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lunedì, Giugno 17, 2024
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FRUTTA GRATIS CONTRO LE SPECULZIONI
Inzitiva della Confederazione Agricoltori

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NAPOLI. Migliaiadi fiori, quintali di mele, kiwi, lodi, e ancora di cavoli, verze, broccoli, patate ed altri kiwi saranno distribuiti questa mattina a Napoli, in Piazza San Domenico Maggiore, per accendere i riflettori sulla crisi dell’Agricoltura Governo, delle istituzioni nazionali e locali, dell’opinione pubblica sulla profonda crisi dell’agricoltura italiana.
“Vi è una crisi profonda dell’agricoltura, con il concreto rischio di cancellare decine di migliaia di imprese, lasciando sguarnite le nostre campagne –commenta il presidente provinciale della Cia, Gaetano Gargiulo-. Mai gli agricoltori sono stati così maltrattati, mai i ricavi per i prodotti agricoli sono stati così bassi. Eppure –prosegue- allo stesso tempo mai i prezzi al dettaglio, quelli per le massaie sono stati così alti”.
Per la Cia è necessario fare chiarezza sui prezzi, chiarire il perché prezzi che alla fonte non coprono i costi di produzione possano lievitare fino al 10 mila per cento al dettaglio. La confederazione ha quindi lanciato una proposta, dal sapore provocatorio: l’obbligo sui cartellini, insieme alla provenienza dei prodotti agroalimentari, di indicare due prezzi quello riconosciuto al produttore e quello di vendita. Un modo semplice, forse anche ingenuo, per smascherare dove si annidano gli speculatori.
2Questa mattina in 100 piazze di tutta Italia –spiega Gargiulo- tenteremo di rinsaldare l’alleanza tra produttori agricoli e consumatori, ovvero tra coloro che subiscono, in un modo o nell’altro, le conseguenze della inspiegabile livitazione dei prezzi nei vari passaggi della catena alimentare”.
La Cia avvierà, infatti, una raccolta di firme per lanciare la proposta dell’indicazione del doppio prezzo e distribuirà il “vademecum della massaia”: un elenco aggiornato dei prezzi dei principali prodotti agricoli all’origine e di quelli che dovrebbero essere i prezzi al dettaglio”.
“E’ un modo concreto per tentare di difendere i nostri produttori dagli speculatori –afferma il presidente provinciale della Cia- ’ Nei vari passaggi dalla produzione al consumo, i prezzi subiscono aumenti incomprensibili che hanno effetti catastrofici sui consumi. Amplificando così gli effetti di una crisi già evidente, al punto da rendere non più procrastinabile un intervento del Governo”
La Cia evidenzia la necessità di una politica di svolta per l’agricoltura. Di un progetto organico teso a rilanciare e valorizzare il settore primario. Insomma, una nuova strategia fatta di politiche per la ricerca e l’innovazione, per la promozione internazionale del made in Italy, una politica del credito e delle assicurazioni, per il welfare, per il ricambio generazionale e la mobilità fondiaria, per le infrastrutture e la logistica per un sistema di regole condivise.
“Di fronte alla gravità della situazione occorre un nuovo progetto di sviluppo in grado di rilanciare la competitività dell’impresa agricola del nostro Paese e di valorizzare lo spazio rurale –afferma il presidente regionale Corona-. L’Agricoltura italiana sta vivendo il suo momento più buio. L’annata agraria 2004 sarà l’incubo dei produttori per molti anni a venire. Il crollo dei prezzi all’origine, il forte calo dei redditi, la preoccupante flessione dei consumi alimentari, i conti sempre più in rosso del commercio agro-alimentare, l’invasione di prodotti agricoli dai paesi extra-comunitari, bastano ed avanzano a giustificare l’allarme e rendono necessario e non più rinviabile l’intervento del Governo, augurandoci che arrivi prima che sia già troppo tardi”.




I numeri della crisi

La presenza italiana sui mercati esteri si è drasticamente ridotta. Emblematico il caso della frutta, tradizionalmente un comparto in attivo, che ha chiuso il primo semestre 2004 con un passivo di 86,6 milioni di euro che ribalta il dato positivo dell’anno precedente, colpendo maggiormente regioni come la Campania. Le esportazioni, in questo settore, sono diminuite del 12 per cento ed hanno interessato i tradizionali sbocchi commerciali della Germania e della Francia (-13 per cento), della Spagna (-28 per cento), del Regno Unito (-19 per cento). Sui mercati terzi (stati non U.E.), la riduzione è stata del 15 per cento. Poiché la riduzione dell’export interessa sia i paesi dell’area euro, sia quelli terzi, non può essere invocato a giustificazione il rafforzamento dell’euro sul dollaro. Ha certamente pesato la minore capacità d’acquisto delle famiglie; ma il dato che preoccupa è che sui mercati europei ed extraeuropei i nostri prodotti vengono soppiantati da quelli di paesi da sempre concorrenti delle nostre produzioni frutticole, per lo più dell’America Latina.
Non è meno preoccupante l’aumento del disavanzo della bilancia commerciale agroalimentare: +38,2 per cento su base annua. Peggiora in modo significativo il dato per quanto riguarda le produzioni vegetali (frumento, olio d’oliva, cereali foraggieri); stabile il dato per quanto riguarda i prodotti degli allevamenti, con l’eccezione del lattiero-caseario che aumenta il deficit del 9 per cento.




Il calo dei prezzi all’origine…

Ad accentuare i problemi del comparto agricolo è intervenuto il crollo dei prezzi all’origine. Il calo su base annua è stato del 20 per cento per il complesso dell’agricoltura (-26,2, per cento per le coltivazioni e – 9,6 per cento per gli allevamenti). Nell’aggregato vegetali, è continuata la tendenza flessiva di ortaggi (-51,3 per cento) e frutta (-24,2 per cento), affiancati da cereali (-24,7 per cento), fiori (-15 per cento), olio d’oliva (-12,9 per cento), vini (-16,7 per cento).
In riferimento alle produzioni zootecniche, risultano in calo del 6,5 cento e del 5,5 per cento, rispettivamente, le quotazioni all’origine di ovicaprini e avicunicoli, mentre per quanto attiene ai suini, si segnala un meno 2,8 per cento. Per i bovini vi è stato un aumento del 2,2 per cento e una diminuzione del 4,5 per cento per i lattiero-caseari.

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…l’aumento dei prezzi per il consumatore.

A fronte di una preoccupante riduzione della domanda, con prezzi alla produzione che a stento coprono i costi, i prezzi per il consumatore finale restano altissimi, quasi proibitivi. Segno che, lungo la filiera, avvengono ricarichi eccessivi ed ingiustificati, che finiscono col danneggiare da un lato i produttori, dall’altro i consumatori. Produttori e consumatori sono parimenti danneggiati da chi gioca al rialzo dei prezzi. La scorsa estate, il prezzo riconosciuto ai produttori per le cosiddette “primizie” è stato tra i 20 ed i 30 centesimi al kg per il prodotto lavorato, alla massaia quello stesso prodotto costava però tra i 3 ed i 4,5 euro per kg. Lo stesso vale per la floricoltura. Una rosa di pregio frutta all’agricoltore 80 centesimi di euro. La stessa rosa nei punti vendita delle città costa 4,5 euro al cittadino. In sostanza, scontenti tutti: chi produce e chi compra.

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COMUNICATO STAMPA CIA

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