NAPOLI. Un unico killer maldestro per una missione omicida, portata a segno in una piazza Sannazaro che comincia a popolarsi per il by-night del sabato sera. Ha sparato sei volte il giovane sicario – vent’anni o poco più – che ieri sera, qualche minuto dopo le 20, voleva assassinare un minorenne, rampollo di una famiglia di noti camorristi che spadroneggia a poche centinaia di metri dal luogo dell’agguato. Ha sparato per uccidere ma ha colpito in parti non vitali. Tant’è che il minorenne (compirà 18 anni il prossimo 19 aprile) dopo un intervento chirurgico protrattosi poco più di un’ora, è stato giudicato fuori pericolo dai sanitari del Loreto Mare ed ha finanche risposto alle domande del vicequestore Maurizio Vallone, dirigente della sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile. Fedina penale pulita, a parte qualche denuncia per spaccio. Secondo gli investigatori l’attività del giovane sarebbe il traffico di stupefacenti. E forse è proprio la vendita di droga alla base del regolamento di conti. Ma su questo la polizia non si sbilancia. Quando il minorenne è stato affrontato dal killer era in compagnia di tre amici. Il giovane armato lo ha avvicinato, gli ha chiesto conferma del nome (evidentemente non lo conosceva personalmente), poi ha fatto fuoco. Panico tra i passanti, nei locali che cominciavano a riempirsi, tra gli automobilisti (il raid è avvenuto in via Giordano Bruno, a pochi passi dalla piazza. Il giovane sanguinante è stato trasportato da un automobilista dapprima al Loreto Crispi, poi al Loreto Mare dove in una mancita di minuti si è ritrovata la folla di parenti e amici del ragazzo. È arrivata la mamma in lacrime (la donna è vedova di un boss morto 5 anni fa per overdose), e poi le zie, i cugini, gli amici. Solo quando un medico ha detto che il giovane se la sarebbe cavata la folla si è calmata. Intanto mentre proseguono le indagini per identificare gli autori dell’agguato, sul luogo del raid si raduna una piccola folla di curiosi. Un gruppetto di ragazzi si ferma a pochi passi dai nastri bianchi e rossi, che transennano la zona. In strada anche alcuni abitanti che hanno trovato il coraggio di scendere di casa, solo dopo aver visto le volanti della polizia (sul posto anche alcune pattuglie di carabinieri e auto dei vigili urbani) e gli uomini della Scientifica, intenti a raccogliere indizi utili per le idagini. Sul selciato quattro cartellini, numerati in progressione, ad indicare altrettanti bossoli rimasti sul selciato. Uno, sotto una Fiat Punto blu ed altri tre sparsi lungo la carreggiata. Poco più in là una lunga striscia di sangue ed un accendino di plastica cerchiati di gesso ed evidenziati da due lettere. «Ma tu capisci – dice una ragazza con un giubbino nero e gli occhi azzurri – noi due siamo arrivate in anticipo e ci eravamo fermate un attimo, davanti al bar, neanche due metri da dove hanno sparato. Meno male che abbiamo deciso di fare due passi. Perchè, quando siamo tornate per l’appuntamento con gli altri, la polizia ci ha fatto allontanare dicendo che avevano sparato». In corrispondenza con le macchie di sangue ci sono due negozi, un vetraio ed un «tagliacapelli» entrambi con le saracinesche abbassate. Di lato un bar pasticceria. «Io ero alla macchina del caffè – dice uno dei baristi con il volto terreo – all’improvviso ho sentito tre quattro colpi ed ho visto una decina di persone entrare di corsa nel locale, gridando: «stanno sparando, stanno sparando» ed io senza pensarci su, ho chiuso tutto». «La verità – dice un cameriere di una pizzeria a pochi passi – è che ci stiamo abituando a tutta questa violenza». «Non si può più vivere a Napoli – aggiunge il titolare di un bar, tradizionale ritrovo di ragazzi il sabato sera – Ormai si spara dovunque ed a qualunque ora. Appena sabato scorso quella povera ragazza a Forcella e ora anche a Mergellina». Altra gente scende dai pullman alla fermata di via Giordano Bruno, proprio davanti al luogo della sparatoria. Guardano i cerchi bianchi sul selciato si fermano un attimo per cercare di capire cosa è accaduto, ma appena si rendono conto che c’è stata una sparatoria scappano via commentando: «È peggio del Far West. Ormai fa paura anche solo far uscire di casa i nostri figli. Speriamo solo che non c’è andato di mezzo ancora un innocente».
ANNA MARIA ASPRONE
MARISA LA PENNA
IL MATTINO 4 APRILE 2004