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IL MASSACRO CONTINUA, UCCISO PREGIUDICATO DI VILLARICCA
Il Mattino del 29 novembre 2004

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VILLARICCA. Il massacro continua. Un pregiudicato di trenta anni, Massimiliano De Felice, è stato crivellato di proiettili ieri sera a Scampia tra via Ghisleri e via Fratelli Cervi, sotto lo stesso palazzo dove poche sere fa la polizia fece irruzione interrompendo un summit di presunti «scissionisti» e sequestrando un arsenale della camorra (sette persone finirono in carcere). Sembra che De Felice, originario di Villaricca, precedenti per spaccio, avesse rapporti di parentela con Abinante, il pregiudicato assassinato la settimana scorsa a Piscinola (essendo una sorella sposata con un cugino di Abinante) il che indurrebbe gli inquirenti a inquadrarlo nel gruppo degli «scissionisti» in questa guerra per la droga che vede opposti al boss Di Lauro i suoi ex gregari. È la diciannovesima vittima della faida da settembre. Era quasi mezzanotte quando sono giunte telefonate anonime al 112 e al 113. In pochi secondi i poliziotti erano sul posto e non è stato facile individuare nel buio degli immensi slarghi deserti e scarsamente illuminati di periferia il cadavere di De Felice. Ovviamente, nessun testimone oculare. Probabilmente i killer sono arrivati e fuggiti in auto attraverso qualche viale di questi «parchi» senza toponomastica che soltanto i residenti conoscono. La guerra dunque non si ferma. Esecuzioni e intimidazioni. Alle 13.15 di ieri era finita nel mirino una panetteria di corso Secondigliano, andata quasi completamente distrutta nell’agguato messo a segno da due persone, giunte a bordo di una moto, entrambe con il volto coperto da caschi e con in pugno due taniche di liquido infiammabile. Gli investigatori inquadrano anche questo episodio nella faida per la droga. Un fratello del titolare dell’esercizio era stato ferito a colpi d’arma da fuoco agli inizi di novembre in via del Cassano. I due vengono indicati dagli investigatori come cugini di Gennaro Marino, una delle persone arrestate a Scampia a seguito del blitz della polizia conclusosi con il ritrovamento delle armi. Si ipotizza l’ennesima azione «trasversale». Sul posto sono intervenuti immediatamente i carabinieri del nucleo radiomobile, che si trovavano di passaggio nella zona e hanno notato il fumo sprigionarsi dal locale. Nessuno aveva telefonato per chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Gli accertamenti sono stati condotti dai carabinieri della compagnia Stella. Per domare l’incendio, i vigili del fuoco con due autoscale. Non si è reso necessario lo sgombero dell’edificio. Ma il tratto di corso Secondigliano interessato dall’esplosione presentava uno scenario di guerra. L’incendio infatti si è sviluppato all’interno del negozio mentre la porta antisfondamento era chiusa: questo ha determinato un effetto da «pentola a pressione» che ha portato alla forte deflagrazione. Una delle porte è stata sbalzata di un paio di metri ed è andata a finire sullo spartitraffico, tutt’intorno vetri in frantumi. Per puro caso in quel momento non transitava nessuno. Altrimenti il bilancio sarebbe stato tragico. Racconta Carmela, commerciante: «La gente era appena uscita dalla chiesa, molti erano ancora in strada. Abbiamo sentito un botto fortissimo. Ho pensato che fosse venuto giù il palazzo». Maria è scesa di casa in vestaglia: «Credevo fosse il terremoto». Il professor Ciro D’Ago abita nel palazzo della panetteria, la stanza dei suoi figli è proprio sopra al locale colpito. «Eravamo in cucina. Abbiamo sentito il boato, inizialmente ho pensato a un grosso petardo. Ho aperto la porta, uno dei vicini mi ha detto ”Hanno fatto esplodere il negozio qui sotto”. Siamo scesi di corsa». Adesso si spera che non ci siano problemi per l’agibilità della stanza. «Devo ringraziare i vigili del fuoco – prosegue D’Ago – perché sono intervenuti rapidamente e con grande efficienza. Abito a Secondigliano da otto anni. Sicuramente questo è il periodo peggiore, quando usciamo di sera con i ragazzi abbiamo paura». Ora nel palazzo si contano i danni. «Chi ci risarcirà – chiede una donna – siamo persone oneste, che lavorano. Non c’entriamo nulla con tutto questo». L’attentato alla panetteria e l’omicidio giungono al culmine di giornate segnate da una escalation di morte che forse, ha confermato ieri il pm anticamorra Raffaele Marino, vede impiegati anche killer albanesi. «Per noi commercianti – commenta Carmela – gli effetti di questa violenza si stanno facendo sentire, si esce sempre di meno».



DARIO DEL PORTO – IL MATTINO 29 NOVEMBRE 2004

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