Andranno a processo a fine aprile, precisamente il 21, i presunti killer del clan Lo Russo coinvolti nel duplice omicidio di Salvatore Scognamiglio e Salvatore Paolillo. Davanti al giudice per l’udienza preliminare si troveranno così i presunti e secutori materiali del delitto Vincenzo Bonavolta “Cenzore” , Luciano Pompeo e Antonio Lo Russo, autoaccusatosi di essere il mandante dell’agguato, e lo “specchiettista”, anch’egli reo confesso.
Nell’udienza del 21 aprile si dovrà decidere se si procederà col rito ordinario o abbreviato. alla base del processo le dichiarazioni dei pentiti Antonio Lo Russo e l’ex affiliato Raffaele Liberti, che con le proprie confessioni hanno contribuito all’individuazione del gruppo di fuoco che nell’estate di quasi sette anni fa sterminò il reggente dei“capitoni” Bonavolta e il suo guardaspalle.
Sette secondi, sette drammatici secondi. Tanto è durato l’omicidio di Salvatore Scognamiglio e Salvatore Paolillo, un duplice delitto messo a segno nel 2011 dall’allora boss emergente – oggi pentito – Antonio Lo Russo, per dirimere alcune questioni interne alla sua famiglia.
A quei tempi il clan era governato da Antonio Lo Russo che dispose la morte di Scognamiglio e Paolillo per imporre la sua logica di potere agli altri affiliati ma soprattutto a suo zio Mario. Durante l’interrogatorio con il gip Bonavolta ha deciso di confessare. «Sì, sono stato io. E chiedo scusa alle famiglie delle due vittime» ha aggiunto. Poi, ripetendo una formula già scelta in passato da altri affiliati al clan di Miano, ha fatto riferimento al suo sentirsi soggiogato dai boss dei Capitoni, all’influenza che questi esercitavano su di lui.