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DAI PIZZINI LA MAPPA DEI NEGOZI RICATTATI PER FINANZIARE I BOSS

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Una lista di obiettivi, l’elenco dei negozi e delle imprese che devono finanziare l’ala militare del clan dei Casalesi e la guerra che Giuseppe Setola e i suoi amici hanno dichiarato allo Stato. Un «pizzino» dopo l’altro, un appunto dopo l’altro: il collage dei foglietti strappati e sminuzzati da Cirillo, Spagnuolo e Letizia negli attimi che hanno preceduto il loro arresto, martedì mattina, non è stato ancora completato ma il quadro sinora ricostruito conferma l’obiettivo da rapina del commando dei killer. Anche la ditta di onoranze funebri di Luciano Russo era parte di quell’elenco. Anche negozi e supermercati di Licola, Giugliano, Monteruscello. L’area interessata al conflitto di camorra, dunque, è ben più vasto dell’agro aversano e del litorale domizio, storiche aree d’influenza del clan. E man mano che gli investigatori ricostruiscono la mappa, trova conferma l’ipotesi che la stagione di sangue sia frutto di una regia di cartello. Cioè, delle famiglie Schiavone, Iovine, Zagaria e Bidognetti, con l’appoggio dei Mallardo, alleati anche nella decisione di dare una risposta forte e sanguinosa ai processi, alle condanne all’ergastolo, alle confische dei beni che hanno assottigliato sensibilmente le casse dell’organizzazione. È stato Giuseppe Setola a sparare, giovedì mattina, in via Oasi del Sacro Cuore. Lui assieme ad almeno altre due persone. Su questo il pool della Dda che indaga sui Casalesi non ha dubbi. Ma la conferma dell’identificazione dei killer fa aumentare l’inquietudine e la preoccupazione sull’evoluzione della guerra. Mentre si intensificano gli sforzi investigativi per arrivare alla cattura del gruppo di fuoco, si rafforzano le misure di sicurezza adottate nei mesi scorsi a protezione dei soggetti sensibili: imprenditori minacciati, titolari di aziende che potrebbero entrare nel mirino di Setola, commercianti. Obiettivi indicati anche dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, rispetto all’impiego dei militari. Maglie più strette anche per le persone già sottoposte a tutela, come gli stessi magistrati della Dda e le toghe che hanno indagato, pure in passato, sul clan dei Casalesi, come il giudice Raffaele Cantone che abita poco lontano dal luogo dell’ultimo agguato. La cui dinamica è stata sostanzialmente ricostruita ma il cui movente appare ancora nebuoloso, pur rafforzandosi l’ipotesi che anche Russo fosse tra quanti dovevano pagare la tangente. Molto ci si aspetta dalle perizie balistiche sulle armi sequestrate martedì dai carabinieri nei nascondigli dei tre killer latitanti. Il Racis sta effettuando le comparazioni con tutti i bossoli recuperati sui luoghi della strage di Castelvolturno e di tutti gli omicidi commessi da maggio a settembre. Sarebbe stata già esclusa, invece, la compatibilità con i bossoli trovati nell’ufficio di via Oasi del Sacro Cuore, a Giugliano: il segno che nell’agguato sono state usate armi in dotazione a Setola e non a Cirillo, Spagnuolo e Letizia, e probabilmente mai impiegate negli altri omicidi.



ROSARIA CAPACCHIONE

Il Mattino – 4 OTT 2008

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