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sabato, Maggio 4, 2024
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Clan Di Lauro. Racket all’imprenditore delle sale slot, annullata l’ordinanza per il ras Cortese

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Un’altra picconata all’ultima inchiesta sulle estorsioni compiute dal clan Di Lauro. A sferrarla il tribunale del Riesame di Napoli (X sezione) che, in riferimento all’estorsione all’imprenditore della sala slot ad Arzano, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Giovanni Cortese ‘o cavallar e di suo figlio Mario. Accolte in pieno le argomentazioni dei legali dei due indagati, gli avvocati Leopoldo Perone e Claudio Davino che sono riusciti a smontare le accuse a carico dei loro assistiti. Si tratta del terzo annullamento dopo quelli di Vincenzo Di Lauro e Umberto Lamonica (leggi qui gli articoli precedenti). A non convincere i giudici della libertà la posizione dell’imprenditore e il ruolo avuto dai Cortese nella vicenda. In sede di denuncia la vittima aveva dichiarato come era iniziata l’attività estorsiva spiegando che ‘o cavallaro, arrivò a minacciarlo con una videochiamata:«Dopo un paio di mesi, dopo l’estate 2020, come ho già riferito in sede di denuncia vennero da me nel bar Mario Cortese e Gennaro Bizzarro e con una videochiamata mi fecero parlare con Giovanni Cortese, padre di Mario, che io conosco. Questi disse “fratello ma lutto bene? ti sei preso il locale mio? Io lo dovevo aprire a mio figlio. Ti abbiamo sempre detto che il bar non lo dovevi aptire….vedi che Gennaio e mio figlio ora di fanno una imbasciata”, e chiuse la telefonata Confermo — dopo aver ricevuto lettura della mia denuncia — che Cortese disse “fratè, o bar è ‘o nuost, quatti’ è avè pe te ne ì a cui flint?’ Mi riporto a quanto ho denunciato, precisando che sono molto agitato, perché ho molta paura dei Di Lauro. Confermo che in questa occasione disse che se non avessi dato i soldi, mi avrebbe fatto saltare in aria (“o si no t’ facimm zumpà in aria”)».  Come viene ricostruito nell’ordinanza eseguita questa mattina al rifiuto dell’uomo di cedere il locale in cambio di una somma di denaro, seguì una “trattativa” con i due concorrenti presenti che si concluse con l’imposizione all’imprenditore di pagare 70mila euro in rate mensili da mille ciascuna, garantite da altrettante cambiali (leggi qui l’articolo).

Il racconto prosegue

«Chiusa la videochiamata, parlai con Bizzarro e Mario Cortese, ai quali ribadii che non volevo cedere l’attività. Costoro mi dissero che per continuare a lavorare dovevo dare 70mila euro lo dissi che non li avevo, e allora Bizzarro mi disse “ti faccio un regalo, domani mi fai 70 cambiali e mi dai la somma a mille euro al mese, mi raccomando devi essere preciso”. Il giorno dopo gli consegnai le cambiali, come ho detto, già firmate. Non ricordo se c’era anche Mario Cortese alla consegna delle cambiali, ricordo con certezza solo Gennaro Bizzarro, al quale dissi che le cambiali erano di meno (per la rabbia, alcune le avevo strappate), lui mi disse che mi avrebbe fatto sapere se c’erano problemi, ma non mi hanno fatto sapere più niente».

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