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domenica, Maggio 5, 2024
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Depuratori in tilt, litorale domizio a rischio

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GIUGLIANO. La manutenzione straordinaria dei depuratori del mare è bloccata e scatta l’allarme inquinamento lungo i 40 chilometri di costa compresa tra le spiagge del Fusaro e di Castelvolturno, dove cioè si riversano le acque di fogna trattate dai cinque impianti di depurazione dislocati sul collettore Napoli Ovest e sul canale dei Regi Lagni. Qui già da alcuni giorni non si estraggono i fanghi che si accumulano nelle vasche, quei grossi cilindri di ferro che intrappolano i liquami provenienti dagli scarichi di città e fabbriche. Questo disservizio sta facendo diminuire la capacità di pulire le acque di scarico. E tutto quello che non si riesce a smaltire finisce inesorabilmente nel già tartassato tratto di mare che lambisce le spiagge del litorale domizio. La denuncia è degli stessi operatori degli impianti di depurazione. «Se le cose non dovessero cambiare entro qualche settimana – avvertono – potrebbero finire in mare migliaia di tonnellate di liquami al giorno». Previsioni funeste se si considera che la stagione balneare è iniziata. E una vera batosta per le attività turistiche nelle spiagge del Fusaro, di Varcaturo, Licola, Ischitella, dove le condizioni del mare sono già precarie da decenni. Sullo sfondo di questa difficile situazione si staglia il solito problema finanziario: le aziende che gestiscono i depuratori non percepiscono da otto mesi i canoni di amministrazione che la Regione Campania, proprietaria degli impianti, dovrebbe erogare. La conseguenza è che ritorna l’emergenza-inquinamento, dopo l’ultima crisi, scattata due anni fa, in tutti i depuratori dislocati ad Acerra (Dipiùdi), Napoli-Nord (Dipiùdi), Marcianise (Usf Italia spa), Villa Literno (Consorzio Sif), e Cuma, (Impresa Pianese). Ma all’origine di queste disfunzioni, che non permettono di sfruttare al meglio strutture che sarebbero in grado di rendere pulito e trasparente il mare, c’è un quadro gestionale ancora tutto da definire. I depuratori in questione, infatti, a gennaio sarebbero dovuti passare nelle mani di Hidrogest-Termomeccanica, grande azienda ligure del settore ambientale, che l’anno scorso ha vinto l’appalto regionale di ”project financing”, un piano di potenziamento e ristrutturazione degli impianti finalizzato al disinquinamento definitivo del golfo di Napoli. Il passaggio di gestione, però, non è mai avvenuto perché l’Enel-idro, che ha partecipato alla gara, ha presentato, nel novembre scorso, un ricorso al Tar per far annullare l’assegnazione dell’appalto a Termomeccanica. Quindi, a dicembre, il Tar ha emanato una sospensiva in attesa della sentenza definitiva. Sentenza che era attesa a marzo e, poi, a maggio. Alla fine, un mese fa, i giudici si sono riservati di decidere «al più presto». L’incertezza, dunque, regna sovrana, anche perché le imprese che attualmente gestiscono i depuratori si ritrovano con un contratto di affidamento delle strutture scaduto ormai da mesi. Le conseguenze sono il blocco della manutenzione straordinaria e il ritardo nei pagamenti dei circa 460 tra tecnici e operai impegnati in questi impianti di smaltimento delle acque reflue. Intanto i sindacati stanno affilando le armi della protesta. Hanno istituito un coordinamento che ha l’obiettivo di definire, una volta per tutte, la vicenda, anche sul fronte della tutela occupazionale. «Adesso – spiegano i sindacalisti Carlo Crimaldi, Salvatore Gerlando e Salvatore Mariniello – dobbiamo dire basta perché i lavoratori e, soprattutto, il nostro mare non possono più attendere».



PINO NERI – IL MATTINO 26 GIUGNO 2005

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