Cento punti per la vendita abusiva del pane: sono stati individuati dall’associazione regionale dei panificatori (Unipam) che nel giorno di Ferragosto, insieme all’assessore provinciale all’agricoltura, Francesco Borrelli, ha svolto sopralluoghi tra Napoli, Giugliano, Afragola, Santa Anastasia, Cercola per individuare le bancarelle che offrivano il pane prodotto dai forni illegali. «Ci sono panificatori che lavorano con assoluto disprezzo della legge – dice Domenico Filosa presidente della Unipan, non hanno licenza per panificare, i loro locali non hanno i requisiti igienici previsti dalla legge, e pagano i dipendenti (spesso extracomunitari in mero)». Un circuito illegale nel quale, denuncia Borrelli, spesso si infiltra la malavita organizzata. E Filosa sostiene: «Le polizie municipali assistono impotenti alla vendita illegale, eppure sarebbero tenute a intervenire». I sopralluoghi di Ferragosto mostrano di tutto: banchetti dove il pane viene assaltato dalle mosche, gente che lo prende con le mani sporche, venditori che non rispettano alcuna regola igienica.
Il dossier, ricco di diverse centinaia di foto, sarà consegnato domani al comandante provinciale dei carabinieri, Gaetano Maruccia. E l’allarme dei panificatori viene confermato dalle cifre: lo scorso anno sono stati circa 750 mila i chili di alimenti sequestrati dai Nas in Campania: 100mila kg di latte e derivati, 10 mila di carne, 20mila conserve, 7 mila tra farina pane e pasta, 8mila di olio, 5 mila di salumi, 25 mila di vino, molti mitili. I capi di bestiame posti sotto sequestro sono circa 2000; 400 i negozi chiusi, 1600 le infrazioni commesse a fronte di 2000. Molti sono gli alimentari prodotti dai clan, la mozzarella di bufala alla diossina viene dai casalesi, il prosciutto crudo degli allevamenti dei Fabbrocino. I Vollaro di Portici per anni, secondo la dda, hanno riciclato i loro guadagni illeciti investendoli in pizzetterie e rosticcerie. I frutti di mare vengono coltivati dai Longobardi, i Fontanella di Torre Annunziata hanno fornito pesce fresco ai ristoranti di lettere e Gragnano. L’acqua minerale arriva da Castellammare, roccaforte dei D’Alessandro, il vino dalla tenuta i Marano dei Nuvoletta. (Fonte Il Mattino)