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venerdì, Marzo 29, 2024
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A scuola con il kalashnikov per ammazzare il boss del parco Verde di Caivano

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Aspettava armato di kalashnikov in una scuola media per uccidere il boss rivale, all’epoca a capo del parco Verde. L’inquietante retroscena emerge dall’ordinanza eseguita dai carabinieri che ha azzerato la cosca nell’area nord di Napoli clan Sautto-Ciccarelli. I fatti si riferiscono al 2013. In quel periodo era in corso una vera e propria faida tra due ras “capi piazza” – Massimo Gallo (arrestato lo scorso anno) e Antonio Ciccarelli. Al centro dello scontro il business dello smercio di droga in una delle piazze più grandi d’Europa. Stamattina il blitz a Caivano nel parco Verde, questi i nomi degli arrestati.

L’omicidio e la guerra a Caivano

I sicari di Gallo sarebbero stati per molto tempo (si parla addirittura di qualche settimana) nascosti in una scuola media (in un momento in cui non c’erano studenti ne’ docenti), armati di Kalashnikov, per tentare di uccidere Ciccarelli. A raccontarla è lo stesso Carlo Oliva, diventato collaboratore di giustizia nel luglio di quell’anno. In quel periodo il boss Antonio Ciccarelli era ancora libero e l’obiettivo di Gallo era di ammazzarlo per accaparrarsi una quota del traffico di droga.

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Per questo scopo aveva stretto un accordo con esponenti della Vanella Grassi, in particolare col gruppo Leonardi. In cambio dell’aiuto avrebbe fornito l’appoggio necessario al gruppo di Secondigliano contro gli Scissionisti. La situazione venne risolta dal capoclan Nicola Sautto: permesso a Gallo di gestire il traffico di droga, ma al di fuori del Parco Verde e in particolare a Marcianise (Caserta), e appalto in monopolio a Pasquale Fucito “il marziano” per il rifornimento di cocaina alle piazze locali.

Le indagini si fermano all’aprile del 2020 e si sono avvalse delle dichiarazioni di Vincenzo Iorio, alias ‘bing’

Il parco Verde

Il blitz ha inflitto un duro colpo al traffico di stupefacenti nel Parco Verde di Caivano, attiva 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. L’inchiesta ha anche ricostruito l’organizzazione e l’operatività delle piazze di spaccio, definendo ruoli e responsabilità degli indagati. In poche centinaia di metri, difesi da porte blindate e cancelli per eludere i controlli delle forze dell’ordine, sono stati individuati e monitorati ben 14 “punti vendita” in cui veniva smerciata la droga a “clienti” provenienti da tutta la regione. Documentato anche il flusso di denaro che, complice l’attività senza sosta delle piazze di spaccio, consentiva enormi guadagni. Tra gli elementi apicali del clan, infatti, c’era qualcuno che poteva superare anche un guadagno di 130mila euro mensili.

Ordini dal carcere col cellulare

Dalle indagini è e,merso che dopo l’arresto avvenuto nel febbraio 2020, i boss Nicola e Gennaro Sautto, in piena pandemia, tenevano sotto controllo le piazze di spaccio e impartivano ordini agli affiliati dal carcere grazie a un cellulare. I «capi piazza» pagavano al clan delle quote mensili, fino a 60mila euro, per spacciare nella zona di competenza del clan Sautto-Ciccarelli, i cui vertici ricoprivano i ruoli di arbitro, giudice e giustiziere. Nel corso di una perquisizione mirata le forze dell’ordine hanno scovato e sequestrato il cellulare.

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