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martedì, Maggio 7, 2024
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Morto Cirillo, fu sequestrato dalle Brigate Rosse: i misteri sui servizi segreti e Cutolo

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Lutto nel mondo della politica. È morto a 96 anni Ciro Cirillo, l’ex presidente della Regione Campania sequestrato dalle Brigate Rosse nel settembre del 1981.
Il 27 aprile del 1981 le Brigate Rosse rapiscono a Torre del Greco, nel garage del suo palazzo, il democristiano Ciro Cirillo, assessore all’urbanistica della Regione Campania. Nell’agguato perdono la vita il poliziotto Luigi Carbone e l’autista Mario Cancelli, e resta ferito Ciro Fiorillo, segretario dell’assessore rapito.
Il sequestro si trasforma in un clamoroso caso politico e giudiziario, un intreccio oscuro i cui protagonisti sono i servizi segreti, gli uomini delle Brigate Rosse, i camorristi e i vertici della DC; secondo il presidente Napolitano si tratta di “una delle pagine più nere dell’esercizio del potere nell’Italia democratica”.

Ciro Cirillo, napoletano, classe 1921, impiegato alla Camera di Commercio, subito dopo la guerra si iscrive alla DC di Torre del Greco. Negli anni ’60 ricopre a lungo la carica di segretario provinciale del partito, e nel ’68 viene eletto presidente della Provincia, mentre si lega sempre di più all’astro nascente dello scudo crociato campano, Antonio Gava, diventandone l’uomo di fiducia. Negli anni ’70 Cirillo approda alla Regione. Dopo 5 anni come assessore all’urbanistica, nel 1980 arriva la nomina più prestigiosa: presidente della Regione. Nel 1981, nella Campania devastata dal terremoto, di fronte a danni incalcolabili e a decine di migliaia di senzatetto, Cirillo torna all’Urbanistica con la delega alla ricostruzione, chiamato in prima persona alla pianificazione del dopo terremoto in Campania.
Le famiglie dei terremotati, accampate nelle roulottes, vivono in uno stato di semi abbandono. Proprio per questo suo ruolo nevralgico le BR lo scelgono come simbolo della ‘ricostruzione imperialista e antiproletaria’. A motivare la scelta del bersaglio sono gli stessi brigatisti nel comunicato numero 1 dopo il rapimento, il 28 aprile 1981.
Ma a Napoli c?è un’altra organizzazione criminale, la camorra, il cui capo indiscusso, Raffaele Cutolo, controlla capillarmente il territorio, nonostante in quel momento sia detenuto nel carcere di Ascoli Piceno. E proprio al boss camorrista, 24 ore dopo il rapimento di Cirillo, si rivolgono i servizi segreti, alla ricerca di notizie sull’ostaggio, dato che, come racconta Carlo Alemi, giudice istruttore a Napoli tra il 1979 e il 1993, all’epoca Cutolo aveva il controllo pressoché totale del mondo carcerario.
Al processo Cutolo, nel maggio del 1989, il funzionario del SISME Giorgio Criscuolo, racconta nella sua deposizione di essersi recato personalmente ad Ascoli Piceno ad incontrare il capo della camorra, presentandosi come l’avvocato Canfora, ma racconta anche che ‘dopo pochi minuti Cutolo aveva già smascherato la mia identità e interrotto il colloquio’. Cutolo, in un primo momento, non sembra dunque intenzionato a collaborare.

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