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Il caso Garlasco è un giallo senza fine, perché agli atti non c’è l’intonaco con l’impronta di Sempio

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Si è aperto ieri a Milano l’incidente probatorio nell’ambito della nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Tra i reperti esaminati, tuttavia, non figura uno degli elementi considerati chiave: l’intonaco grattato dalla parete delle scale, accanto al luogo dove fu ritrovato il corpo senza vita della ragazza.

Quel frammento, sul quale era stata isolata l’ormai nota “impronta 33”, oggi attribuita ad Andrea Sempio, non risulta tra i materiali custoditi. Il reperto è stato cercato nelle scorse settimane dai carabinieri su mandato della procura di Pavia, nel tentativo di estrapolare il DNA e verificare eventuali compatibilità biologiche. Tuttavia, le ricerche si sono concluse senza esito.

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Secondo quanto trapelato dalle prime fasi dell’incidente probatorio, gli inquirenti considerano ancora rilevante quella “manata” impressa sull’intonaco, ritenuta compatibile con il contatto di una mano sporca o bagnata. Una traccia che, se analizzata, avrebbe potuto offrire nuovi elementi investigativi nel quadro delle valutazioni sul ruolo di Andrea Sempio.

Ulteriori dettagli emersi oggi indicano che le impronte digitali raccolte sulla scena del crimine non sono conservate su fascette paradesive, come previsto dalle prassi più recenti, ma su fogli di acetato, un supporto comunque valido ma meno diffuso.

L’incidente probatorio proseguirà nelle prossime settimane, con l’analisi dettagliata di tutti i reperti disponibili da parte dei periti e dei consulenti incaricati. Intanto, resta alta l’attenzione su eventuali sviluppi legati alla posizione di Sempio, riemersa al centro delle indagini dopo anni di silenzio.

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