14.4 C
Napoli
giovedì, Maggio 2, 2024
PUBBLICITÀ

NOTTE DI FOLLIA ALL’INGRESSO DELLA DISCOTECA
La tragedia al Rione Alto. La rassegna stampa

PUBBLICITÀ

Litiga per il traffico e uccide un ragazzo

NAPOLI – Un ragazzo di 19 anni è morto l’altra notte a Napoli dopo essere stato travolto da un’auto al termine di una lite per questioni di viabilità. L’uomo, di 51 anni, è scappato, ma le testimonianze degli amici della vittima, e il numero di targa della sua Mercedes, hanno consentito alla polizia di identificarlo e rintracciarlo in poche ore. È stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario e omissione di soccorso. La tragedia è avvenuta intorno alle due della notte tra domenica e ieri in una strada della zona collinare della città, a poche decine di metri sia da una delle discoteche più note e frequentate di Napoli, sia dall’ospedale Cardarelli.
In quella discoteca, il Madison, Antonio Guerriero era andato con alcuni amici per festeggiare Halloween, ma i biglietti d’ingresso erano esauriti e i ragazzi hanno ripiegato su un giro nella zona con i motorini. Un giro che si è concluso in via Mariano Semmola, davanti a una chiesa e a un distributore di benzina. La strada è piuttosto larga, e quindi il gruppo di ciclomotori in sosta, che pure ingombravano uno dei lati, non ostruiva il passaggio delle auto, a quell’ora, tra l’altro, piuttosto ridotto. Ma quando è arrivata la Mercedes guidata da Gianni Grassini, l’auto – che pare andasse piuttosto velocemente – ha quasi urtato uno dei motorini. Dal gruppo è volato qualche insulto, Grassini si è fermato e ha replicato, i ragazzi si sono avvicinati alla Mercedes, ma Antonio no, non subito, almeno. Lo ha fatto quando ha visto che la situazione stava rischiando di degenerare. Forse voleva mettere pace, oppure dare manforte agli amici. Comunque non ne ha avuto il tempo. Quando era alle spalle dell’auto, a non più di un metro di distanza, Grassini, impaurito da come si stavano mettendo le cose, o forse per reazione, è partito improvvisamente. Anziché la prima, però, ha innestato la retromarcia, ha accelerato e ha preso in pieno il ragazzo.
Un testimone sostiene che la Mercedes sia passata sul corpo di Antonio per due volte, ma gli altri presenti non confermano questo particolare.
Quando è arrivato in ospedale, il ragazzo aveva fratture per tutto il corpo e lesioni sia interne che alla spina dorsale. Inutili i soccorsi.
Antonio Guerriero lavorava come fruttivendolo ed abitava con i genitori e due fratelli più piccoli vicino alla Stazione Centrale. Qui ora i genitori sono circondati da parenti e amici. La mamma Teresa dice di volere «vendetta, anzi giustizia». Poi aggiunge: «E ora non succeda che lo rimettano in libertà».
Grassini, invece, è del quartiere dove è avvenuta la tragedia. Separato e con due figli, vive insieme con il padre 86enne a poca distanza da dove ha travolto e ucciso Antonio. Subito dopo, però, non è tornato a casa, ed è stato il padre, quando alla sua porta hanno bussato i poliziotti, a rintracciarlo sul cellulare e a convincerlo a non cercare di fuggire. «Mio figlio è una persona perbene – dice l’uomo – ed ha problemi di salute. Ha creduto che quei ragazzi volessero rapinarlo ed è scappato. Non voleva certamente uccidere nessuno».
Al magistrato che lo ha interrogato prima di firmare il provvedimento di fermo, Grassini si è rifiutato di rispondere. Oggi dovrebbero essere consegnati al pm gli esiti degli accertamenti fatti dalla polizia scientifica dai quali sarà possibile determinare con maggiore precisione se l’uomo ha puntato il ragazzo per travolgerlo e se lo ha investito casualmente, nel tentativo di fuggire da quella che temeva potesse essere un’aggressione.



