Aveva chiesto di rinviare l’udienza, aveva chiesto la presenza dei suoi avvocati di fiducia. Richieste espresse in videoconferenza, dal monitor collegato con il carcere milanese di Opera, dove è recluso il capo di Cosanostra Totò Riina. Lui, il «capo dei capi», ha anticipato la decisione del gup napoletano Fallarino e ha chiesto di tornare in cella, per non assistere all’ultima condanna firmata sul suo conto. E infatti condanna è stata. Ergastolo per la strage di Poggio Vallesana, per aver mandato Brusca in Campania a sciogliere nell’acido i presunti responsabili dell’omicidio di Ciro Nuvoletta, fratello dei boss di Marano Lorenzo e Angelo Nuvoletta. Un’inchiesta del pm anticamorra Paolo Itri che vale l’ultima condanna al carcere a vita per il numero uno della cupola dei corleonesi. Ergastolo per i cinque delitti consumati a Marano, il 19 settembre del 1984, quando bastarono pochi minuti per sciogliere nell’acido i corpi di Vittorio e Luigi Vastarella (rispettivamente padre e figlio), Gennaro Salvi, Gaetano Di Costanzo e Antonio Mauriello. Una carneficina costata l’ergastolo per il boss maranese Angelo Nuvoletta e i killer Giovanni Brusca, il «chimico» di «cosanostra» esperto nella liquefazione dei cadaveri nell’acido solforico, e per Luigi Baccante. L’ultimo ordine di cattura gli era stato notificato dal nucleo operativo del comando provinciale di Napoli, guidato dal colonnello Gaetano Maruccia. La guerra di mafia dei primi anni Ottanta in Sicilia si trasferì in Campania, stando alle accuse del pm. Vide il gruppo dei corleonesi di Riina-Provenzano-Liggio strappare a colpi di morti e vendette la leadership di «cosa nostra» ai palermitani dei Bontate-Badalamenti-Riccobono. Accanto a Riina, il gruppo di Angelo Nuvoletta e Valentino Gionta, mentre il cartello di Alfieri e Bardellino sostenne l’altro schieramento. l.d.g.
Il Mattino il 24/09/08


