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domenica, Giugno 16, 2024
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Marano. Cinema Siani: chiesto lo sgombero

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Nubi sempre più minacciose si addensano sul futuro del cine-teatro Giancarlo Siani, lo storico locale di proprietà della famiglia Granata, “adottato” dall’amministrazione comunale nell’ottobre del 2007 e da tempo gestito dall’associazione Archivi cinematografici. All’orizzonte si profilano mobilitazioni e battaglie legali. La vicenda trae origine dalla risoluzione unilaterale del contratto operata dal Comune nel dicembre del 2012 e contestata dalle altre parti in campo. Un atto con il quale l’Ente ha chiuso ogni rapporto con la famiglia Granata (sono sei i comproprietari dell’immobile) e che di fatto spiana la strada a un contenzioso giuridico. Da un lato i titolari dell’immobile, che invocano lo sgombero dei locali e il pagamento immediato di vecchie mensilità (tutte di competenza del Comune), dall’altra l’associazione Archivi cinematografici, forte invece di un contratto sottoscritto con il Comune poco più di un anno fa (scadenza fine 2014 con opzione per altri 3 anni) e che ha già sostenuto cospicui investimenti e spese per la ristrutturazione della struttura, quasi unica nel suo genere nel desolato panorama dell’area a nord di Napoli, garantendo tra l’altro prezzi competitivi e popolari. L’associazione, che si occupa della programmazione cinematografica, versa tuttora alla famiglia Granata un canone mensile di 3 mila e 500 euro. Per dirimere la situazione non è bastato nemmeno l’ennesimo l’incontro tra le parti, che si è svolto nel pomeriggio di martedì nei locali della struttura di via IV Novembre e alla quale hanno preso parte i dirigenti del Comune di Marano (Ferrara, De Biase e Gargiulo), il legale rappresentante dell’associazione Archivi cinematografici, Gennaro Dama, e quelli della famiglia Granata. Dal documento stilato alla fine del summit emerge un quadro denso di richieste e rivendicazioni. Documento che riportiamo nella quasi sua interezza. L’avvocato Grillo, “preso atto che l’immobile risulta occupato dall’associazione Archivi cinematografici e che risulta impossibile liberare lo stesso, si riserva di adottare opportuni provvedimenti”; il signor Dama, titolare dell’Associazione, “contesta la legittimità del recesso anticipato del contratto e dichiara di aver proposto ai comproprietari di versare a titolo di indennità di occupazione l’intera somma pattuita con il Comune” 3mila e 500 euro al mese, e di averla versata ai sei comproprietari ad accezione del signor Giovanni Granata; il Comune di Marano “si riserva di adottare i provvedimenti consequenziali e si impegna al pagamento immediato delle vecchie mensilità”; alcuni comproprietari “dichiarano di non aver ricevuto il recesso del contratto agli inizi del mese di dicembre”; la signora Granata Filomena “chiede che prima di risolvere la questione relativa all’occupazione dell’immobile venga corrisposta l’intera somma dovuta dal Comune”; il signor Giovanni Granata “dichiara di non aver mai ricevuto alcuna somma a titolo di occupazione”. Tanto caos, insomma, e una mezza certezza: la probabile perdita dell’ultimo (con palazzo Merolla oramai occupato dall’ufficio tecnico) avamposto culturale del territorio. E già si preannunciano manifestazioni ed iniziative popolari.

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