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Arrestato nel blitz contro la ‘219’ in provincia di Napoli, scarcerato ‘o badoglio”

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Maurizio Esposito, classe ’82, era in carcere a Poggioreale perché pendeva sul suo capo la richiesta di condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione emessa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nell’ambito del processo contro il clan Rega-Piacente di Brusciano, per associazione finalizzata allo spaccio ex art. 74DPR 309/1990, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa ex art. 416 bis nr 1 del codice penale.

Esposito, alias o’badoglio, difeso di fiducia dall’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, si è visto riconoscere gli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Brusciano, con il braccialetto elettronico. Lo stesso aveva già beneficiato degli arresti domiciliari, ma era stato arrestato in flagranza di reato per evasione e per tale motivo era andato in carcere. Il giudice gli ha concesso una seconda possibilità, nonostante il cosiddetto “reato nel reato”.

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Il fatto

Sgominato il clan Rega-Piacente, attivo nel rione “219” di Brusciano e dedito soprattutto al traffico di stupefacenti.
Ricostruita l’organizzazione delle piazze di spaccio distribuite in varie scale del rione, ognuna con una struttura gerarchica piramidale composta da capo-piazza, spacciatori e vedette, per ciascun tipo di stupefacente venduto (marijuana, hashish, crack e cocaina). Attività fiorente, seconda solo alla zona di Caivano. Elevato il livello organizzativo delle “piazze”, attive anche 24 ore al giorno, con pusher che venivano impiegati su turni di lavoro di 8/10 ore al giorno. Rigidissimo il sistema di cambio turno. Durante le indagini, i carabinieri hanno rilevato che presentarsi in ritardo al cambio turno poteva comportare anche il “licenziamento”.
Circostanza documentata per uno dei pusher, allontanato per un ritardo di 30 minuti. Ogni punto vendita era dotato di un preciso quantitativo di droga, fornito dal capo-piazza di volta in volta al pusher ad ogni inizio turno, insieme ad una ricetrasmittente. Uno strumento fondamentale per essere immediatamente informati in caso di eventuali controlli delle forze dell’ordine. Come per altre realtà criminali, i sodali lanciavano l’allarme gridando “Marco! Marco!”, permettendo una rapida fuga all’arrivo dei militari. Le indagini hanno dimostrato come l’attività di spaccio fosse pressante, al punto da modificare le abitudini dei residenti, estranei al clan.
Nessuno dei condomini delle palazzine del rione ‘219’ poteva disporre delle chiavi dei portoni d’ingresso. Anche i citofoni erano stati rimossi per evitare l’apertura da remoto dei portoni senza autorizzazione. La vendita di droga avveniva anche in presenza di bambini, con “con devastanti effetti sulla formazione culturale e delle coscienze”. L’indagine, tra le altre cose, ha consentito di effettuare numerosi sequestri di sostanza stupefacente, di ingenti somme di denaro provento dell’attività illecita, nonché l’arresto in flagranza di reato di circa 30 persone. In due si erano rese irreperibili per qualche ora, ma a metà mattinata di ieri sono stati raggiunti tutti gli indagati.

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