Fulvio Bufi – IL CORRIERE DELLA SERA 2 NOVEMBRE 2004


PUBBLICITÀ

IL COMMENTO



Fuori controllo
di Pietro Gargano


Napoli torna in prima pagina. La cadenza è oramai ravvicinata e le notizie sono tutte brutte. Alle due di ieri notte, davanti a una discoteca del Rione Alto, un ragazzo di 19 anni è stato ammazzato dalla Mercedes incrudelita nelle mani di un maturo signore. Il movente: un diverbio per la viabilità, come si scrive nei verbali. La vittima era un ragazzo tranquillo, un fruttivendolo della Sanità richiamato dal rito pagano di Halloween. L’investitore assassino è un ex rappresentante di 51 anni, in attesa di trapianto di fegato. Anche egli è quello che si definisce un uomo perbene. Che cosa ha portato allo scontro fatale fra due esistenze tranquille? I nervi tesi e la paura, compagni di questi giorni agri, l’assembramento davanti a un locale per giovani, poiché i ticket messi in giro erano troppi. Gli incubi che assediavano un uomo debole, che ha visto nemici pericolosi tutto attorno. La mancanza assoluta di adeguati controlli di polizia. Non è avvenuto in uno dei quartieri degradati, è accaduto nella Napoli borghese, nella Napoli del divertimento. L’impazzimento è diffuso e la città in sè non c’entra. C’entriamo noi e la babele feroce che ci circonda.

IL MATTINO 2 NOVEMBRE 2004



Lite per il traffico, investe e uccide un giovane



di PAOLA PEREZ




Segatura, petali di fiori, un fascio di rose stretto nella carta gialla, gente che passa e si ferma a guardare con le lacrime agli occhi, accennando il segno della croce. Sul marciapiedi di via Mariano Semmola, al Rione Alto, resta impresso così il ricordo della tragedia: alle due di notte – una qualunque notte cittadina senza regole – un uomo di 51 anni ha travolto e ucciso un ragazzo che ne aveva diciannove. Forse per rabbia, perché non riusciva a farsi spazio nel traffico; forse per paura, perché si è trovato circondato da un gruppo di giovani che tempestavano la sua auto di calci e pugni; forse voleva difendersi, a rischio di far del male, oppure ha solo cercato di scappare, ingranando la retromarcia, e non si è reso conto che il suo gesto poteva essere fatale. L’investitore è fuggito senza prestare aiuto e un’ora dopo, contattato dai familiari, si è consegnato alla polizia: ora è in stato di fermo, con l’accusa di omicidio volontario e omissione di soccorso. Alle due di notte, all’angolo tra largo Cangiani e via Mariano Semmola, pare giorno pieno. A due passi (via Sgambati) l’ingresso della discoteca Madison, dove è in programma la grande festa di Halloween. Antonio Guerriero – che abita in via Padre Ludovico da Casoria – è riuscito a procurarsi tre biglietti per l’evento, li ha avuti in prevendita da un «pierre», e raggiunge il Rione Alto sul motorino, un Piaggio Liberty, in compagnia di Salvatore I. e Salvatore S., anche loro poco più che maggiorenni, su un altro ciclomotore. Ma le porte restano chiuse, il locale è stracolmo, gli addetti alla sicurezza non consentono più a nessuno di varcare la soglia. Antonio, deluso, si trattiene in strada con gli amici: e adesso che facciamo? Dove andiamo? I marciapiedi sono invasi dalle auto in sosta selvaggia. Tutti i ragazzi «respinti» dal Madison, fermi accanto ai motorini, invadono gran parte della carreggiata. Giovanni Grassini, intanto, sta tornando a casa (vive con il padre al civico 88) a bordo di una Mercedes vecchio tipo. Non riesce a farsi largo tra la folla, suona il clacson, prova a ritagliarsi uno spazio ma passa troppo vicino a uno degli amici di Antonio. «Mi ha sfiorato, per poco non mi faceva cadere a terra – racconterà alla polizia – e io gli ho risposto male. Gli ho detto, più o meno, ”stai attento con quel catorcio”», L’incidente potrebbe finire qui. Ma Giovanni, invece di andare avanti, tira il freno. «A questo punto è intervenuto Antonio – proseguono gli amici – ha bloccato il ciclomotore sul cavalletto, ha fatto qualche passo verso la vettura, ha battuto forte con il pugno sul vetro posteriore e ha detto qualche parola all’automobilista». Giovanni ingrana la marcia indietro, schiaccia il pedale dell’acceleratore, travolge il ragazzo, scappa. Un attimo dopo via Mariano Semmola si divide tra il silenzio atterrito dei testimoni e le grida strazianti degli amici di Antonio. Un’ambulanza trasporta il ragazzo al Cardarelli ma è già troppo tardi: nell’incidente ha riportato lesioni agli organi interni e una frattura alla colonna vertebrale. Giovanni Grassini prosegue la sua corsa fino a piazza Medaglie d’Oro, dove si ferma per rispondere al cellulare. «Chi è?». «Sono papà. C’è a casa la polizia, ti sta cercando. È successo qualcosa? Hai avuto un incidente?». «Stai tranquillo, va tutto bene. Un gruppo di ragazzi mi ha aggredito, forse volevano rubarmi la macchina. Dì agli agenti dove mi trovo: li aspetto qui». Per Giovanni una notte intera di interrogatorio, condotta dal dirigente della sezione antirapine della Squadra mobile Sergio Di Mauro. Davanti al pm Ettore Della Ragione, però, preferisce avvalersi della facoltà di non rispondere. «Ci siamo trovati di fronte un uomo spaventato, protagonista della classica ”storia di ordinaria follia” – spiega Di Mauro – Grassini è affetto da una grave malattia di fegato, è in attesa del trapianto. ”Sono fuggito per paura”, ha detto, ”temevo di essere picchiato, ho anche pensato che potesse essere uno stratagemma per rapinarmi. Certo, mi sono reso conto di aver investito quel ragazzo. E anche di avergli fatto del male. Ma non immaginavo che morisse, non è possibile, ditemi che non è vero”». Stamattina l’udienza di convalida del fermo; nei prossimi giorni l’autopsia.



