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sabato, Maggio 4, 2024
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Imprenditore taglieggiato dai Di Lauro:«O 100mila subito o 300mila a rate»

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Da mediatori a aguzzini in primo piano per un tentativo di estorsione. Questa la grande accusa portata contro i Di Lauro da Salvatore Roselli ‘Frizione’, l’ex colonnello degli Amato-Pagano di Scampia da qualche mese collaboratore di giustizia. Accuse confluite in una fitta serie di verbali culminati nel blitz contro Vincenzo Di Lauro e i suoi del mese scorso (leggi qui l’articolo). Questo il racconto di ‘Frizione’ ai magistrati:«Alla mia ex compagna incendiarono l’auto. Io capii che era stato l’ex marito che da poco ha fatto arrestare tre persone, come ho visto in televisione. Mandai a chiamare questo nel Baku, dove si presentò con un amico. Giunto nel Baku, fu picchiato da Raffaele Notturniìo e Gennaro Calrdore alla mia presenza, dopo che l’amico ammise che erano stati loro ad incendiare l’auto. Dopo che fu picchiato, la vittima andò dai Di Lauro. Dopo circa un paio di giorni, venne da me Umberto La Monica, dicendomi che questo mi aveva denunciato (solo me, non anche Notturno e Caldore) per le percosse subite, essendo io all’epoca il fidanzato della sua ex moglie, e mi disse che se la sarebbe vista lui ed Enzo Di Lauro a far “levare” questa denuncia. Mi misi d’accordo per fargli ricomprare l’auto, che fu effettivamente ricomprata. Dopo un poco di tempo, venni a sapere che i Di Lauro si erano insediati in una attività dell’imprenditore. Dopo 3 o 4 mesi, questo impremditore volle parlare con me in quanto mi disse che i Di Lauro stavano abusando di lui economicamente, dicendomi in particolare che Enzo Di Lauro e Umberto La Monica, tutti i giorni, gli dicevano che, se lui era vivo, lo doveva solo a loro, cosa non vera, perché io non avevo nessuna intenzione di ucciderlo. Io quindi mi arrabbiai e ne parlai con Marco Liguori, che mi diede il consenso per prendere un appuntamento con Di Lauro e Della Monica e maltrattarli”.

Il summit a casa degli Abbinante

“Prendemmo appuntamento a casa di Antonio Abbbinante, che Enzo Di Lauro spesso andava a trovare temendolo molto (gli portava anche i fratelli, come Salvatore e Antonio, quest’ultimo appena uscito dal carcere). Facemmo dunque questo incontro (eravamo a fine dicembre 2018) da Antonio Abbinante, che era dalla mia parte, con Enzo Di Lauro ed Umberto Lamonica. Io dissi a Di Lauro che non era vero che io volevo ammazzare questa persona. Loro negarono di aver mai detto a questo che era vivo solo grazie a loro. Questo fu fatto venire lì e davanti a me ed Abbinante, li accusò, confermando quanto mi aveva detto in precedenza. Voleva anche che i Di Lauro uscissero definitivamente dalla sua attività. Loro dissero che avevano investito dei soldi in questa sala slot, mentre lui lo negava. Noi non sapevamo a chi credere. Io a quel punto chiesi al Di Lauro “quanto volete per uscire da questa società che vi siete inventati?” Loro dissero “o 100.000 € subito, in contanti o 300.000 € pagati a 5.000 € al mese”.

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Il racconto dell’imprenditore: così veniva vessato dai Di Lauro

A sostegno di tali accuse per la Procura anche i verbali dell’imprenditore vessato dal clan secondo cui neanche il rendersi irreperibile e aprire un’altra attività era servito per liberarsi dalla ‘cappa’ asfissiante del gruppo del Terzo Mondo. A raccontarlo in sede di denuncia lo stesso imprenditore che ha spiegato agli inquirenti come è iniziata l’attività estorsiva spiegando che uno dei membri del clan, Giovanni Cortese ‘o cavallaro, arrivò a minacciarlo con una videochiamata:«Dopo un paio di mesi, dopo l’estate 2020, come ho già riferito in sede di denuncia vennero da me nel bar Mario Cortese e Gennaro Bizzarro e con una videochiamata mi fecero parlare con Giovanni Cortese, padre di Mario, che io conosco. Questi disse “fratello ma lutto bene? ti sei preso il locale mio? Io lo dovevo aprire a mio figlio. Ti abbiamo sempre detto che il bar non lo dovevi aptire….vedi che Gennaio e mio figlio ora di fanno una imbasciata”, e chiuse la telefonata Confermo — dopo aver ricevuto lettura della mia denuncia — che Cortese disse “fratè, o bar è ‘o nuost, quatti’ è avè pe te ne ì a cui flint?’ Mi riporto a quanto ho denunciato, precisando che sono molto agitato, perché ho molta paura dei Di Lauro. Confermo che in questa occasione disse che se non avessi dato i soldi, mi avrebbe fatto saltare in aria (“o si no t’ facimm zumpà in aria”)».  Come viene ricostruito nell’ordinanza eseguita questa mattina al rifiuto dell’uomo di cedere il locale in cambio di una somma di denaro, seguì una “trattativa” con i due concorrenti presenti che si concluse con l’imposizione all’imprenditore di pagare 70mila euro in rate mensili da mille ciascuna, garantite da altrettante cambiali.

Il racconto prosegue

«Chiusa la videochiamata, parlai con Bizzarro e Mario Cortese, ai quali ribadii che non volevo cedere l’attività. Costoro mi dissero che per continuare a lavorare dovevo dare 70mila euro lo dissi che non li avevo, e allora Bizzarro mi disse “ti faccio un regalo, domani mi fai 70 cambiali e mi dai la somma a mille euro al mese, mi raccomando devi essere preciso”. Il giorno dopo gli consegnai le cambiali, come ho detto, già firmate. Non ricordo se c’era anche Mario Cortese alla consegna delle cambiali, ricordo con certezza solo Gennaro Bizzarro, al quale dissi che le cambiali erano di meno (per la rabbia, alcune le avevo strappate), lui mi disse che mi avrebbe fatto sapere se c’erano problemi, ma non mi hanno fatto sapere più niente».

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