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venerdì, Aprile 19, 2024
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Il sacrificio di Annalisa per il riscatto di Forcella
Avvenire del 31 marzo

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In quindicimila ai funerali Il parroco: «Chi opera il male deve sapere che c’è la legge e la legge farà il suo corso»





Un dolore muto, attraversato dalla rabbia e dallo sgomento, ma senza eccessi, riempie le alte navate della chiesa di San Giorgio Maggiore. Non c’è mamma Carmela, troppo provata, ma papà Giovanni ha trovato la forza di gioire quando gli hanno riferito che all’ospedale del Bambin Gesù di Roma si era concluso l’intervento per il trapianto del cuore della sua bambina, che ora batte nel petto di una piccola di sei anni, ed ha accettato con semplicità il commosso grazie dei genitori del bambino di Ragusa che vivrà con il fegato di Annalisa. Nelle prossime ore si saprà quanti altri bimbi torneranno a sorridere grazie alla povera Annalisa. È stato l’unico momento in cui il dolore si è allentato, le lacrime si sono fermate come quando alle prime luci del giorno papà Giovanni è stato informato che avevano catturato Salvatore Giuliano. «Gli devono dare l’ergastolo. A lui e a tutti gli altri», ha detto mentre ringraziava i poliziotti che gli avevano promesso, all’indomani dell’omicidio di Annalisa, che avrebbero preso l’assassino. «Lo Stato deve fare qualcosa per Napoli. Sono nato a Forcella e qui ho sempre lavorato. Ma in strada ci sono tanti bastardi, troppi. Noi che non abbiamo fatto mai niente di male, cosa abbiamo da spartire con gente così?», chiede mentre le lacrime ricominciano a sgorgare. Centinaia e centinaia le persone presenti nel giorno del dolore, quindicimila, forse di più. La chiesa, la piazzetta dei Mannesi, il vico non riesce a contenerle tutte e la folla si spande verso via Duomo e verso altri vicoli, quelli dei decumani e dei Tribunali. Decine le corone di fiori sul sagrato della chiesa. Palloncini azzurri mossi dal vento pendono dalle cancellate e dalla recinzione del cantiere che occupa metà piazzetta. Dentro, sull’altare, accanto al feretro bianco, coperto dal velo della Prima Comunione, la fotografia di Annalisa sorridente e il suo telefonino. Alla sinistra del pulpito il coro composto dai bambini di Forcella, a destra i compagni di scuola. All’esterno volantini che riportano semplici messaggi e il banchetto per raccogliere le firme, un appello alla pace, una richiesta di sicurezza. No alla camorra, no alla violenza dicono due donne che hanno il coraggio di firmarsi con nome e cognome a Forcella, nel quartiere che da sempre si nutre di terrore e di omertà. Nell’omelia il parroco don Luigi erola ha puntato proprio sul senso della legalità: «Che il sacrificio di Annalisa non risulti vano – ha detto -. Papà e mamma hanno voluto che da questo sacrificio nascesse altra vita». E poi una speranza: «Chi opera il male prima o poi deve sapere che c’è la legge, la legge farà il suo corso. Forcella risorgerà, sarà un quartiere modello».
La commozione si è fatta se è possibile più intensa quando durante la funzione un’amica ha letto alcune poesie che Annalisa scriveva in un quadernone. Parole semplici, dove la rima non c’è e se ci sono somigliano tanto a quelle delle canzoni neomelodiche che Annalisa amava. Parla di Paradiso, Annalisa, nei suoi versi di quattordicenne e quei pensieri hanno sparso tra la folla un senso di profezia perché tutti sono sicuri che Annalisa sia lì.





La rabbia di un quartiere e le lacrime degli amici per «l’angelo biondo»