IL MATTINO 2 NOVEMBRE 2004


Antonio, il fruttivendolo che amava i cavalli



di MARISA LA PENNA



«Mi ha detto ”mamma, torno tardi, mi porto le chiavi di casa così stanotte, quando torno, non ti sveglio”, mi ha baciato e si è chiuso le porte alle spalle. Se avessi saputo che non lo avrei mai più visto, abbracciato, baciato, lo avrei tenuto stretto a me, non lo avrei lasciato andar via». Mamma Teresa ha quarant’anni ma sembra averne venti di più. Guarda la foto di Antonio, piange senza più lacrime. Le siede accanto papà Salvatore, anche lui sembra un vecchio, guarda spaesato i vicini che affollano il soggiorno della piccola casa, al terzo piano di un palazzetto stile anni trenta, in via Padre Ludovico da Casoria, rione «Case nuove», a pochi passi da corso Arnaldo Lucci. La casa è un viavai di persone incredule, con gli occhi gonfi e rossi. C’è chi arriva con un fascio di fiori bianchi, ma nell’appartamento, modesto e dignitoso, non c’è un corpo su cui piangere, davanti al quale deporre fiori. E così, una giovane donna lascia il fascio nella cappellina con la Madonna, al piano terra. Raccontiamo la storia – purtroppo breve – di Antonio Guerriero, primo di tre fratelli, che a 14 anni preferì andare a lavorare piuttosto che ultimare gli studi, almeno con un diploma di scuola media. Buono, generoso, gran lavoratore: usciva di casa alle 7 per aiutare lo zio nel negozio di frutta e verdura alla Sanità, (150 euro a settimana), ritornava a casa alle nove di sera, stanco, il tempo di mangiare un boccone e mettersi a letto per risvegliarsi all’alba del giorno dopo. La sua passione, i cavalli: il suo papà ne possiede diversi, essenzialmente pony, in una stalla a Casoria. La domenica mattina Antonio li portava in Villa Comunale, guadagnava un po’ di euro mettendo in sella i bambini che a gara chiedevano di fare un giro nei viali alberati. Da qualche mese aveva conosciuto Alessia, 15 anni, era la sua fidanzatina. L’altra sera era uscito con lei, fino alle 22 perchè la ragazza non poteva rincasare più tardi. Racconta mamma Teresa: «È tornato, ha mangiato qualcosa presa dal frigo, poi si è cambiato, ha messo dei jeans e una camicia bianca ed è uscito. Povero figlio mio, andava verso la morte. Ora, però per lui voglio giustizia». Poi cambia tono, quasi urla, la voce roca di chi ha pianto tanto: «Chi ha ucciso non deve tornare libero grazie ad avvocati ben pagati che noi non possiamo permetterci». Mamma Teresa stringe a sè gli altri suoi figli, Maria, sedici anni, Gaetano di undici. Raccontiamo le ultime ore di Antonio. Parla Genny, diciotto anni, stessa comitiva, il progetto comune di partecipare alla festa di Halloween: «Sarebbe dovuta essere la prima festa di Halloween a cui prendevamo parte, sia pure senza maschera. Invece in quel maledetto locale non c’era più posto e così abbiamo deciso di andare a fare un giro con i motorini. Eravamo un gruppo folto, ma alla fine ci siamo divisi, io sono andato da una parte, lui con altri due amici è rimasto in prossimità del locale, era ancora in sella al suo Liberty blu. Se fossi rimasto con lui non avrei permesso a quella belva di uccidere il mio migliore amico». Ore 13, la salma di Antonio è stata appena trasferita dal Cardarelli all’obitorio. Davanti al piccolo portone, al civico 6 di via padre Ludovico da Casoria, si radunano gli amici, tutti sanno della tragica fine di «’o marocchino», come Antonio veniva soprannominato per la sua pelle olivastra, per i suoi capelli folti, per i suoi occhi neri, profondi, buoni.



