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Martinelli, la fuga del boss finisce a Ostuni

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Una sottile traccia telematica, un filo invisibile tra l’agro aversano e la Puglia, un legame mai interrotto tra lui e la sua famiglia e, soprattutto, i suoi affari. Roba grossa, interessi per milioni di euro, che Enrico Martinelli curava per conto di Antonio Iovine, uno dei due capi in libertà del clan dei Casalesi, e per quello suo personale: su e giù per l’Italia, ma con base sempre e comunque nella sua terra. E così, quando ha concluso le sue vacanze al mare, ha organizzato il rientro a casa appoggiandosi a un fiancheggiatore dell’Agro. Si era appena infilato nella Panda di Nicola Picone assieme alla moglie, Nunzia Del Villano, alla madre e alla figlia quando i carabinieri arrivati da Caserta lo hanno bloccato. Fermato all’ingresso del camping Pilone, sulla marina di Ostuni, disarmati e con i documenti falsi in tasca. Non sono serviti a salvarlo dall’arresto e a interrompere, per la terza volta in undici anni, la sua carriera di killer e di primula rossa. Si sono concluse con il bottino grosso le indagini, durate mesi e mesi, dei carabinieri del Reparto operativo di Caserta – che nell’occasione hanno potuto contare sulla collaborazione dei colleghi di Brindisi e di Fasano – coordinata dal pm antimafia Raffaele Cantone, sull’attività di Enrico Martinelli, sanciprianese di 43 anni, condannato all’ergastolo nel processo Spartacus per l’omicidio di Liliano Diana (commesso nel marzo del 1991), e del duplice tentato omicidio di Sebastiano Caterino e Vincenzo Maisto Vincenzo, latitante dal 23 giugno del 2005, e cioè da tre mesi prima della sentenza della II Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere. Arrestato nell’ottobre del 2004 per la sistematica violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, aveva ottenuto gli arresti domiciliari per sottoporsi a una operazione alle cornee. In previsione della sentenza, che si intuiva certo non clemente, era sparito nel nulla. E da quel giorno aveva fatto parlare di sé negli ambienti investigativi senza, però, mai mostrare la faccia in giro. Di lui si sapeva che era cresciuto molto, che da killer spietato era diventato l’uomo di fiducia di Iovine, e che aveva delle frequentazioni nella zona di Parete. La traccia si è rivelata quella giusta, Nicola Picone e la sorella Maria, entrambi arrestati con l’accusa di favoreggiamento aggravato, gli facevano da vivandieri e da autisti. Contavano sul fatto che, essendo incensurati e viaggiando in coppia, sarebbero passati indenni ai posti di controllo; e che altrettanto semplice sarebbe stato il ritorno, loro due assieme a una ”normale” famigliola. Tutto inutile. I due Picone sono stati subito riconosciuti e così anche Martinelli, nonostante non porti più gli spessi occhiali di qualche anno fa. E il boss, a carico del quale a settembre riprenderà il processo di appello, neppure ha accennato a una reazione, limitandosi a esibire le carte d’identità con le foto sua e della moglie, documenti falsi ma con generalità di persone realmente esistenti, a carico delle quali sono ora in corso degli accertamenti. E indagini più approfondite sono iniziate a carico dei Picone, che potrebbero essere qualcosa di più di semplici fiancheggiatori del boss.




L’ARRESTATO

Killer dei Casalesi era ricercato dal giugno 2005


Un soldato. Addestrato per sparare senza mai tirarsi indietro, senza chiedere spiegazioni non necessarie, senza risparmiare sul volume di fuoco. Pretendeva armi sofisticate, si rivolgeva direttamente ai fornitori – come quell’Orlando Lucariello suo coimputato, che negli anni Novanta fu coinvolto proprio in un’inchiesta su un traffico di pistole e mitra – e per sé sceglieva il meglio. È per questo che quando a Brezza, nel 2003, furono ammazzati Domenico Apuzzo e Salvatore Natale, piccoli imprenditori agricoli di Grazzanise, gli investigatori pensarono a lui: per la precisione nel tiro e lo spargimento di sangue, prima ancora che per la vicinanza temporale tra quel duplice omicidio e l’incendio della casa di Enrico Martinelli, appena un paio di giorni prima. Che che tempo prima era stata parzialmente confiscata e che all’interno conservava ancora le tracce della ricchezza che fino al blitz dell’operazione Spartacus veniva allegramente ostentata: mobili di lusso, armadi a due piani, suppellettili di grandi marche. La prova del coinvolgimento di Enrico Martinelli in quel feroce duplice omicidio non è stata mai trovata. Ma in quel periodo la camorra casalese stava firmando una serie di attentati alle aziende agricole e bufaline di tutt’area dei Mazzoni, quella di produzione della mozzarella di pregio. Attentati e incendi che servivano a scoraggiare i piccoli proprietari terrieri della zona, successivamente costretti a vendere le masserie a uomini vicini a Michele Zagaria, capo del clan assieme ad Antonio Iovine e come lui latitante da quasi dodici anni. Le modalità dell’agguato a Brezza, inoltre, erano troppo simili a quelle di un altro massacro, avvenuto mesi prima a Santa Maria Capua Vetere e nel quale era stato ucciso, assieme al nipote della compagna, quel Sebastiano Caterino che Martinelli aveva cercato di uccidere già negli anni Novanta, nel corso di un’altra guerra di camorra. Enrico Martinelli, sanciprianese, cresciuto alla scuola di Antonio Bardellino, parenti importanti (come Benito Lanza) nella famiglia di camorra, aveva iniziato la sua carriera di killer quando era poco più che un ragazzo. Diciassette anni fa, la fazione vincente si era assicurata i suoi servizi. L’omicidio che gli è costato l’ergastolo nel processo Spartacus, risale proprio a quel periodo, il 1991. Liliano Diana era legato alla famiglia De Falco, il cui unico sopravvissuto – Nunzio – è stato condannato al carcere a vita per l’omicidio di don Peppino Diana. Il 5 dicembre del 1995, giorno del blitz contro i Casalesi, Enrico Martinelli risultò irreperibile; fu catturato ad aprile dell’anno successivo, assieme a Vincenzo Zagaria, come lui condannato all’ergastolo il 15 dicembre del 2005. Da quell’aprile del 1996, farà perdere le tracce di sé altre due volte. Fino all’arresto di ieri.


ROSARIA CAPACCHIONE – IL MATTINO 30 AGOSTO 2007

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