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giovedì, Marzo 28, 2024
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Faida di Scampia. Nel commando di morte c’era il finanziere Auricchio. FOTO

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Grazie a meticolose attività investigative, finalizzate altresì a riscontrare convergenti dichiarazioni collaborative rilasciate sull’accaduto, si è potuto accertare, nell’ambito della citata faida, il coinvolgimento in un tentativo di omicidio – ai danni di Giovanni Esposito, detto «’O muort» – anche da parte di Claudio Auricchio, finanziere “infedele” con il grado di appuntato scelto, allora in forza al Gruppo Pronto Impiego di Napoli e attualmente sospeso dal servizio. Oltre a figurare tra i soggetti più vicini ad Antonio Mennetta durante il suo periodo di latitanza, è emerso il suo diretto coinvolgimento proprio nel traffico di sostanze stupefacenti gestito dall’organizzazione della Vinella Grassi, intessendo, tra l’altro, diretti rapporti anche con figure apicali della consorteria Di Lauro.

Quel giorno era alla testa di un commando di morte, indossava la divisa, quella di ordinanza, aveva la pistola alla fondina. Solo che in tasca aveva un documento falso, un verbale posticcio, e guidava una macchina della finanza fabbricata dalla peggiore camorra metropolitana. Era arrivato a tanto, Claudio Auricchio, classe 1977 di Nocera Inferiore, finanziere dei baschi verdi: membro di un gruppo di fuoco del clan dei girati, quello della Secondigliano vecchia della Vannella Grassi, uomo di fiducia di Antonio Mennetta (che in una intercettazione sognava di diventare imperatore di Scampia). Era arrivato a capitanare una missione di morte – siamo all’inizio del 2012 – nella roccaforte degli Abbinante, per uccidere una sorta di «dead man walking», quel Giovanni Esposito non a caso conosciuto come ‘o muorto (anche se poi sfuggirà ad almeno tre agguati), nel pieno della cosiddetta terza faida di Scampia.

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Dalle indagini è emerso come Claudio Auricchio si mise alla guida di una Fiat Bravo di colore grigio con la scritta Guardia di Finanza, fatta allestire da Antonio Mennetta e Ciro Cortese, puntò a casa di Giovanni Esposito (reduce da un precedente agguato nel quale era riuscito a schivare le pallottole trovando riparo in un negozio di abbigliamento, mentre i killer ingaggiavano un conflitto a fuoco con la polizia).

Secondo le indadini, assieme al finanziere Auricchio, c’erano – oltre a Ciro Cortese (fratello di Giovanni, il «cavallaro», c’erano anche Eduardo Zaino e altri presunti affiliati.
Furono Antonio Mennetta e Rosario Guarino (alias joe banana, oggi pentito) a decidere di «girarsi») rispetto ai Di Lauro. Si parte dall’arsenale, per la cui formazione avrebbe svolto un ruolo il finanziere Auricchio, alias ‘o russo, come raccontato dal pentito Luca Cortese: «A quel punto la Vinella Grassi ha bisogno di ricostituire il suo arsenale e per come ho saputo da mio fratello Ciro Cortese, l’incarico di acquistare un certo numero di armi è stato dato al finanziere detto ‘o russ. I soldi vennero dati da Umberto Accurso al finanziere. Non so la cifra. Non so nemmeno a chi si rivolse il finanziere, so solo che vennero acquistate una trentina di pistole, la maggior parte delle quali erano Taurus, come quelle sequestrate. Dopo l’acquisto, le armi vennero divise tra i vari gruppi della Vinella: al Lotto G; in quel momento gestito da Ciro Barretta, da Gaetano e da Bruno. Il clan Marino, il gruppo del Perrone, ebbero tutti non meno di cinque pistole, che Umberto Accurso regalò loro».

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