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sabato, Maggio 4, 2024
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“Noi siamo napoletani, voi siete…”, le urla degli agenti contro il giovane detenuto a Milano

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Un’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, 12 dei quali tuttora in servizio presso l’Istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano, nonché la misura della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori 8, anch’essi tutti in servizio, all’epoca dei fatti, è stata eseguita da parte della Polizia di Stato e della Penitenziaria. I reati a vario titolo contestati dalla Procura sono maltrattamenti, concorso in tortura, e una tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto.

Le violenze perpetrate” all’interno del carcere Beccaria “corrispondono esattamente a una pratica reiterata e sistematica (…) che connota la condotta ordinaria degli agenti che vogliono stabilire le regole di civile convivenza (…) ed imporle picchiando, aggredendo e offendendo i minorenni detenuti“. Lo scrive il gip di Milano Stefania Donadeo nell’ordinanza che ha portato agli arresti 13 agenti di polizia penitenziaria dell’istituto e alla sospensione di 8. Il giudice parla di un “sistema consolidato” che ha determinato “un clima infernale” verso i giovani.

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“RAGAZZI MALMENATI”

“I ragazzi malmenati” dagli agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere minorile Beccaria “non denunciavano per timore di ritorsioni e di rappresaglie, come è accaduto” ad un giovane che, dopo essere stato molestato sessualmente ed “aver reagito a ciò, ha dovuto subire una spedizione punitiva da parte di altri agenti”.

E’ uno degli episodi più violenti ricostruiti dal gip di Milano Stefania Donadeo, nell’ordinanza che ha portato in carcere 13 agenti in servizio nell’istituto di pena minorile milanese e alla sospensione di 8, accusati di tortura, maltrattamenti aggravati, lesioni e falso per le “violenze perpetrate” nei confronti dei ragazzi detenuti.

“PERCHE’ PICCHIAVA FORTE”

Come si legge nel provvedimento, il 9 novembre scorso, il capoposto Gennaro Mainolfi, uno degli arrestati e che era stato soprannominato “Mma perché picchiava forte”, sarebbe salito dal giovane detenuto, in precedenza molestato e quel giorno violentemente pestato, in quanto il suo compagno di cella “chiedeva insistentemente un medicinale”. Quest’ultimo, secondo il capo di imputazione, sarebbe quindi stato condotto al piano di sotto dove poco dopo avrebbe cominciato a gridare all’amico: “mi stanno picchiando, stai attento che vogliono picchiare pure te“.

Infatti una volta che gli agenti sono ritornati nel reparto, Roberto Mastronicola, pure lui ora in carcere, “apriva la finestra del blindo”, chiedeva al ragazzo vittima di approcci sessuali “di avvicinarsi e gli spruzzava negli occhi uno spray al peperoncino”.

“FATE USCIRE STE RELAZIONI”

“Adesso tra oggi e domani mattina al massimo fate uscire ste relazioni, per dare ripeto una lettura più corretta di quello che risulta dalle immagini”. Così parlava, intercettato l’11 marzo scorso, l’ex comandante della Polizia penitenziaria nel carcere minorile Beccaria di Milano, Francesco Ferone, il quale, stando all’ordinanza del gip Stefania Donadeo, “ha sempre ‘sistemato’ le relazioni di servizio in modo da evitare che gli agenti incorressero in responsabilità penali e disciplinari”. Ferone è tra gli otto indagati che sono stati sospesi dagli incarichi con misura cautelare (per lui ha retto solo l’imputazione di falso) e, stando sempre agli atti, avrebbe avuto “piena consapevolezza del metodo violento” degli altri agenti, quelli finiti in carcere.

Il gip riporta anche altre intercettazioni in cui Vincenzo Trovato, anche lui sospeso dal servizio, affermava che “in passato, quando accadevano simili episodi ‘spiacevoli’, il Comandante Ferone li ‘salvava’, mentre la nuova Comandante ‘non guarda in faccia a nessuno'”. Sempre dalle carte emerge, inoltre, che quando sono iniziate ad uscire denunce interne sulle presunte violenze al Beccaria, gli agenti avrebbero fatto ricorso anche a richieste di “malattia di massa” come “forma di protesta”.

“NOI SIAMO NAPOLETANI”

A questo punto in sei, i primi due assieme a Federico Masci, Giuseppe di Cerbo, Cristian Meccariello e Raffaele Salzano (anche loro tra i destinatari dell’ordinanza), avrebbero insultato e preso a calci e pugni “su tutto il corpo” il minorenne e, “una volta steso a terra”, lo avrebbero ammanettato e continuato a “colpirlo”, strappandogli la maglietta, mentre lui tentava di difendersi con un pezzo di piastrella.

Poi lo avrebbero portato al piano terra “in una cella di isolamento” dove lo avrebbero spogliato “lasciandolo completamente nudo” e con le manette, per poi prenderlo a cinghiate fino a farlo sanguinare. E ancora tanti calci e infine lo avrebbero lasciato lì per terra, senza coperte o indumenti per un’ora. Il mattino successivo, quando hanno trasferito il ragazzo dalla sua cella a un’altra, ancora calci e insulti: “Sei un figlio di p…, sei un arabo zingaro, noi siamo napoletani, voi siete arabi di m…“.

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