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martedì, Luglio 2, 2024
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Studente accoltellato alla fermata del bus

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NAPOLI – Per difendere il telefonino ha rischiato la vita. Perché se il suo aggressore avesse affondato appena un po’ di più i fendenti diretti al petto oggi staremmo scrivendo di un sedicenne ucciso, vittima di una rapina.
Le ferite al torace, alla spalla e a un braccio riportate da Raffaele R. – studente del Fermi, sedici anni, quarta classe, buon profitto scolastico – si rimargineranno in una decina di giorni. Per dimenticare lo spavento Raffaele impiegherà molto più tempo.
L’aggressione, la seconda dello stesso genere in meno di due mesi in quella zona, si è verificata venti minuti dopo le 9 di ieri mattina in via Don Bosco, all’altezza di una fermata del bus. Raffaele, che, a suo dire, aveva fatto tardi a scuola, era diretto a casa, a Frattamaggiore, quando si è imbattuto nei banditi: un ragazzo più o meno la sua età e un giovane sui venti anni. I due gli hanno ordinato di consegnare il cellulare, lui si è rifiutato e il più giovane dei banditi gli ha sferrato quattro fendenti. Poi si sono dati alla fuga mentre il sedicenne è stato soccorso e portato all’ospedale di via Doganella dove i sanitari lo hanno medicato, giudicandolo guaribile in dieci giorni.
Due ore più tardi al Fermi. Il preside, Rosvaldo Firera, da cinque anni al vertice dell’istituto – novecentocinquanta allievi che frequentano turni diurni o serali non è stato ancora informato di quanto è accaduto in via Don Bosco al suo studente di quarta. Né, nell’istituto di corso Malta, si è ancora appresa la notizia del ferimento. Quando comunichiamo al preside dell’episodio, il dirigente scolastico si attacca al telefono, chiama all’ospedale di via Doganella per sapere come sta Raffaele. E solo quando viene tranquillizzato sullo stato di salute del ragazzo parla al cronista. «È il secondo episodio in due mesi. Nonostante la presenza frequente di una volante che abbiamo ottenuto direttamente dal questore Malvano dopo l’altro episodio…».
Il preside poi spiega: «Se fosse accaduto in prossimità della scuola lo avremmo saputo subito, c’è sempre qualche studente nei paraggi, una vicenda di questo tipo sarebbe stata riferita immediatamente».
«A mio parere – riprende il preside Firera – è arrivato il momento di assecondare una mia precisa richiesta presentata sia ad alcuni assessori comunali e rappresentanti della circoscrizione che alla polizia. Ovvero predisporre un sistema di videosorveglianza nelle immediate vicinanze della scuola. Rappresenterebbe un deterrente per i malintenzionati».
Secondo il preside Firera un’altra soluzione per rendere corso Malta meno aggredibile dai delinquenti potrebbe essere la realizzazione di un allacciamento della strada (che è cieca) a via Don Bosco. «In questo modo – spiega il preside – la strada sarebbe più trafficata, meno isolata. E le aggressionis arebbero così meno frequenti».
Parla l’insegnante Giuseppe Angiolino, docente di meccanica: «Raffaele è un bravo ragazzo, lo conosco bene, è mio allievo e abitiamo entrambi a Frattamaggiore. Studioso, preparato. Quanto gli è accaduto è inquietante. Spero che dimentichi presto questa brutta avventura.




http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20030525/CIRC_NORD/36/VOLA.htm

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«Ho pensato: ora mi ammazzano»



Sono arrivato a scuola in ritardo, il portone era già chiuso. Allora ho deciso si tornarmene a casa, a Frattamaggiore, e mi sono avviato verso la fermata del bus. A un certo punto, ero già in via Don Bosco, a diverse centinaia di metri dall’istituto, sono stato affrontato da quei due delinquenti».
Raffaele R, sedici anni, quarta classe all’Enrico Fermi, racconta la sua brutta avventura. «Evidentemente – ipotizza – mi stavano seguendo dal corso Malta, avevano visto che avevo il telefonino e hanno deciso di prenderselo». Raffaele si imbatte nei due rapinatori alle 9,20 in punto.
«Il più grande poteva avere una ventina d’anni, il più giovane la mia età. Non ho visto subito che erano armati di coltello e così, quando mi hanno detto di consegnare il cellulare ho resistito, ho detto che non ci pensavo neppure. Invece il più giovane era armato e così mi ha dato quattro colpi. Ho avuto paura che mi uccidessero. Sono caduto per terra, sanguinante. Mentre loro, quei due maledetti, scappavano via», ricorda ancora Raffaele R. E spiega: «Ho telefonato al 113, è venuta una Volante, mi hanno accompagnato all’ospedale più vicino, quello di via Doganella. I medici mi hanno ricucito le ferite al pronto soccorso, mi hanno detto che non erano gravi, che non sarei morto. Poi sono arrivati i mei genitori, i dottori li hanno tranquillizzati. Tant’è vero che mi hanno detto che sarei guarito in una decina di giorni. Ho rinunciato al ricovero, poi sempre con la polizia sono andato al commissariato Vasto-Arenaccia dove ho raccontato ogni cosa, alla presenza dei miei genitori».
«Quado sono tornato a casa mi ha telefonato il preside, gli ho raccontato come sono andate le cose. Ora spero di riprendere presto ad andare a scuola e a dimenticare questa brutta avventura. La stessa che, un paio di mesi fa è capitata a un altro ragazzo che va all’Itits, un’alta scuola che sta sempre al corso Malta» conclude il giovane il cui profitto, assicurano i suoi prof, è stato sempre buono.




MARISA LA PENNA – IL MATTINO Domenica 25 Maggio 2003

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