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Caso Garlasco, Alberto Stasi da omicida a testimone: cosa ha raccontato ai pm

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Sono le 13.45 di martedì quando Alberto Stasi, l’ex imputato al centro di uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi vent’anni, varca nuovamente la soglia del Palazzo di Giustizia di Pavia. Questa volta però non è imputato, ma testimone. A bordo di una Fiat 500 guidata dall’avvocato Giada Bocellari, uno dei suoi legali, e preceduto da una vettura dei carabinieri, Stasi è entrato dal retro del Tribunale, attraverso la porta carraia.

Maglione scuro, occhiali, volto serio ma composto, lo sguardo tranquillo. Come allora, ha scelto il silenzio. Non una parola ai cronisti assiepati all’ingresso, solo un’apparizione fugace, protetto dalla discreta ma costante presenza dei suoi difensori. Dai legali traspare un certo senso di quiete, quasi una sfumatura di soddisfazione. Forse il sentimento di chi, dopo anni di battaglie giudiziarie, intravede un’ombra di riscatto, anche se la verità — quella definitiva — resta ancora nelle mani dei giudici.

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Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, è stato ascoltato ieri dalla Procura come persona informata sui fatti nella nuova inchiesta aperta sul delitto. Inchiesta che oggi vede come unico indagato Andrea Sempio.

Davanti al pubblico ministero, Stasi è rimasto per due ore e mezza. “Ha risposto a tutte le domande”, ha dichiarato Antonio De Rensis, l’altro legale che lo assiste. “In maniera chiara, puntuale. Così come ha sempre fatto anche nel procedimento che lo ha visto coinvolto.”

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