Dura condanna per il giovane boss del rione Don Guanella Walter Mallo. L’antagonista del clan dei Capitoni ha incassato 16 anni di reclusione per associazione a delinquere aggravata dall’articolo sette.
Quando di carabinieri lo arrestano, ponendo fine a un regno durato poco più di una manciata di mesi, Mallo è spavaldo, sorridente, forse inconsapevole di quanto stesse realmente accadendo. Ha fatto game over il boss ragazzino, dopo aver conquistato il rione Don Guanella di Miano, dove è cresciuto, sottraendolo ai capiclan storici dei Capitoni, Walter ha bruciato tutte le tappe. Ascesa e decadenza nel giro di pochi mesi. E proprio come in un videogame il giovane si deve essere sentito. È il suo profilo Facebook a restituire una realtà diversa da quella che appare dalle inchieste della Dda: il feroce capoclan scrive frasi a effetto, posta decine di selfie.
“Questa è la nuova era le nuove leve con il codice della vecchia guardia”; cita Fidel Castro: “Patria o morte” e Che Guevara: “Hasta la victoria, siempre” e, quando viene ucciso il suo sodale Giuseppe Calise, a Miano, si scaglia contro gli “infami di merda” e i “giornalisti falliti”. “Fratello mio, un’anima buona come la tua non meritava questo. Avrai potuto fare tutti gli sbagli che diranno ma sono stati infami e la pagheranno”. Una immagine costruita, un monumento a se stesso che alimenta l’immagine che il boss 26enne vuole dare di sé e che esercita una palese fascinazione sui suoi amici e sodali. La realtà, tuttavia, è quella di una vita bruciata per un egemonia durata pochi mesi.