Fa tenerezza quella “i” in mezzo alla parola “angeli” scritta con la penna rossa sotto la foto sorridente di Annalisa, sul “bristol” bianco da disegno. Quella “i”, invadente, aggiunta, diventa l’unione visibile tra questo mondo, dove Annalisa è «l’angelo biondo di Forcella», e l’altro, dove Annalisa sarà «l’angelo più bello del Paradiso». Di messaggi così, grandi e piccoli, di striscioni, di fiori, è piena tutta Vicaria Vecchia, fino al confine con via Duomo dove si affaccia la chiesa di San Giorgio Maggiore, la stessa dove fin dal mattino è stata allestita la camera ardente e dove nel pomeriggio Forcella e Napoli a lutto hanno salutato Annalisa. Uno striscione firmato dalle amiche di vico Maiorano porta scritta una dedica: «Nei nostri cuori è rimasto inciso un sorriso di un fiore che mai appassirà». E un altro: «Alla dolce Annalisa, sarai sempre nei nostri cuori». Sono l’espressione di un quartiere che più passano le ore più trova il coraggio di parlare intorno alla bara di Annalisa. «Siamo contentissimi che l’hanno preso» dice una donna riferendosi all’arresto di Salvatore Giuliano. «Deve pagare per quello che ha fatto a mia cugina», incalza una giovane. Per la prima volta a Forcella si commenta ad alta voce un fatto di camorra, parole di condanna. Il sangue versato di Annalisa dà quel coraggio che in decenni e decenni è mancato per reagire, per denunciare. Una novità che ora fa sperare e che convince il questore Franco Malvano a proseguire sulla strada intrapresa per assicurare legalità e sicurezza a Forcella e che gli fa dire come per la prima volta la polizia è stata accolta bene nel quartiere dove i Giuliano, quando ancora comandavano, non permettevano l’accesso a nessuno che non fosse dei loro e che fino a ieri si dimostrava ostile alle forze dell’ordine, rappresentanti di uno Stato che aveva tolto l’unica fonte di vita, il contrabbando. Presente in chiesa con il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, il sindaco Rosa Russo Iervolino commenta: «L’operazione delle forze dell’ordine rassicura fortemente i cittadini. La continua sinergia con il Ministero dell’Interno, dimostrata anche dalla presenza domenica a Napoli del vicecapo della Polizia De Sena e l’assidua, intensa attenzione personale del ministro Pisanu, con il quale sono in costante contatto, costituiscono un altro elemento fortemente positivo. Occorre quindi – conclude – che i cittadini di Napoli non si scoraggino e che la città continui nella sua lotta per la legalità: il modo migliore per ricordare Annalisa».



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trapianti

Quattro vite salvate con generosità




Sono quattro le vite salvate da Annalisa. Un trapianto cuore-polmone ha permesso di salvare una bimba di 6 anni, ormai in fin di vita. Il fegato è andato ad un ragazzino ragusano. Un rene è destinato al Policlinico di Napoli, un altro al Bambin Gesù di Roma. Ma di Annalisa saranno usate anche le cornee. Il cuore della quattordicenne napoletana uccisa per errore in un agguato di camorra sabato sera nel quartiere di Forcella, batte già nel petto della bimba ora ricoverata al Bambin Gesù. Era in fin di vita per una grave insufficienza cardiaca. L’intervento si è concluso poco prima dell’una di ieri, coperto dal più stretto riserbo. Sta bene anche il ragazzino ragusano che soffriva di una grave insufficienza epatica terminale. La mamma ha ringraziato pubblicamente la famiglia della ragazza uccisa.






Preso Giuliano: è accusato di omicidio
Il pregiudicato si nascondeva a casa del cognato Davanti al pm ha negato di essersi protetto con il corpo della ragazza e di avere sparato



Omicidio volontario e porto illegale di pistola sono le accuse mosse dal pm Raffaele Marino, della Direzione Distrettuale Antimafia napoletana, a Salvatore Giuliano, arrestato all’alba di ieri dalla Guardia di Finanza di Napoli a Pomigliano d’Arco, grosso centro del vesuviano, dove si nascondeva a casa di un cognato, anche lui in stato di fermo per favoreggiamento. Salvatore Giuliano, obiettivo e vittima mancata dell’agguato camorristico di sabato sera, è da ieri mattina in isolamento al carcere di Poggioreale ed ha respinto tutte le accuse. Al magistrato ha solo spiegato che la vendetta era il motivo dell’agguato costato la vita alla giovane Annalisa Durante. «Per il mio cognome» ha detto solo negando invece di possedere un’arma, di avere sparato, di essersi protetto dietro al corpo di Annalisa. Per quattro ore ha risposto alle domande del magistrato, ha spiegato che era in quella via ad attendere l’arrivo della sua fidanzata, ma la sua ricostruzione non avrebbe convinto gli inquirenti. Con il suo fermo, comunque, si è arrivati a una svolta nelle indagini che si stanno decisamente indirizzando verso Salvatore Giuliano quale autore dell’omicidio di Annalisa. Potrebbe essere stato infatti lui a colpirla, nonostante l’interessato abbia smentito, durante la fuga forse davvero facendosi scudo con il corpo della ragazza, afferrandola per i capelli, come hanno affermato sin dal primo momento alcuni testimoni che sabato sera erano in Vicaria Vecchia e che hanno assistito alle concitate e allucinanti fasi della sparatoria. Saranno però gli esami del proiettile che ha raggiunto Annalisa alla nuca, uccidendola, e di una ciocca di capelli ritrovata sul luogo dell’agguato a confermare o meno l’ipotesi investigativa. Durante l’operazione eseguita lunedì pomeriggio in tutta Forcella da 180 uomini sono state inoltre arrestate sette persone per vari reati, mentre non si ferma la caccia a due dei quattro killer già identificati e appartenenti al clan Mazzarella, che con i Misso controlla il quartiere dopo il declino del clan Giuliano, di cui Salvatore, pregiudicato ventenne, criminale comune, condannato per estorsione e uscito dal carcere solo nel dicembre scorso, nipote del più famoso «Loigino ’o lione» ora pentito eccellente, avrebbe voluto raccogliere le briciole per cominciare una «brillante» carriera di boss.




VALERIA CHIANESE – AVVENIRE DEL 31 MARZO 2004

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