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VILLARICCA, AMMAZZATI SUOCERO E GENERO

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VILLARICCA – Sono stati massacrati nella loro auto ieri verso le 9 al corso Italia di Villaricca con oltre venti colpi di pistola e fucile caricato a pallettoni dopo una fuga rocambolesca in auto. Si tratta di suocero e genero, pluripregiudicati, uno agli arresti domiciliari ma con il permesso di uscire dalle 9 alle 12, l’altro scarcerato martedì scorso: Guido Cerqua, 53 anni, e Giuseppe Comune, 31 anni. I killer erano tre.
Suocero e genero erano su una Fiat Uno guidata dal Cerqua. Avevano appena imboccato il corso Italia dalla Circumvallazione esterna quando sono stati affiancati da una Volkswagen con i sicari. L’autista dell’auto tedesca con una manovra improvvisa ha speronato la Fiat Uno tentando di gettarla fuori strada. Il Cerqua che guidava è, però, riuscito ad evitarlo ed ha accelerato sperando di sfuggire mentre i killer aprivano il fuoco. È stato raggiunto appena cento metri più avanti e tamponato. È finito contro un tir in sosta dinanzi ad un’agenzia di trasporti, a poca distanza dal cimitero ed è rimasto, così, intrappolato con il genero all’interno della vettura, ferito non solo per l’impatto contro il camion ma anche per essere stato raggiunto da alcuni dei proiettili esplosi durante l’inseguimento.
A quel punto due dei killer sono scesi: uno impugnava una pistola calibro 9 e l’altro un fucile calibro 12 caricato a pallettoni. Si sono avvicinati alla Fiat Uno ed hanno fatto fuoco all’impazzata. Cerqua e Comune non hanno avuto scampo: sono stati colpiti da una gragnuola di proiettili alla testa, al torace ed all’addome e sono morti all’istante. I sicari, alla fine, hanno sparato il colpo di grazia alla nuca dei due pregiudicati e, risaliti sulla Volkswagen, sono scappati. L’allarme è stato dato subito e sul posto sono arrivati i carabinieri della compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Gianluca Trombetti e dal tenente Orazio Ianniello che hanno iniziato le indagini. Dai primi accertamenti si rileva che il movente del duplice omicidio vada ricercato in uno sgarro nello spaccio di stupefacenti. Insomma potrebbero non aver pagato una partita di droga o aver tentato di rendersi indipendenti dall’organizzazione che li riforniva e per la quale avrebbero lavorato.
Il Cerqua aveva precedenti per una serie lunghissima di reati contro il patrimonio, dalla rapina alla ricettazione, passando per il porto d’armi. Il genero aveva, invece, numerosi precedenti, proprio per droga ed era stato scarcerato da qualche giorno, con l’obbligo della firma, dopo aver scontato una condanna per spaccio.
I carabinieri non escludono che il delitto possa essere maturato negli ambienti malavitosi di Villaricca legati al clan Ferrara ma sembrerebbero maggiormente persuasi che possa essere stato ordinato dai clan dell’agro aversano o di Secondigliano. Il Cerqua aveva, stando ad alcune indiscrezioni, legami con elementi di spicco della criminalità organizzata dell’Aversano. Suo genero aveva, invece, consolidati rapporti con ambienti criminali di Secondigliano. In tutte le occasioni in cui era stato arrestato per spaccio era stato, infatti, “pizzicato” nel quartiere napoletano ed è qui che si concentrano ora le indagini dei carabinieri. ANTONIO POZIELLO

