diFRANCESCO VASTARELLA
GIUGLIANO. «Situazione nera, anzi nerissima». Parole pesanti del commissario Corrado Catenacci, che ha tra le mani un bollettino di guerra, tra rifiuti in strada, proteste, incendi di cassonetti in tutta la provincia di Napoli, dall’area flegrea a quella vesuviana. «Senza discarica, se continua quel che sta avvenendo a Giugliano, l’immondizia resterà in strada», puntualizza Catenacci.
E sale di nuovo alle stelle la tensione per l’arrivo annunciato dei camion nella discarica di Settecainate, requisita lunedì alla Fibe per depositare scarti di Cdr, incendiata martedì notte, presa di mira dalla guerriglia ieri. Nella notte un presidio di 300 residenti, copertoni lungo il sentiero che porta alla cava, macchine di traverso sulle altre strade, massi e rami d’alberi, pietre. Due sindaci in testa, Francesco Taglialatela di Giugliano e Michele Schiano di Qualiano. E c’è anche il parroco don Carlo Villani. All’una una densa nuvola di fumo si sprigiona vicino alla cava: forse un nuovo incendio, forse solo un copertone bruciato.
Ambientalisti e residenti si mobilitano sin dal pomeriggio: «I camion non passeranno. Non consentiremo quest’altro scempio». Ma ci sono anche gruppi marginali di sconosciuti che organizzano un’autentica guerriglia, come hanno dimostrato di saper fare l’altra notte, quando sono state lanciate bottiglie incendiarie nella cava e i mezzi di soccorso prima di passare sono stati bloccati per tre ore.
A Varcaturo, località rivierasca di Giugliano, una lunga notte di attesa e proteste. Tanto che sin dalla mattina a Napoli viene predisposto dalla Questura un massiccio intervento delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri con i blindati, per consentire ai mezzi di raggiungere la cava e applicare il decreto prima di requisizione della discarica e poi di utilizzo per l’emergenza.
«Collaborazione, collaborazione, collaborazione. Da Giugliano mi aspetto un gesto di buona volontà, la Campania è al collasso», invoca Catenacci rivolto ai cittadini. Si riferisce alla raccolta differenziata ma anche ai residenti di Giugliano a cui chiede di accettare l’ennesimo sacrificio per la presenza di una discarica. In altre parole, un invito a evitare le proteste, a desistere. Un appello che però a nulla serve. Ieri mattina cortei e blocchi in vari punti contro l’utilizzo della cava di Settecainate. Nel pomeriggio un continuo viavai per presidiare e bloccare il sentiero di accesso alla discarica e mettere ostacoli lungo il percorso. In serata un corteo, con il parroco Villani, un gruppo di politici e amministratori. E poi la lunga notte in attesa dei camion di cui si parla da giorni.
L’altra notte la prova generale della guerriglia, con autentiche manovre diversive e strategia militare. Un incendio di copertoni davanti al sentiero che porta alla cava. Un blocco a via Ripuaria. Cassonetti incendiati all’uscita della Variante della Tangenziale. Un bellissimo pino secolare abbattuto e dato alle fiamme da sconosciuti per bloccare la strada. Un incendio in via San Nullo, dall’altra parte della strada che porta alla discarica. Insomma, sarebbe stata una trappola per i camion e per le forze dell’ordine. Se la guerriglia dovesse continuare, si complicherà ogni tipo di operazione. Lungo i due chilometri di percorso del sentiero di campagna i camion potrebbero ritrovarsi ad affrontare ogni tipo di problema, imboscate comprese.
LO SCENARIO
Dopo Giugliano toccherà ad Acerra
GIUGLIANO. Dopo Pianura e Giugliano, toccherà ad Acerra. Gli strateghi dell’emergenza immondizia non hanno altre vie d’uscita e stanno già lavorando a un nuovo piano. Se con la forza i camion sono passati per la discarica di Pianura e con la forza sfonderanno a Settecainate, con un’estrema mediazione o con la forza bisognerà liberare anche il cantiere del termovalorizzatore di Acerra, occupato da un anno e mezzo. Un ritardo enorme che aggrava l’emergenza immondizia.
Un piano speciale, militare, era pronto per Acerra già nei mesi scorsi, ma poi venne segretamente accantonato, così come segretamente era stato predisposto a Roma a livello di ministeri dell’Ambiente e dell’Interno. Ma forse non era il momento giusto, visto che doveva essere applicato negli stessi giorni della rivolta di Scanzano. Poi, venne il caso di Ariano Irpino, dove dovettero retrocedere forze dell’ordine e Commissariato dinanzi alle barricate dei cittadini contro il riutilizzo della discarica di Difesa Grande.
Ma se necessario è avere le discariche per depositare gli scarti dei sette impianti Cdr, ora ancor più necessario è completare gli impianti previsti da un piano regionale incompiuto. Senza termovalorizzatore occorreranno sempre più discariche, sempre più siti di stoccaggio delle balle Cdr e ogni volta sarà scontro, protesta, tensione, guerriglia. Inevitabile perché non pensabile di mandare sempre i rifiuti fuori regione o spedirli negli inceneritori tedeschi. Tutto questo perché l’anello finale, il termovalorizzatore, manca e non ha alternative nel sistema così come è stato concepito e varato sei anni fa.
Rinviare o rivedere il progetto di Acerra, già approvato e con tutti i ricorsi vinti, significherebbe rinviare di anni la soluzione del problema in Campania, anche se dovesse passare la linea degli impianti di livello provinciale perché l’iter delle autorizzazioni è lunghissimo. Il commissario Corrado Catenacci, dopo gli iniziali tentennamenti, lancia sempre più segnali in questa direzione, così come ha fatto anche ieri nel corso di un convegno sulla raccolta differenziata. Pur ribadendo, però, la volontà di correggere, rivedere, se il caso arrivare a rescindere il contratto con Fibe, società appaltatrice di smaltimento e costruzione dei sette Cdr e dei due termovalorizzatori di Acerra e Santa Maria La Fossa.
L’altra sfida è sulla raccolta differenziata, inchiodata al 12,8 per cento, un risultato comunque significativo rispetto al nulla di qualche anno fa. Il presidente della commissione ecomafie, Paolo Russo, da tempo propone di punire o premiare i Comuni che non fanno la differenziata. Il parlamentare Riccardo Villari, responsabile del dipartimento Sud della Margherita, pone l’accento invece sul mancato coinvolgimento degli enti locali: «Sono stati messi fuori, non hanno potuto contribuire a veicolare informazioni in maniera
I sindacati: sbloccate i depuratori
I segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Raffaele Lieto, Aniello Salzano, Ernesto Festa in una nota denunciano il clima di incertezza che si è venuto a creare sulla realizzazione del sistema di collettori del Ps3, il piano speciale tre, e l’adeguamento degli impianti di depurazione di Acerra, Cuma, Foce Regi Lagni, Marcianise, Napoli nord, dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso dell’Enel Hydro contro l’aggiudicazione della gara di appalto. «Con la sentenza del Tar – affermano – tutto viene rimesso in discussione, nonostante i continui rinvii e i notevoli ritardi per la consegna delle opere. Tutto ciò a discapito dei lavoratori». Cgil Cisl e Uil chiedono al Commissariato di governo di promuovere un incontro con la giunta regionale.
IL MATTINO – Venerdì 28 Maggio 2004