Quattro persone in carcere e due ai domiciliari: altrettante ordinanze sono state eseguite dagli agenti della Squadra Mobile di Avellino a conclusione delle indagini sulla rapina, avvenuta il 22 ottobre dell’anno scorso, ai danni di una gioielleria di Mercogliano, in provincia di Avellino.
Quel mattino, dopo che due donne della banda erano entrate nel negozio fingendosi interessate all’acquisto di gioielli, tre uomini, uno dei quali all’epoca minorenne, con il volto coperto da maschere di carnevale e armati di pistola e fucile fecero irruzione all’interno.
La reazione del titolare di un negozio adiacente la gioielleria, costrinse i rapinatori a darsi alla fuga a bordo di un’auto condotta da un complice, prelevata da un autonoleggio con targa contraffatta.
All’esito degli sviluppi delle attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino ed avviate in seguito al tentativo di rapina a mano armata ai danni di una gioielleria, personale della Squadra Mobile di Avellino ha dato esecuzione, alle prime ore del mattino, all’Ordinanza di applicazione di Misura cautelare nei confronti di sei indagati, applicando nei confronti di quattro la misura coercitiva della custodia cautelare e nei confronti di due la misura coercitiva degli arresti domiciliari. In particolare, la mattina del 22 ottobre 2024, tre soggetti completamente travisati da maschere di carnevale, ed armati, irrompevano all’interno dell’esercizio commerciale denominato “Gioielleria Gioie”, ubicato in Mercogliano, minacciando l’addetta alla vendita. Il tentativo di rapina, però, risultava vano non riuscendo i malviventi a farsi consegnare i preziosi. Veniva svolta un’articolata attività investigativa che, attraverso puntuali riscontri, consentiva di ricostruire le fasi della tentata rapina e di identificare, allo stato delle indagini, gli autori della stessa. Le due donne componenti il gruppo riuscivano a farsi aprire fingendosi interessate ad un acquisto; in quel frangente, gli altri quattro complici (di cui uno all’epoca dei fatti minorenne), tutti travisati, giunti dinanzi al negozio a bordo di una autovettura VW T-Roc con targa contraffatta, davano inizio all’azione criminosa.
In particolare, mentre uno di loro restava alla guida dell’auto, gli altri tre, armati di una pistola e di un fucile, irrompevano nell’esercizio commerciale, non riuscendo tuttavia nell’intento per la reazione di un esercente adiacente alla gioielleria. Ai prevenuti veniva fornito supporto logistico ed organizzativo da altre due persone, incontrate presso un autolavaggio, ove il gruppo criminale, proveniente da Napoli, aveva programmato le attività preparatorie e dove veniva prelevata l’autovettura utilizzata per l’azione criminosa. Va precisato che per le due donne componenti il gruppo lo scorso 19 giugno, il GIP di Avellino aveva già emesso Ordinanza applicativa della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere.
Sei le persone arrestate: i 4 assalitori sono finiti in carcere e i 2 basisti ai domiciliari. A giugno erano già state individuate e condotte in una casa circondariale le due donne complici che si erano fatte aprire la porta blindata del negozio
Nuovo sviluppo nell’inchiesta sulla tentata rapina alla gioielleria “Gioie di Torrette” di Mercogliano, avvenuta il 22 ottobre 2024.
La Squadra Mobile di Avellino, su disposizione del Gip del Tribunale per i Minorenni di Napoli, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti Luigi D. M napoletano, già condannato per l’omicidio di Santo Romano, il 19enne ucciso a San Sebastiano al Vesuvio nel novembre dello stesso anno.
Il giovane, trasferito all’Istituto penale per minorenni di Casal del Marmo a Roma, è gravemente indiziato di tentata rapina aggravata e porto abusivo di armi comuni da sparo.
Ma il suo nome era già noto agli investigatori: nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2024, a San Sebastiano al Vesuvio, il minorenne aveva sparato e ucciso Santo Romano, il giovane calciatore che aveva tentato di sedare una lite scoppiata per futili motivi — una scarpa pestata durante una discussione tra coetanei.
Il colpo, partito da una pistola calibro 7. 65, lo raggiunse al petto. Romano morì poco dopo, sotto gli occhi attoniti degli amici.
Dalle successive indagini della Mobile partenopea emerse che il 17enne aveva partecipato alla tentata rapina di Mercogliano appena dieci giorni prima dell’omicidio, confermando un percorso criminale precoce e violento, caratterizzato da una deriva senza controllo.
