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sabato, Aprile 20, 2024
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Discarica Resit a Giugliano, arriva la conferma: la falda è inquinata

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Confermate le analisi per la discarica Resit di Giugliano, la più tristemente famosa discarica contenente quasi un milione di tonnellate di rifiuti. I tre consulenti della Corte d’Assise d’appello di Napoli dove si sta svolgendo il processo per la discarica, l’ingegnere ambientale Silvia Bonapersona, il chimico Cesare Rampi e il geologo ambientale Stefano Davide Murgese, hanno accertato i danni all’ambiente e i gravi rischi per la salute, asserendo che la contaminazione sarebbe ancora in atto.

Secondo quanto si legge nella perizia firmata dai tre esperti, «l’attività di ricezione e smaltimento dei rifiuti ivi sversati nel corso degli anni, verificata anche la natura pericolosa – tossica e/o nociva- di alcuni di essi abbia effettivamente prodotto un danno all’ambiente, risulta accertato che la contaminazione è in atto ed è aumenta progressivamente nel tempo».

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Attualmente la contaminazione sarebbe ancora in atto poichè, secondo i consulenti, non sarebbero state completate le opere di messa in sicurezza permanente dei rifiuti e ciò avrebbe compromesso la qualità delle acque di falda. Si sottolineano, inoltre, le grandi criticità e carenze dell’impianto «lo strato di argilla non è presente, i requisiti di permeabilità non sono verificati; quindi non è possibile asserire che i presidi ci fossero e fossero efficaci».

Il documento conferma quindi ciò che era emerso nei processi di primo grado: disastro ambientale, inquinamento e traffico illecito di rifiuti, che avevano anche portato alla condanna a 20 anni per il boss dei Casalesi Francesco Bidognetti e per l’imprenditore campano dei rifiuti Cipriano Chianese.

In un territorio già fortemente inquinato dall’attività di diverse discariche, la Resit ha contribuito al disastro ambientale della nota “Terra dei Fuochi”. I periti ritengono che la concentrazione di alcune sostanze chimiche  «ha raggiunto una “soglia di efficacia” tale da poter considerare queste sostanze tali da potenzialmente porre in pericolo concreto, la salute degli assuntori». Pertanto, la qualità delle acque di falda è compromessa al punto che queste non possono essere ritenute potabili in assenza di specifici trattamenti e quindi concretamente pericolose per la salute umana.

 

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