A 13 anni di distanza, l’omicidio di Melania Rea continua a suscitare interesse. La 28enne, originaria di Somma Vesuviana e madre di una bambina all’epoca di 1 anno e mezzo, scomparve nel nulla durante una gita con il marito, Salvatore Parolisi. Era il 18 aprile 2011.
Il corpo martoriato di Melania verrà ritrovato due giorni dopo. Con 35 coltellate e una svastica incisa sulla coscia, per quella che verrà considerata una messinscena del marito nel tentativo di sviare le indagini. Parolisi verrà poi condannato per l’omicidio della moglie.
Dal dna sulla bocca alle celle telefoniche, emergono nuove tesi sull’omicidio di Melania Rea
Un libro, scritto a quattro mani dal funzionario di polizia Armando Palmegiani e dalla giornalista partenopea in forza a “Report” Raffaella Notariale, ripercorre le tappe del caso giudiziario circa l’omicidio di Melania Rea. Con analisi approfondite di tutti gli aspetti, rivelazioni e interviste inedite.
Racconto che si arricchisce ulteriormente di testimonianze e contributi di esperti che hanno avuto un ruolo cruciale durante il processo. Tra questi, la criminologa Roberta Bruzzone, la genetista forense Marina Baldi e lo specialista informatico Paolo Reale, figure fondamentali che hanno contribuito a fare la differenza in tribunale. Marina Baldi, per esempio, sfata il mito che il dna di Parolisi ritrovato sulla bocca della vittima fosse legato a un bacio. Utilizzando studi avanzati e analisi sperimentali condotte su un’intera classe di criminologia, la genetista ha dimostrato che le tracce non potevano essere interpretate come un gesto affettuoso, ma dovevano essere lette in un contesto del tutto diverso.
Un altro elemento cruciale è rappresentato dall’analisi delle celle telefoniche da parte di Paolo Reale. Le sue indagini hanno dimostrato che i dispositivi mobili di Melania e Parolisi si erano agganciati alle stesse celle, corroborando sia la tesi della difesa che quella dell’accusa. Un caso raro, che lo ha ulteriormente complicato. La combinazione di scienza forense, tecnologie digitali e testimonianze dirette ha permesso di ricostruire un quadro dettagliato dei fatti, evidenziando non solo la brutalità dell’omicidio ma anche la complessità della sua pianificazione e della successiva indagine.
Le parole del fratello di Melania: un grido di dolore e un invito a non dimenticare
Oltre agli aspetti tecnici e investigativi, il libro offre una dimensione umana e personale. Tra le pagine emerge con forza la voce di Michele Rea, fratello di Melania, che in un’intervista inedita racconta il dramma vissuto dalla famiglia, il peso della perdita e la difficoltà di accettare una verità tanto dolorosa.
Le parole di Michele non sono solo una cronaca del dolore, ma anche un grido di giustizia e un invito a non dimenticare.