice per le indagini preliminari. Il non luogo a procedere o la richiesta di rito abbreviato per lo sconto di pena sono le richieste che la difesa presenterà. Esclusa invece l’ipotesi di patteggiamento per gli indagati, il cui arresto ha smembrato il comando vigili, che il dirigente Michele Pezzullo, arrivato alla vigilia dell’avvio dell’inchiesta, lascerà non appena espletato il bando per il reclutamento del suo sostituto.
MONICA D’AMBROSIO
IL MATTINO 26 LUGLIO 2008