Ci sono nuovi verbali, datati gennaio 2023, in cui il narcos pentito Raffaele Imperiale ha parlato degli assetti della camorra vesuviana, in particolar riferimento a Vincenzo Cesarano. “Sin da ragazzino ho conosciuto esponenti del clan D’Alessandro, Cesarano e del gruppo Imparato, in quanto mio padre per poter svolgere tranquillamente la propria attività di imprenditore edile aveva bisogno di non avere nemici nella criminalità organizzata locale. In particolare, mio padre, scomparso alcuni mesi fa, oltre ad aver costruito importanti parchi e palazzi a Castellammare e Gragnano è stato anche per diversi anni il presidente della Juve Stabia. Ricordo anche che i figli dei D’Alessandro pure frequentavano casa mia, nonché altri esponenti del clan quali Spagnuolo, Battifredo Renato, i Maranghielli ed altri soggetti affiliati al clan. Mio padre regalava loro soldi ed appartamenti e si trovò pure coinvolto, non volendo, durante la faida tra i D’Alessandro e gli Imparato, tant’è vero che furono anche esplosi dei colpi d’arma da fuoco nei pressi della mia abitazione”.
Imperiale ha parlato anche di un tentativo di sequestro nei suoi confronti: “Da piccolo io sono stato anche oggetto di un tentato sequestro di persona da parte di soggetti di Casola o Gragnano, cani sciolti. Molto stretto era il rapporto anche con i Cesarano, in particolare ho conosciuto anche Ferdinando e Gaetano Cesarano che pure da giovani frequentavano la mia abitazione. Li ricordo a bordo piscina. Quando ho iniziato a spacciare droga a Pompei con Procida Vincenzo, poi anch’egli divenuto collaboratore di giustizia, poi deceduto, nonostante il parere assolutamente contrario dei miei genitori che volevano per me una vita retta, ricordo di un ragazzo che veniva a comprare droga da me e che fu picchiato 154 selvaggiamente da me, Precida ed un altro ragazzo di cui non ricordo il nome. Questo ragazzo andò anche in coma e siccome era il figlio di un boss di Santa Maria la Carità, costui si rivolse ai Cesarano per chiedere soddisfazione, alchè Gaetano Cesarano chiamò mio padre Ludovico per dirgli che i Cesarano non potevano più proteggermi e che quindi la soluzione migliore era che mi allontanassi dalla zona stabiese. Questo episodio mi spinse a trasferirmi in Olanda, atteso che mio fratello aveva aperto ivi un coffee shop”.