Braccato per l’intera nottata dai carabinieri della compagnia di Pozzuoli alla fine ha deciso di costituirsi: un uomo di 35 anni di Pozzuoli è il motociclista pirata che la notte scorsa ha investito e ucciso Domenico Manco, manovale di Marano, 38 anni, ed è poi fuggito senza prestare soccorso. Il trentacinquenne, accompagnato dal suo avvocato, ha confessato ed è stato denunciato in stato di libertà con l’accusa di omicidio colposo, omissione di soccorso e per non aver voluto sottoporrsi all’esame dell’etilometro. I carabinieri avevano fatto terra bruciata attorno al centauro che poco dopo la mezzanotte di ieri aveva investito il carpentiere trentottenne. L’uomo – che è residente al corso Umberto I di Marano insieme con la moglie e i tre figli di 16, 14 e 10 anni – si trovava in compagnia di alcuni amici sul lungomare di Pozzuoli: quattro chiacchiere, una birra allo «Zenith cafè», bar take-away di via Napoli. In un attimo si è consumata la tragedia. Salutati gli amici, Domenico è sceso dal marciapiede, ma non ha fatto nemmeno in tempo a voltarsi per attraversare la strada: una Honda Hornet 600, che proveniva da Pozzuoli, l’ha investito in pieno, scaraventandolo in aria per una decina di metri. L’uomo è stramazzato al suolo esanime. L’agghiacciante sequenza si è consumata sotto gli occhi attoniti degli amici di Domenico e di altri avventori del piccolo bar. «Ho visto quell’uomo che era in compagnia di altre persone, hanno preso una birra e dopo pochi minuti sono andati via – racconta Ferid, custode di origine tunisina dello “Zenith cafè” -. Ero sul retro del locale, verso la spiaggia, quando a un tratto ho sentito una motocicletta che arrivava a forte velocità e poi un rumore. Quando mi sono affacciato in strada ho visto un uomo a terra e la moto che scappava». Inutile l’arrivo di un’ambulanza del 118: Manco era già morto sul colpo. Un testimone ha annotato una porzione di targa della moto pirata e da quelle cifre è partita l’indagine dei militari, che ieri mattina si sono recati a casa del conducente della Hornet, ma non l’hanno trovato. La moto, invece, era nascosta in garage e presentava gli evidenti segni dell’impatto. Dopo alcune ore di irreperibilità il centauro si è presentato spontaneamente in caserma: circostanza che gli ha evitato l’immediato arresto, ma non la denuncia per omicidio colposo, mentre la Procura di Napoli ha disposto l’autopsia per Domenico Manco. E la tragedia della scorsa notte ripropone l’allarme sicurezza stradale sul lungomare di Pozzuoli: 4 chilometri fino a Bagnoli che vedono l’alternarsi di locali notturni, lidi balneari e parcheggi per lo più abusivi, con auto e moto che sfrecciano nonostante la scarsa illuminazione notturna. Chi abita da queste parti denuncia che lo scontro costato la vita all’operaio di Marano è solo il più eclatante di una serie di incidenti verificatisi negli ultimi mesi.
NELLO MAZZONE
Il Mattino il 13/08/08
Vita da emigrante, spezzato il sogno di tornare in famiglia
Da molti si era trasferito a Reggio Emilia. Aveva lasciato la città d’origine e la famiglia nel 1992, a causa della profonda crisi che in quegli anni aveva colpito il settore edile. A Marano faceva rientro due o tre volte all’anno, in occasione delle festività natalizie e pasquali o durante il periodo estivo. Sposato e padre di tre ragazzi, Domenico Manco, il 38enne carpentiere vittima dell’ennesimo pirata della strada, da qualche settimana aveva maturato un’importante decisione: ritornare a vivere nella sua casa di corso Umberto per stare vicino alla moglie Carmela e ai suoi ragazzi: Fortuna, Francesca e Vincenzo. Proprio di recente, infatti, aveva rassegnato le dimissioni dall’azienda in cui aveva prestato servizio nel corso di questi lunghi anni. Era sicuro di riuscire a trovare un lavoro tranquillo anche dalle nostre parti. Un sogno accarezzato a lungo, infrantosi per colpa di un crudele scherzo del destino. «Voleva ritornare a Marano per riavvicinarsi alla famiglia – racconta Antonio, fratello maggiore dello sfortunato operaio – L’altra notte, insieme con la moglie e suoi tre ragazzi, era andato a prendere un amico alla stazione di Napoli: un ragazzo trasferitosi anch’egli per lavoro a Reggio Emilia che trascorrerà le ferie in città. Tutti insieme sono andati sul lungomare di Pozzuoli per mangiare una pizza, poi hanno deciso di recarsi al bar nei cui pressi si è consumata la tragedia». La famiglia Manco sta affrontando la tragedia con compostezza. Non sono in casa Fortuna, Francesca e Vincenzo. C’è invece l’anziana madre dell’operaio e i due fratelli maggiori di Domenico, Antonio e Carmela, che non rinunciano a lanciare due accorati appelli: «Chiediamo maggiore rispetto della legalità per il nostro martoriato territorio. Napoli e la provincia sono diventate una giungla». Poi le recriminazioni lasciano spazio ai ricordi: «Domenico era un ragazzo solare – dice Carmela – aveva una luce particolare negli occhi. A Reggio Emilia stava bene. Si era perfettamente integrato ed aveva acquisito un senso civico che da queste parti è difficile notare». La commozione è visibile anche tra i residenti e i commercianti di corso Umberto. Anche se Domenico tornava nel quartiere sporadicamente, tutti ricordano con affetto quel giovane che molti anni fa aveva deciso di trasferirsi al nord per garantire un futuro migliore alla propria famiglia.
FERDINANDO BOCCHETTI
Il Mattino il 13/08/08