IL MATTINO 2 NOVEMBRE 2004


Discoteca nella bufera, più biglietti che posti .Nei giorni precedenti tam tam su Internet: «Venite in massa ci sarà tutto il mondo»




di CRISTIANO TARSIA


«Antonio ha esibito il suo biglietto, acquistato regolarmente in prevendita. Abbiamo fatto anche noi la stessa cosa, ma alla porta non ci hanno fatto entrare. Il locale è pieno ci hanno detto. E noi ce ne siamo andati, ci siamo spostati di qualche metro per decidere cosa fare». Il biglietto numero 604, quello di Antonio Guerriero, è sotto sequestro, come quello dei due amici. I due ragazzi ieri sono stati interrogati da Sergio Di Mauro, dirigente della squadra mobile. Ci sono tanti aspetti della serata su cui gli investigatori devono fare luce. I tre amici rimangono fuori dal Madison Street, uno dei templi del divertimento notturno, come centinaia di altri coetanei. È Halloween, una delle nuove feste del by night napoletano. Al Madison c’è la guest star, da New York, il dj Kenny Dope Gonzales. In tanti si sono muniti di biglietto già in prevendita (5 euro più i 15 alla cassa). Il tam tam tra i giovani si diffonde già da qualche giorno, anche su Internet: «Viene tutto il mondo domenica, sarà una grande serata» annuncia Urban Cow Boy, uno dei pierre che vende biglietti. E in effetti la stradina del Madison è una bolgia. Sono centinaia i ragazzi in fila, che pressano per entrare in un locale già strapieno. In molti hanno una bottiglia in mano. Urla e schiamazzi non si contano. E la coda si fa sempre più lunga. Tanto che, a un certo punto, il servizio d’ordine inizia a non far entrare la gente, anche se munita di regolare biglietto: «Dispiace, non c’è posto». Oppure, «è un biglietto falso». E qui scoppia il primo giallo, da chiarire. Il proprietario del locale, Domenico Niespolo, chiama la polizia e denuncia, verbalmente già domenica sera, poco prima della tragedia, che in giro c’erano biglietti falsi. Un particolare sul quale la Questura sta indagando in queste ore. Diversi i tickets sequestrati dagli inquirenti. Altro punto controverso. Racconta Niespolo, da trent’anni proprietario dell’ex Kiss Kiss (per un breve periodo divenuto Mama’s Club), divenuto da qualche tempo Madison Street. «Il locale intorno a mezzanotte era pieno poco più della metà. Ma fuori ho visto centinaia di persone, ho capito che non sarebbero entrate tutte e ho avvertito la polizia. Anche perché c’erano certe facce che non mi piacevano proprio. In più ci siamo accorti che in giro c’erano tanti biglietti falsi». Versione confermata in Questura, ma con una discrepanza. Quando sono intervenute le Volanti, al comando della dottoressa Rosaria Romano, il locale, fa sapere la Questura, era «strapieno». E anzi la polizia ha imposto che una parte dei clienti uscisse dal locale, tanti erano i ragazzi che affollavano le piste (e praticamente ogni angolo) del Madison. «Ma se siamo noi che abbiamo subìto un danno – ribatte Niespolo – abbiamo chiuso la serata con la gente che c’era in quel momento in discoteca, molto meno del consentito». E ancora. «Noi abbiamo parlato con la polizia – si difende ancora l’imprenditore – e già domenica li abbiamo informati che c’erano biglietti falsi. E quando è arrivata la dirigente di ps ci ha detto di stare attenti all’interno del locale che all’esterno ci avrebbero pensato loro. E infatti in discoteca non è accaduto proprio nulla». Secondo Niespolo la colpa è dei tanti pierre. «Qualcuno avrà distribuito biglietti falsi. Ripeto, noi siamo parte lesa e ho dato mandato al mio avvocato, Angelo Pisani, di presentare denuncia e di chiedere nel contempo alle autorità preposte maggiori controlli nella nostra zona». L’ultima parola spetterà comunque al questore Franco Malvano che dovrà decidere se prendere provvedimenti o meno riguardo il locale. Il Madison Street è rimasto chiuso in un paio di occasioni. Una volta, nel 2000, fu teatro di una rissa con accoltellamento, con un ragazzo ferito a un polmone. Qualche mese dopo due 18enni furono aggrediti, sempre all’interno del locale, dal «guappo» di turno e furono accoltellati alle gambe.