Il Mattino 4 luglio 2003





LO SCENARIO CRIMINALE




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Prima del duplice omicidio di ieri, a Villaricca, come in tutto l’agro giuglianese, vigeva da anni una vera e propria pax camorristica. I clan usciti vincenti dalle guerre degli anni ’80 avevano saldamente il controllo dei traffici illeciti. A Villaricca, in particolare, l’ultimo omicidio di camorra risale al 1999. In quell’anno se ne registrarono quattro e le vittime furono pregiudicati di Napoli coinvolti, anche se di riflesso, nella guerra tra clan tra i Contini ed i Mazzarella.
L’ultimo morto ammazzato eccellente avvenuto a Villaricca e legato al controllo malavitoso del territorio risale, però, al novembre 1990, quando i killer dei Ferrara, meglio noti come “magliarana”, eliminarono Domenico Tambaro, fino a quel momento elemento di spicco dello stesso clan. Per gli investigatori, quell’omicidio portò ai vertici dell’organizzazione malavitosa Domenico Ferrara, nipote del capo storico della cosca, Raffaele, assassinato a sua volta nel 1983 mentre rientrava a casa. I Ferrara hanno mantenuto da sempre rapporti strettissimi con i casalesi.
Raffaele Ferrara era ritenuto un elemento di primissimo piano del clan Bardellino. I Ferrara hanno, però, da sempre mantenuto legami strettissimi anche con i potenti vicini, i Mallardo di Giugliano. E su questo vi sono numerose conferme, non ultima la presenza di numerosi affiliati ai Ferrara al matrimonio di un pregiudicato ritenuto un elemento di primissimo piano dei Mallardo. Questi ultimi detengono saldamente il controllo sul territorio di Giugliano e Qualiano e sono, con i Contini ed i Licciardi, tra i fondatori dell’Alleanza di Secondigliano.
Fino al 1986 il controllo degli affari illeciti a Giugliano era sotto il controllo di quattro gruppi malavitosi: i Mallardo, i D’Alterio (federati ai primi), i Misto ed i Nappo. Negli anni successivi i Misto furono decimati dai Mallardo che convissero però con gli altri due gruppi fino al 1990, quando con l’eliminazione di Pietro Nappo il gruppo a lui facente capo divenne un sorta di costola dei Mallardo. L’anno successivo, in un sol giorno, i Mallardo eliminarono i tre fratelli D’ Alterio, uno dei quali era cognato di Felice Mallardo, divenendo, così, padroni assoluti della città. Negli anni successivi, chiunque ne abbia sfidato autorità e potere è stato barbaramente eliminato: Giuseppe Di Falco e Vincenzo Pollastro, nel 1997; Raffaele Basile, i due cugini Sabatino Martino ed un terzo cugino, Nicola Riccio, nel 1998.
Un altro clan di primissimo piano dell’agro giuglianese è quello dei Nuvoletta, che tiene saldo il controllo di Marano, nonostante le forze dell’ordine gli abbiano negli ultimi anni inferto colpi durissimi con l’arresto dei vertici della cosca, legata alla mafia siciliana.
a.p. – Il Mattino 4 luglio 2003




IL DOLORE DEI PARENTI




dall’inviato a VILLARICCA



Urla, pianti, grida strazianti. Al corso Italia di Villaricca arrivano uno alla volta i parenti e gli amici delle vittime. Prima poche persone, poi un vero e proprio esercito. Il dolore è grande. Altrettanto l’orrore per quei corpi crivellati dal piombo. “Papà che ti hanno fatto? Fatemi vedere papà mio”. E’ il grido della figlia 24enne di Guido Cerqua. Non sa ancora che in quell’auto c’è anche il corpo senza vita del fidanzato, Giuseppe Comune di 31 anni. Poi qualcuno le dice tutto. Lei sembra non capire. “No, non è possibile. Perché proprio loro? Perché?”. Urla, sgola, cerca di divincolarsi dagli amici che la tengono stretta. “E’ meglio che li ricordi com’erano prima” prova a spiegarle un parente. Poco dopo arriva il fratello del 31enne. “Dove sta, fatemelo vedere. È mio fratello, devo passare”. Sbraita, lancia invettive contro i carabinieri. Si allontana di qualche passo, poi torna indietro. “Mi dovete far passare. Dove l’avete portato?”. Arriva anche la moglie di Cerqua. “Ma che mi state dicendo? Non è vero. Guido si era tolto da mezzo agli impicci. Andava a lavorare”. Anche lei vorrebbe vedere i corpi, ma le forze dell’ordine preferiscono risparmiarle quell’atroce scena di morte. La folla, intanto, aumenta. “Hanno fatto uno sgarro” mormora qualcuno. Al bar Santopaolo, a venti metri dall’agguato, si commenta il regolamento di conti. “In fondo Giuseppe era un bravo ragazzo” dice un cliente mentre sorseggia il caffè. “No, non c’è alcuna differenza tra i killer e loro. Gentaglia: nient’altro” obietta il giovane barista. Un pizzetto curato incornicia il viso segnato dallo sgomento. “Hanno cominciato a sparare poco più avanti del locale. Ho sentito i colpi distintamente” ricorda. Per il resto tutti tacciano. Nessuno ha visto. Nessuno ha sentito. Il silenzio e lo strazio sono nell’aria, tra le villette a schiera verdi e bianche che fiancheggiano corso Italia, a ridosso del cimitero e la circumvallazione esterna. Paura, preoccupazione mista a terrore: la si legge chiaramente nei volti della gente. Nessun commento, cancellate le ipotesi, in tanti preferiscono tacere. Il duplice omicidio di Villaricca non è solo la morte di Guido Cerqua e Giuseppe Comune, ma anche della tranquillità davanti al riesplodere della violenza sanguinaria. Era parecchio tempo, infatti, che le armi della camorra avevano smesso di uccidere da questi parti. A corso Italia regna la paura e la gente non se la sente di parlare, di commentare. Non è l’omertà complice che copre i criminali. Qui si preferisce dimenticare, aspettare che il tempo cancelli la follia sanguinaria. Esplosa in una calda mattinata di inizio luglio.


UGO FERRERO

Cronache di Napoli 4 luglio 2003

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