PUBBLICITÀ
Sono almeno una decina le auto che si erano fatte consegnare, dietro minacce verbali, dal titolare di una concessionaria e che poi sono state utilizzate nella latitanza del boss Filippo Ronga del clan Ranucci. È quanto emerge nel decreto di fermo a carico delle sei persone sottoposte a fermo dai carabinieri di Giugliano in seguito ad un’accurata indagine coordinata dalla DDA di Napoli. Si tratta di Michele Aliberti, Gaetano Ciuffa, Mario Curtiello, Sergio Iannicelli, Eduardo Turacci, Gennaro Celentano.
I 6 presunti affiliati al clan Verde, ritenuto alleato con la famiglia camorristica dei “Ranucci”, sono accusati di estorsione e di detenzione e di porto illegale di armi e ricettazione, reati aggravati dal metodo e da finalità mafiose. Il provvedimento è stato emesso per mettere fine alle attività criminali del clan tra Sant’Antimo, Grumo Nevano e Casandrino. Gli indagati facevano uso di armi anche in strada, incuranti del pericolo di colpire innocenti.
Dai riscontri effettuati dagli inquirenti è stato accertato che a turno i soggetti si recarono in una nota concessionaria di Sant’Antimo e minacciarono il titolare affinché consegnasse periodicamente vetture diverse da utilizzare durante la latitanza del ras del clan Ranucci e sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine. Niente più auto di lusso né vetri oscurati, i boss hanno cambiato strategia per passare inosservati durante la latitanza. Il sistema dell’auto a noleggio, bonificata da cimici e non di grande di cilindrata, è uno dei più utilizzati negli ultimi tempi.
Le vetture venivano utilizzate dagli affiliati per gli spostamenti e per trasportare armi, ma non solo. Anche per commettere stese e raid intimidatori e passare inosservati. Inizialmente il noleggio delle auto era pagato regolarmente, poi visto la continua esigenza di cambiare, si recarono dal titolare e lo minacciarono. “Mi sono rotti. O ci dai le auto o veniamo lì e scassiamo tutto”, si legge in un’intercettazione ambientale captata in una delle cimici installate dai carabinieri all’interno dei veicoli sospetti. Così iniziarono a pagare il noleggio a rate, a prezzi che imponevano loro oppure anche a prendersi le auto senza sborsare nemmeno un euro. Nemmeno quando le riportavano indietro con ingenti danni. Quando la situazione si è fatta insostenibile, il titolare dell’attività commerciale ha collaborato con i carabinieri ed ha raccontato le vessazioni subite. O meglio non ha negato agli inquirenti i metodi che i soggetti ritenuti legati al clan Verde utilizzavano nei suoi confronti.
PUBBLICITÀ