IL MATTINO 2 NOVEMBRE 2004


Da Chiaia al Vomero, strade ostaggio del by night





di BARBARA ROMANO




Eccola qui la mappa dell’ingorgo by night, la geografia delle strade off-limits, l’elenco di quelle zone della città dove, in alcune ore e in alcuni giorni della settimana, diventa impossibile l’accesso. Perché? Questione di inciviltà, assenza di controlli e assoluto menefreghismo. Cominciamo dal Vomero. Piazza Vanvitelli, un qualunque venerdì sera dopo l’ora del tramonto: automobili intrappolate nel fiume di giovani che sosta davanti a bar e baretti (dal Vintage al Napul@ di via Morghen) in attesa di decidere come e dove trascorrere la notte. Spostiamoci al centro. Via dei Mille, sabato sera, poco dopo mezzanotte: vetture bloccate da una barriera umana in fila davanti all’ingresso delle discoteche della zona, il sushi-bar Siddharta, la Mela, il Miles e la Scalinatella. Via Salvator Rosa, notte inoltrata, anche qui si cammina a passo d’uomo perché è diventato gettonatissimo un piccolo bar che sforna cornetti caldi. Intasamenti notturni inaccettabili che si ripetono ogni weekend. Le ore in cui si verifica il rituale dell’ingorgo, e le strade da evitare, sono sempre le stesse. Ogni quartiere ha il suo punto nevralgico. Quando scatta il coprifuoco (ovvero l’apertura dei locali notturni inseriti nel vademecum della movida), c’è letteralmente da impazzire, può essere necessaria anche un’ora per percorrere poche decine di metri. Poi, come d’incanto, superato l’ingresso di questo o quel locale, il traffico torna nuovamente scorrevole. Si piazzano nel bel mezzo della strada, con auto e motorini parcheggiati praticamente sulla carreggiata, e loro, i giovani, intenti a chiacchierare, bere e fumare, fingendo di ignorare il caos e il disordine che si crea tutt’intorno. Ma andiamo avanti. Anche via Caracciolo, lato chalet, e soprattutto piazza Sannazaro, nelle sere del fine settimana sono gremite di nottambuli fino a creare un impenetrabile muro umano. E poco importa se c’è qualcuno che da quelle parti ci abita e vorrebbe magari rincasare. Stesso ingorgo per chi vuole raggiungere piazza del Gesù o la vicina piazza Bellini dove vanno per la maggiore, a pochi metri di distanza uno dall’altro, caffè letterari e internet bar che registrano il pienone a ogni ora. Andando verso la collina (vedi anche via Petrarca, davanti al bar Cimmino) la scena non cambia: sosta selvaggia e ragazzi sorridenti al centro della strada. Per non parlare di Fuorigrotta dove ci si è messa anche la mega-struttura del cinema Med a intasare ulteriormente una zona resa già inaccessibile dalla combinazione Palapartenope/Brasserie/Edenlandia. Ma la maggiore concentrazione di traffico è nel quartiere Chiaia dove sono decine i luoghi in cui si danno appuntamento quelli della notte. Intorno alle 20, impraticabili diventano via Fiorelli, via Bisignano, via Carlo Poerio, vicoletto Alabardieri, e tutte le stradine circostanti. A quell’ora si consuma il rito dell’happy hour. Che in altre parole vuol dire migliaia di giovani in strada, davanti al «66», all’Enoteca Belledonne, allo S’move. Anche da queste parti niente vigili, nessun controllo e libera occupazione di suolo. Poi scatta l’ora della cena: tra i ristoranti italiani della Riviera di Chiaia, quelli etnici di via Bausan e via Martucci, il pub Heineken in piazza San Pasquale, il blocco è assicurato. E quando ormai albeggia, bisogna ancora fare i conti con cornetto e cappuccino. A via Marina, c’è il bar il Ciottolo, dove i figli della notte parcheggiano in prima, seconda e terza fila: «Tanto – dicono – a quest’ora non ci sono vigili».



