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«SONO UN EX ASSESSORE DI MARANO, DUNQUE CAMORRISTA»
La lettera di Antonio Menna

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MARANO. «Stamattina mi ha telefonato da un apparecchio pubblico Angelo, un cinquantenne con problemi mentali, senzatetto, malato e povero, ricoverato al Cardarelli per una delle sue ricorrenti crisi glicemiche, che io sostengo essere picchi di solitudine. Mi ha detto: “assessò me la vedo io con questa storia dello scioglimento; so io a chi spiegare che gente siete”. Angelo ha la mania di scrivere alle persone importanti. Ho dovuto faticare non poco per convincerlo a starsene buono, che magari poteva peggiorare le cose. Se fosse possibile.

La telefonata di Angelo è stata solo una delle decine che ricevo in queste ore. Tante carezze, una dietro l’altra. Ci vorrebbe uno scioglimento al mese, per fare il pieno di affetto. Pensavano di farci male. E invece no. Sento voci solidali, voci incredule, voci tese, voci spaventate, voci che non se l’aspettavano proprio.

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Sento una rabbia profonda.

Sento la voglia di firmare. Ne abbiamo raccolto duemila, le mandiamo tutte le mattine, via fax, in prefettura. A un certo punto ci hanno telefonato per dirci di smetterla. Avevano finito la carta. Firme sbilenche, faticose, convinte, sbiadite. Firme di vecchi. Firme che chiedono al Ministro di revocare il decreto di scioglimento. Firme della mia città. Che non credevo avesse tutto questo coraggio.

Sono un ex assessore di Marano; dunque, secondo i senatori Novi e Florino, un camorrista. Nella fattispecie, sono uno dei peggiori. Ho avuto l’onore di una interrogazione parlamentare tutta per me da parte del senatore Novi. Il mio assessorato è quello delle politiche sociali e Novi ha scritto al Ministro per denunciare che io “distribuisco contributi per centinaia di milioni col parere contrario degli assistenti sociali”. Che simpatia. In ufficio stanno ancora ridendo. Centinaia di milioni? Magari! E dove li prendiamo? Col parere contrario degli assistenti sociali? E come si fa? I contributi li dà l’ufficio, direttamente. Senza passare da me. E’ dai tempi della Bassanini che i politici non gestiscono queste procedure. Com’è possibile che un senatore, in un atto parlamentare, faccia nomi e cognomi senza verificare, non dico l’esattezza dell’informazione, ma almeno la sua plausibilità?

Misteri d’Italia.

Ci sarebbe da ridere, se non fosse una tragedia di sangue vivo sulla pelle di questa città, che amiamo e odiamo, che sentiamo ora vibrare ora dormire, senza che a volte si capisca il confine. Ho letto la lettera accorata dell’ex sindaco di Portici, Spedaliere. E’ proprio vero: ci sono amarezze che nessun ricorso può cancellare.

Dicono che siamo camorristi perché ci sono un paio di assessori che hanno parentele sfumate con qualcuno dei clan. Io ho un padre poliziotto e un fratello carabiniere. Ma che vuol dire? Le parentele si invocano a senso unico. Così come le connivenze politiche. Pare che la camorra si infiltri solo nei comuni dove governa il centrosinistra.

Magie d’Italia.

Dove governa il centrodestra, la camorra non c’è. Come d’incanto sparisce, anche se magari si tratta di territori contigui, come Qualiano, o Calvizzano. No, la camorra si è fermata qui. A Marano. Non tocca Qualiano, ma arriva a Casoria, salta Quarto ma c’è a Pozzuoli. Ma non era una piovra? E’ diventato un gioco dell’oca.

Penso a quel giorno in cui in giunta decidemmo di non abbattere le case abusive sequestrate e di farne alloggi popolari. “Sono case terminate, intatte e finite. Cacciamo via i camorristi e mettiamoci gli sfrattati”. Ci sembrava una idea straordinaria: una sorta di nemesi. Una botta di poesia (chi ha detto che la politica è arida?). Poi venne il condono: quelle case sono tornate ai proprietari, i camorristi. Oggi ci dicono che non abbiamo abbattuto quelle abitazioni per fare un favore alla camorra. Caspita, che fantasia. Se non ci fossi io di mezzo, quasi quasi, ci crederei.

Ma il condono non l’ha fatto Berlusconi?

Misteri della politica.

Ieri sera abbiamo firmato tutti il ricorso al Tar. Io non volevo. Dopo che un senatore dice cose false in una interrogazione, un prefetto e un Ministro dell’Interno dicono che siamo camorristi, un Presidente della Repubblica ci mette la firma, ha ancora senso credere in una qualunque istituzione? Io vacillo e non voglio firmare. Poi mi forzo, non lascio soli i miei compagni. Ma mi fa ridere sentire che al Tar di Napoli forse non la spuntiamo perché lì il governo pesa molto. Pensavo si parlasse di giustizia.

Misteri delle parole.

Intanto arriva la sera e chiudiamo la decima seduta del Consiglio comunale di lotta, questa sorta di fantasma che continua ad aleggiare per la città. Certo che la fantasia non ci manca. E nemmeno l’incoscienza. Il sindaco appare un po’ stanco. Sfido io. Undici anni di lotte, minacce, aggressioni; poi falsi pentiti, indagini, processi; assoluzioni con formula piena. Infine, lo scioglimento del Consiglio comunale per camorra. “Lui è integro”, ha detto il prefetto. Ma non basta a garantire l’integrità della città. Ogni tanto, questa cosa, ce la ripetiamo. Per sorridere tra noi. E concludere che in fondo, tutto questo, non è una cosa seria. E’ una stralunata, tragica, terribile barzelletta. E noi ci siamo dentro. Come Angelo nel suo delirio.
Saluti».



Antonio Menna



ex assessore alle Politiche sociali – Comune di Marano




La lettera è stata pubblicata da Repubblica-Napoli del 5 agosto 2004

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