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martedì, Aprile 23, 2024
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Detenuti in rivolta in Italia, sfiorata la sommossa: scatta la protesta

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Il Sappe non fa sconti, denuncia a getto continuo i rischi che si corrono nei penitenziari italiani e molisani, nonostante a ogni episodio si registrano precisazioni e rettifiche da parte della direzione carceraria. Per il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, a Larino, sabato scorso si è rischiata la sommossa in carcere. «Ancora alta tensione nelle carceri del Molise, tornate al centro delle cronache dopo il grave episodio accaduto sabato all’interno del penitenziario di Larino». Ricostruisce i fatti Luigi Frangione, segretario regionale per il Molise del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe: «Ancora una situazione critica nella casa circondariale frentana. Nel pomeriggio di sabato scorso si è dovuto assistere ancora ad un atto di prepotenza ad opera di detenuti ristretti presso la sezione PT ‘’semi-aperti». Il tutto è accaduto al momento della chiusura pomeridiana delle 15 quando ad alcuni detenuti maghrebini è stato chiesto di ritornare nelle proprie celle: gli stessi reagivano a tale invito chiedendo di restare aperti ancora fino alla riapertura delle celle alle ore 16 prima, e poi, visto l’insistenza dell’Assistente di Polizia Penitenziaria di servizio in Reparto, si sono rifiutati di rientrare nelle celle inveendo nei confronti del poliziotto. A quel punto interveniva il Capoposto del carcere, ossia un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria che, come è ormai consuetudine, svolgeva anche le funzioni di Sorveglianza generale.

Anche nei confronti del Capoposto gli atteggiamenti dei detenuti erano gli stessi. Anche in questo caso hanno continuato ad insultare i poliziotti ed hanno persistito nell’intento di non rientrare nelle celle. Il caso ha voluto che, nel turno in questione, era di servizio anche l’ispettore responsabile della matricola che è intervenuto al fianco dell’Assistente Capo allontanando uno dei detenuti dalla Sezione, trasferendolo al transito, e gli altri lasciandoli chiusi in cella. Il tutto sembra essere scaturito da uno stato alterato dei detenuti magrebini, forse sotto l’effetto di alcol eo psicofarmaci. Nel tardo pomeriggio è dovuto intervenire anche una unità del 118 per prestare cure ad uno dei detenuti coinvolti che nel frattempo, forse causa sostanze assunte, si era sentito male. Si è concluso il tutto con i detenuti chiusi nelle celle che continuavano ancora ad infierire con parole nei confronti degli operatori in servizio (infermiere compreso durante la distribuzione della terapia) per quelli rimasti in Sezione, mentre l’altro, ubicato al transito, continuava a gridare e soprattutto ad arrecare danni ai beni dell’amministrazione frantumando il lavabo della cella e allagando la stessa e il corridoio adiacente. Il tutto si è protratto fino a tarda serata». «Il Governo, attraverso l’Amministrazione Penitenziaria ed il Ministero della Giustizia, anziché adottare provvedimenti che garantiscono ordine e sicurezza nelle carceri», conclude Frangione, «vuole approvare una riforma penitenziaria che mina proprio la natura stessa di pena e carcere, affidando il carcere ai detenuti e depotenziando anche il ruolo della Polizia Penitenziaria. E questo è grave e inaccettabile». «La situazione nelle carceri del Molise, dove oggi sono detenute 417 persone rispetto ai circa 250 posti letto è sempre tesa ed allarmante», denuncia il Segretario Generale Sappe Donato Capece.

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«I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti nelle celle delle carceri molisane nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 73 atti di autolesionismo, 10 tentati suicidi, 20 colluttazioni e 10 ferimenti. Una è stata l’evasione da un penitenziario del Molise a seguito della concessione di permesso premio. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria». Il Sappe sottolinea che «nelle carceri di Campobasso (56) e Larino (14) si sono contati il più alto numero di atti di autolesionismo mentre è a Campobasso (5), che si è contato il maggior numero di tentati suicidi sventati in tempo dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Larino è il penitenziario che ha anche il record regionale di colluttazioni (16) mentre Campobasso (15) ha quello dei ferimenti». Per il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria «lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti». E la proposta è proprio quella di «sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili».

Capece torna a sottolineare l’alto dato di affollamento delle prigioni italiane: «oggi abbiamo in cella 58.087 detenuti per circa 45mila posti letto: 55.646 sono gli uomini, 2.441 le donne. Gli stranieri sono il 35% dei ristretti, ossia 19.818. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Un esempio su tutti: negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze». Critico, infine, il giudizio del Sappe sulla riforma dell’ordinamento penitenziario all’attenzione del Parlamento: «i dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni – che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria».

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