IL MATTINO 2 NOVEMBRE 2004


Lo sfogo del sindaco: non c’è limite alla ferocia





«Non c’è limite alla ferocia. Quello che mi spaventa di più è l’escalation della qualità della violenza». È atterrita la Iervolino, sul volto le si legge l’angoscia per una città che produce cose buone ma anche orrori impensabili come la morte di Antonio Guerriero, 19 anni, schiacciato dall’auto di un uomo di 51 anni. Forse preso da un raptus di follia oppure impaurito perché si sentiva in pericolo. La Iervolino ha da poco finito di fare il giro per le tombe delle vittime innocenti della violenza, che già l’elenco si allunga. Da Annalisa Durante ad Antonio Guerriero, ci potrebbe essere un filo rosso a legare queste morti assurde: «Io non sono un sociologo – spiega – ma anche questo continuo vedere tutte le sere le scene di violenza, di decapitazione, di terrorismo e di bimbi sbranati dalle bombe, non aiuta a far crescere il senso del rispetto della vita umana. È una mia interpretazione personale. Si sta perdendo il senso del limite tra ciò che è fattibile se anche atroce e ciò che è assurdo, incomprensibile, addirittura impensabile. Nella nostra città, come a New York, si crea cultura e si fanno tante cose buone, però il risvolto della medaglia è anche questa violenza incomprensibile. Il dato preoccupante, visto da sindaco, è la frequenza con la quale in città certi tipi di episodi si stiano susseguendo. Bisogna fare qualcosa – conclude – dobbiamo interrogarci su come intervenire. Farò visita alla famiglia Guerriero». Nella discussione interviene anche Maria Fortuna Incostante, assessore regionale alla Sicurezza urbana. Un vero osservatorio sulla materia. La Incostante rispetto al sindaco introduce dei distinguo: «L’episodio ha visto protagonista un uomo di 50 anni, è bene puntualizzarlo perché in questo caso non si tratta di un fenomeno che ha valenza sociale importante». Tuttavia la Incostante non nega che la città sia afflitta da seri problemi di vivibilità: «C’è la sindrome della violenza, da accerchiamento, c’è insicurezza e su questo bisogna lavorare. L’importante è distinguere i due fenomeni, quello legato al 50enne e quello dell’insicurezza. Altrimenti si rischiano addirittura fenomeni di emulazione». Alberto Patruno, presidente della circoscrizione Arenella, sa bene qual è la situazione del quartiere: «Siamo stati già tre volte in prefettura. Una serie di episodi ci ha fatto riflettere e indotto a parlare con Profili. C’è stata la rapina al tabaccaio, l’aggressione al vigile, lo schiamazzo notturno. In quest’ultimo mese abbiamo avuto molta più vigilanza, la gente era soddisfatta della maggior presenza delle forze dell’ordine. Questo episodio non ci voleva e devo dire che non ha nulla a che vedere con i problemi del quartiere». Problemi seri, secondo quanto raccontano i residenti di via Mariano Semmola. «Abito proprio di fronte al luogo dell’incidente – racconta Luisa – ho sentito un’auto che accelerava, un botto, le grida e i pianti dei ragazzi. Mia figlia, adolescente, non uscirà più di casa». «Un tempo qui si stava bene – aggiunge Rita – adesso no. Specialmente il sabato e la domenica, quando ci sono le feste al ”Madison”, la strada è invasa da una folla di balordi in motorino che vanno contromano e spaventano i passanti». «E poi c’è il metrò, che da mezzo di trasporto è diventato luogo d’incontro per i delinquenti – conclude Anna – ieri pomeriggio, mentre uscivo dalla stazione, ho assistito a una scena terribile. Un gruppo di ragazzini aveva messo su un muretto una serie di bottiglie e giocava al tiro a segno con la pistola ad aria compressa. Schizzavano pezzi di vetro dappertutto, un miracolo che nessuno sia rimasto ferito». lu.ro.



IL MATTINO 2 NOVEMBRE 2004

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Il pestone in discoteca, la lite e l’accoltellamento: convalidato per tentato omicidio il fermo del 17enne

Si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha reso dichiarazioni spontanee per scusarsi con le famiglie dei...

Nella stessa categoria