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Il killer dell’ex premier serbo, sarebbe stato ingaggiato dai clan casertani per uccidere

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Un filo rosso tra la mafia serba e i potenti clan del Casertano, a partire da quelli di Casal di Principe, che da tempo hanno rapporti con la mafia balcanica (armi jugoslave furono trovate nei covi casalesi fin dal 1992). C’è, infatti, una traccia che conduce all’Italia, e in particolare ai santuari della camorra casertana, nelle indagini delle polizie di mezza Europa su Ninoslav Konstantinovic, boss della gang di Zemun, una delle cosche più temute della Serbia e di tutta la ex Jugoslavia, già condannato in contumacia in patria a 35 anni di carcere tra gli esecutori materiali del clamoroso agguato mortale del 2003 contro l’allora primo ministro serbo, Zoran Djindjic.

Lo scrive il giornale belgradese «Blic», solitamente bene informato negli ambienti dei servizi di sicurezza. Secondo «Blic», che cita fonti investigative serbe e olandesi impegnate nella caccia al latitante, Konstantinovic, 30 anni, avrebbe trovato rifugio in Campania ormai da un paio d’anni, protetto e assoldato da un gruppo camorrista a cui – in cambio dell’asilo – renderebbe all’occorrenza servigi da sicario. Le fonti ritengono che l’uomo, dopo essere fuggito dalla Serbia, sia riparato dapprima nei Paesi Bassi – svolgendovi attività di traffico di droga – per poi dirigersi verso Napoli e Caserta una volta sentitosi braccato dalla polizia olandese.


Il killer Ninoslav Konstantinovic.

Esse ipotizzano che «possa aver già partecipato» ad agguati o regolamenti di conti perpetrati di recente su commissione della camorra: dall’assassinio di Raffaele Granata, padre del sindaco di Calvizzano (ucciso a Varcaturo ad inizio luglio perché non aveva pagato il pizzo ai casalesi), a quello del pregiudicato Ciro Maisto, avvenuto a Secondigliano. Noto alle pagine della cronaca nera balcanica (e non solo) da almeno una mezza dozzina d’anni, Konstantinovic è ritenuto un killer professionista di spietata efficienza, ma anche un trafficante di stupefacenti con connessioni internazionali e un capobanda riconosciuto all’interno del clan di Zemun: gruppo malavitoso organizzato che prende il nome da un sobborgo di Belgrado, cresciuto negli anni ’90 all’ombra di settori d’apparato dell’ex regime di Slobodan Milosevic.
Proprio a questa cosca – e a Konstantinovic in prima persona – gli inquirenti serbi attribuiscono fra l’altro un ruolo logistico-esecutivo chiave nella presunta cospirazione politico-criminale costata la vita nel 2003 al premier Djindjic, già leader dell’opposizione democratica al vecchio regime.

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Corriere del Mezzogiorno il 22 agosto 2008

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